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<h2 class=""><strong>Semi di Manioca, Cassava, Yuca (Manihot esculenta)</strong></h2>
<h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 3 semi.</strong></span></h2>
<p>La<span> </span><b>manioca</b><span> </span>(<i><b>Manihot esculenta</b></i><span> </span><small>Crantz</small>), anche nota come<span> </span><b>cassava</b><span> </span>o<span> </span><b>yuca</b><span> </span>(da non confondere con la<span> </span>yucca, pianta succulenta dell'America centrale), è una pianta della<span> </span>famigliadelle<span> </span>Euphorbiaceae<span> </span>originaria del<span> </span>Sudamerica. Ha una<span> </span>radice<span> </span>tuberizzata<span> </span>commestibile, molto ricca in amido. La specie è coltivata in gran parte delle regioni<span> </span>tropicali<span> </span>e subtropicali del mondo. La radice di manioca è in effetti la terza<sup id="cite_ref-1" class="reference">[1]</sup><span> </span>più importante fonte di<span> </span>carboidrati<span> </span>(e senza<span> </span>glutine) nell'alimentazione umana mondiale nei Paesi tropicali, assieme all'ignamee all'albero del pane, ed è una delle principali fonti di cibo per molte popolazioni<span> </span>africane.<sup id="cite_ref-2" class="reference">[2]</sup><span> </span>La radice viene preparata e cucinata in moltissimi diversi modi; tra l'altro, se ne ricava una<span> </span>fecola<span> </span>nota come<span> </span>tapioca. Tutte le varietà moderne di<span> </span><i>M. esculenta</i><span> </span>sono prodotte dalla<span> </span>selezione artificiale<span> </span>da parte dell'uomo, partendo da varietà naturali.</p>
<h2><span class="mw-headline" id="Storia">Storia</span></h2>
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<div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/7e/Albert_Eckhout_-_Mandioca.jpg/220px-Albert_Eckhout_-_Mandioca.jpg" width="220" height="221" class="thumbimage">
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Dipinto settecentesco di<span> </span>Albert Eckhout<span> </span>nel<span> </span>Brasile olandese.</div>
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<p>Popolazioni selvatiche di<span> </span><i>M. esculenta</i>, sottospecie<span> </span><i>flabellifolia</i>, progenitrici della cassava coltivata, sono originarie del<span> </span>Brasile<span> </span>centro-occidentale, dove furono coltivate da non oltre 10 000 anni<span> </span>BP.<sup id="cite_ref-3" class="reference">[3]</sup></p>
<p>Forme di specie coltivate moderne si possono anche trovare come selvatiche nel Brasile del sud. Verso il<span> </span>4600 a.C., pollini di cassava compaiono nelle pianure del<span> </span>golfo del Messico, nel sito archeologico di<span> </span>San Andrés.<sup id="cite_ref-4" class="reference">[4]</sup><span> </span>La più antica evidenza di cassava coltivata proviene dal sito archeologico della civiltà<span> </span>Maya, antico di 1400 anni, di<span> </span>Joya de Cerén, a<span> </span>El Salvador.<sup id="cite_ref-5" class="reference">[5]</sup><span> </span>Con il suo alto potenziale nutritivo, essa è diventata un<span> </span>alimento di base<span> </span>per le popolazioni originarie del<span> </span>Sudamerica<span> </span>settentrionale, della Mesoamerica meridionale e dei<span> </span>Caraibi, al tempo dei contatti con il mondo europeo nel 1492.</p>
<p>Le cassava era un alimento di base delle<span> </span>civiltà precolombiane<span> </span>nelle Americhe ed è spesso rappresentata nelle arti indigene pre-colombiane. I<span> </span>Moche<span> </span>dipinsero spesso la<span> </span><i>yuca</i>nelle loro ceramiche.<sup id="cite_ref-6" class="reference">[6]</sup></p>
<p>Gli spagnoli, durante la loro iniziale occupazione delle isole dei Caraibi, non volevano mangiare cassava o mais, che essi consideravano inconsistenti, pericolosi e non nutrienti. Essi preferivano di gran lunga i cibi spagnoli, specificatamente il pane bianco, l'olio di oliva, il vino rosso e la carne e consideravano la cassava dannosa per gli europei.<sup id="cite_ref-7" class="reference">[7]</sup><span> </span>Per questi cristiani nel<span> </span>Nuovo Mondo, la cassava non era idonea ai riti religiosi poiché essa non poteva essere utilizzata per la<span> </span>comunione<span> </span>e divenire Corpo di Cristo. «La farina di grano era il simbolo della cristianità stessa» e l'era coloniale del catechismo stabiliva esplicitamente che solo il fior di farina poteva essere usato.<sup id="cite_ref-8" class="reference">[8]</sup><span> </span>La coltivazione e il consumo di cassava continuò ciò non di meno sia nell'America portoghese sia in quella spagnola. La produzione di massa di pane da cassava divenne la prima industria<span> </span>cubana<span> </span>da parte degli spagnoli,<sup id="cite_ref-9" class="reference">[9]</sup><span> </span>con le navi che partivano per l'Europa dai porti cubani di<span> </span>L'Avana,<span> </span>Santiago di Cuba<span> </span>e<span> </span>Baracoa<span> </span>per portare merci in Spagna, ma i cui marinai avevano bisogno di provviste per il viaggio. Gli spagnoli quindi dovevano riempire le loro imbarcazioni con carne secca, acqua, frutta e grandi quantità di pane di cassava.<sup id="cite_ref-10" class="reference">[10]</sup><span> </span>I marinai si lamentavano che ciò causava loro problemi intestinali.<sup id="cite_ref-11" class="reference">[11]</sup><span> </span>Il clima tropicale cubano non era adatto alla coltivazione e il pane di cassava non diventava stantio in fretta come quello di farina normale.</p>
<p>La cassava fu introdotta in Africa dal Brasile da mercanti portoghesi nel<span> </span>XVI secolo. Nel medesimo periodo essa venne introdotta in Asia con lo<span> </span>scambio colombiano<span> </span>da mercanti portoghesi e spagnoli, piantata nelle colonie di Goa, Malacca, Indonesia orientale, Timor e le Filippine. Il<span> </span>mais<span> </span>e la cassava sono oggi importanti alimenti di base, che hanno rimpiazzato i raccolti originari africani.<sup id="cite_ref-12" class="reference">[12]</sup><span> </span>Essa è anche diventata un alimento importante in Asia, coltivato estensivamente in Indonesia, Thailandia e Vietnam.<sup id="cite_ref-13" class="reference">[13]</sup><span> </span>La cassava è talvolta descritta come il "pane dei tropici"<sup id="cite_ref-14" class="reference">[14]</sup><span> </span>ma non deve essere confusa con i tropicali ed equatoriali cosiddetti "alberi del pane"<span> </span><i>Encephalartos</i>,<span> </span><i>Artocarpus altilis</i><span> </span>o con il cosiddetto "frutto del pane"<span> </span><i>Treculia africana</i>.</p>
<h2><span class="mw-headline" id="Descrizione">Descrizione</span></h2>
<p>La radice di manioca è lunga e si assottiglia a una estremità, come una<span> </span>carota; contiene una polpa dura, bianca o giallastra, racchiusa in una scorza spessa pochi millimetri, ruvida e marrone. Le varietà di manioca coltivate per la commercializzazione possono essere lunghe fino a 80 cm, con un<span> </span>diametro<span> </span>di circa 5 centimetri. Un cordone legnoso corre lungo l'asse del tubero.</p>
<h2><span class="mw-headline" id="Coltivazione">Coltivazione</span></h2>
<h3><span class="mw-headline" id="Tecnica">Tecnica</span></h3>
<p>La manioca viene raccolta a mano, sollevando la parte inferiore del gambo e tirando per estrarre la radice dal terreno. Dopo aver rimosso la radice, i gambi vengono tagliati in pezzi e ripiantati nel terreno prima della<span> </span>stagione umida.</p>
<h3><span class="mw-headline" id="Storia_e_impatto_economico">Storia e impatto economico</span></h3>
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<div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/55/2005cassava.PNG/350px-2005cassava.PNG" width="350" height="154" class="thumbimage">
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Produzione di manioca nel 2005.</div>
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<p>Si ritiene che la manioca moderna derivi dalla<span> </span>sottospecie<span> </span><i>flabellifolia</i>, proveniente dal<span> </span>Brasile<span> </span>centro-occidentale. In quest'area la manioca viene coltivata probabilmente da non meno di 10.000 anni.<sup id="cite_ref-15" class="reference">[15]</sup><span> </span>Il ritrovamento di<span> </span>polline<span> </span>nel<span> </span>sito archeologico<span> </span>di San Andrés dimostra la presenza della manioca nel<span> </span>Golfo del Messico<span> </span>6.600 anni fa.<sup id="cite_ref-16" class="reference">[16]</sup><span> </span>La più antica prova certa di coltivazione della manioca è stata trovata nel sito<span> </span>Maya<span> </span>di<span> </span>Joya de Cerén, in<span> </span>Salvador, e risale a 1.400 anni fa.<sup id="cite_ref-17" class="reference">[17]</sup>.</p>
<p>A motivo delle sue proprietà nutrizionali, la manioca divenne una delle coltivazioni principali di diverse popolazioni del<span> </span>Sudamerica<span> </span>settentrionale e dell'America Centrale. L'importanza della yuca (manioca) presso questi popoli è testimoniata dalle numerose rappresentazioni artistiche di questa pianta nell'arte precolombiana.<sup id="cite_ref-18" class="reference">[18]</sup><span> </span>I colonizzatori<span> </span>spagnoli<span> </span>e<span> </span>portoghesi<span> </span>nelle Americhe mantennero la produzione di manioca nei territori conquistati.</p>
<p>Oggi la produzione di manioca è ancora largamente diffusa (si stimano circa 184 milioni di tonnellate di radici di manioca prodotte nel<span> </span>2002); il continente dove la si produce in misura maggiore è l'Africa<span> </span>(99,1 milioni di tonnellate nel 2002), seguita dall'Asia<span> </span>(51,5 milioni di tonnellate) e da<span> </span>America Latina<span> </span>e<span> </span>Caraibi(33,2 milioni di tonnellate). Il primo produttore mondiale è la<span> </span>Nigeria.</p>
<h2><span class="mw-headline" id="Usi">Usi</span></h2>
<h3><span class="mw-headline" id="Impiego_alimentare">Impiego alimentare</span></h3>
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<div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/8f/Manihot_esculenta_dsc07325.jpg/220px-Manihot_esculenta_dsc07325.jpg" width="220" height="165" class="thumbimage">
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Radici di manioca.</div>
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<h4><span class="mw-headline" id="Preparazione">Preparazione</span></h4>
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<div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/bd/PeeledCassava.jpg/220px-PeeledCassava.jpg" width="220" height="185" class="thumbimage">
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Radice di manioca pelata.</div>
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<p>La radice di manioca può essere cucinata in una grande varietà di modi, molti dei quali identici a quelli impiegati per le<span> </span>patate. La si può mangiare bollita, eventualmente schiacciata in forma di<span> </span>purè; dopo la bollitura o la<span> </span>cottura a vapore<span> </span>può essere affettata o ridotta in piccoli pezzi e fritta come le<span> </span>patatine<span> </span>o arrostita come le patate al forno.</p>
<p>La manioca può essere anche pestata per ottenere una<span> </span>fecola<span> </span>o<span> </span>farina<span> </span>insapore nota come<span> </span>tapioca, simile al<span> </span>sago, che ha diversi impieghi; la si può utilizzare per creare un dolce simile al<span> </span>budino<span> </span>di<span> </span>riso, o per realizzare alimenti simili al pane e altri derivati della farina di<span> </span>grano. Per questo motivo, la tapioca (o farina di manioca) compare fra gli ingredienti di molti prodotti<span> </span>dietetici<span> </span>pensati per le persone affette da<span> </span>celiachia<span> </span>o altre forme di intolleranza al<span> </span>glutine. Dalla polpa della radice di manioca, schiacciata e fatta fermentare, si possono ottenere anche bevande alcoliche.</p>
<h4><span class="mw-headline" id="Piatti_tradizionali">Piatti tradizionali</span></h4>
<h5><span class="mw-headline" id="Caraibi">Caraibi</span></h5>
<p>In diversi paesi dei<span> </span>Caraibi<span> </span>con la<span> </span>tapioca<span> </span>si produce un alimento simile al<span> </span>pane, chiamato<span> </span><i>casabe</i><span> </span>in<span> </span>Repubblica Dominicana<span> </span>e<span> </span>Porto Rico; a<span> </span>Haiti<span> </span>lo si mangia con<span> </span>burro di arachidio<span> </span>latte, in Porto Rico con<span> </span>olio<span> </span>e<span> </span>aceto. La farina di manioca viene usata anche per fare alcune varianti locali della<span> </span><i>empanada</i>: due esempi sono la<span> </span><i>catibía</i><span> </span>dominicana e le<span> </span><i>pasteles</i>portoricane, ripiene di manzo, pollo o maiale (un piatto tipicamente<span> </span>natalizio). In<span> </span>Giamaica<span> </span>con la tapioca si realizza il tradizionale<span> </span><i>bammy</i>, un tortino fritto originariamente tipico dell'etnia<span> </span>arawak. Altre ricette caraibiche a base di tapioca sono la<span> </span><i>musa</i><span> </span>(o<span> </span><i>moussa</i>) haitiana (fatta con tapioca bollita), il<span> </span><i>sancocho</i><span> </span>dominicano (un bollito misto di verdure) e le<span> </span><i>arepitas de yuca</i><span> </span>dominicane (fettine di radice di manioca fritte).</p>
<h5><span class="mw-headline" id="America_Centrale">America Centrale</span></h5>
<p>In<span> </span>El Salvador,<span> </span>Costa Rica<span> </span>e altri paesi dell'America centrale la manioca (chiamata<span> </span><i>yuca</i>) viene usata per preparare<span> </span>zuppe, bollita o fritta. Fra i piatti tipici salvadoregni a base di manioca si possono citare la<span> </span><i>yuca frita con chicharrón</i><span> </span>(manioca fritta nell'olio servita con una salsa chiamata<span> </span><i>curtido</i><span> </span>e carne di maiale o sardine) e il<span> </span><i>pan con pavo</i>, un panino fatto con farina di manioca, di forma simile a una<span> </span>baguette, farcito con carne di<span> </span>tacchino<span> </span>marinata. In Costa Rica sono molto diffusi panini di manioca con carne di maiale e<span> </span>lime. A<span> </span>Panama<span> </span>si mangia un panzerotto fritto di farina di manioca ripieno di carne speziata, che prende il nome di<span> </span><i>carimanola</i>. In<span> </span>Nicaragua<span> </span>la manioca si usa in almeno tre ricette tradizionali: il<span> </span><i>vigoron</i>, i<span> </span><i>buñuelos</i><span> </span>e il<span> </span><i>vaho</i>.</p>
<h5><span class="mw-headline" id="Sudamerica">Sudamerica</span></h5>
<p>In<span> </span>Bolivia<span> </span>la manioca (anche qui chiamata<span> </span><i>yuca</i>) si mangia in moltissimi modi. Fritta viene spesso accompagnata con una salsa piccante nota come<span> </span><i>llajwa</i>,<span> </span>formaggio, o<span> </span><i>choclo</i><span> </span>(mais<span> </span>essiccato). I piatti tipici<span> </span>brasiliani<span> </span>in cui si impiega la manioca (qui chiamata<span> </span><i>mandioca</i>,<span> </span><i>macaxeira</i><span> </span>o<span> </span><i>aipim</i><span> </span>a seconda delle zone) sono moltissimi: dalla<span> </span><i>vaca atolada</i><span> </span>(un bollito di carne e manioca) al<span> </span><i>pirão</i><span> </span>(pezzetti di pesce cotti nella farina di manioca,<span> </span><i>farinha de mandioca</i>), al<span> </span><i>pão de queijo</i><span> </span>(un pane al formaggio); cotta da sola, la farina di manioca viene chiamata<span> </span><i>farofa</i>, e costituisce uno degli elementi principali dell'alimentazione quotidiana del brasiliano medio. Sempre in Brasile la manioca bollita viene usata per fare un<span> </span>budino<span> </span>dolce molto popolare. In<span> </span>Colombia<span> </span>con la manioca si fa il<span> </span><i>sancocho</i><span> </span>(come a Santo Domingo), un tipo di pane chiamato<span> </span><i>pandebono</i>, un panzerotto chiamato<span> </span><i>bollo de yuca</i>, servito con<span> </span>burro<span> </span>e formaggio, e un dessert a base di manioca,<span> </span>anice,<span> </span>zucchero<span> </span>e<span> </span>marmellata<span> </span>di<span> </span>guava<span> </span>detto<span> </span><i>enyucado</i>. In<span> </span>Ecuador<span> </span>la manioca viene mangiata bollita o affettata e fritta (<i>yuquitos</i>), e diversi tipi di pane e panzerotto come i<span> </span><i>bolitos de yuca</i><span> </span>(in genere ripieni di formaggio). La popolazione<span> </span>quechua<span> </span>del<span> </span>Rio delle Amazzoni<span> </span>dalla manioca ricava una bevanda fermentata chiamata<span> </span><i>chicha</i>. Nel<span> </span>Paraguay<span> </span>la manioca si mangia a tutti i pasti, in genere bollita o nella forma di<span> </span><i>chipa</i><span> </span>(un pane al formaggio che si prepara nelle festività). Nel<span> </span>Venezuela<span> </span>si trova lo stesso pane di manioca di Santo Domingo, il<span> </span><i>casabe</i>; qui viene però solitamente cotto più a lungo, fino a raggiungere la consistenza dei<span> </span>cracker, eccetto quando lo si usa per fare panini (come il<span> </span><i>naiboa</i>).</p>
<h5><span class="mw-headline" id="Africa">Africa</span></h5>
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<div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/e/ec/Dried_manioc.jpg/220px-Dried_manioc.jpg" width="220" height="187" class="thumbimage">
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Manioca essiccata in vendita (Abong-Mbang,<span> </span>Camerun).</div>
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<p>In<span> </span>Nigeria,<span> </span>Sierra Leone<span> </span>e altri paesi dell'Africa occidentale, la cassava viene solitamente pelata, schiacciata, lasciata fermentare, fritta e quindi messa a bollire in acqua, fino a formare una pastella spessa; questa ricetta prende il nome di<span> </span><i>garri</i><span> </span>o<span> </span><i>eba</i>. In alcuni paesi (per esempio nella<span> </span>Guyana) il succo della manioca amara viene bollito fino a fargli raggiungere la viscosità di uno<span> </span>sciroppo<span> </span>e poi insaporito con<span> </span>spezie; la salsa che se ne ottiene, nota come<span> </span><i>cassareep</i>, serve come base per la preparazione di diverse salse e condimenti. In Sierra Leone vengono usate come alimento anche le foglie della pianta; vengono lavate ripetutamente per renderle meno amare, e poi pestate insieme con l'olio di palma<span> </span>per realizzare una salsa. In<span> </span>Africa centrale<span> </span>la manioca viene generalmente bollita e poi pestata in una sorta di<span> </span>purè<span> </span>o<span> </span>porridge<span> </span>chiamato<span> </span><i>fufu</i><span> </span>o<span> </span><i>cuscus</i><sup id="cite_ref-19" class="reference">[19]</sup>, che viene talvolta poi ulteriormente elaborato (per esempio mischiato a spezie e poi cotto); viene anche cucinata alla griglia dopo essere stata marinata per alcuni giorni in acqua salata. Nell'Africa<span> </span>swahili, dove la manioca è nota come<span> </span><i>mihogo</i>, la si fa soprattutto fritta a pezzetti, talvolta con un salsa chiamata<span> </span><i>pilipili</i>, ottenuta dalla cottura di peperoncini piccanti in<span> </span>olio di palma. Nelle campagne si prepara un porridge di manioca, che viene chiamato<span> </span><i>ugali</i><span> </span>in<span> </span>Tanzania,<span> </span><i>nshima</i><span> </span>in<span> </span>Zambia<span> </span>e<span> </span><i>mwanga</i><span> </span>dai<span> </span>Kikuyu<span> </span>del<span> </span>Kenya. In<span> </span>Repubblica Centrafricanaesiste una grande varietà di ricette basate sulla manioca, che viene usata anche per fare pane e<span> </span>biscotti. Anche in questa zona dell'Africa si mangiano anche le foglie della pianta, dopo averle bollite a lungo per eliminarne le proprietà tossiche; il sapore di questo piatto, chiamato<span> </span><i>gozo</i><span> </span>nella lingua sango, è simile a quello degli<span> </span>spinaci. Un piatto tipico della<span> </span>Costa d'Avorio<span> </span>a base di polpa fermentata di manioca grattugiata o fatta a granelli è l'attiéké, spesso servito come accompagnamento di carni<span> </span>stufate.</p>
<h5><span class="mw-headline" id="Asia">Asia</span></h5>
<p>In<span> </span>India<span> </span>la manioca si mangia spesso con piatti al<span> </span>curry, insieme con pesce o carne; due esempi sono il<span> </span><i>kappayum meenum</i><span> </span>(letteralmente "manioca con pesce") e il<span> </span><i>kappa biriyani</i><span> </span>("manioca con carne"), molto popolari nello stato di<span> </span>Kerala. In<span> </span>Indonesia<span> </span>la manioca si chiama<span> </span><i>singkong</i><span> </span>e viene bollita, fritta o cotta al forno; fermentandola e mischiandola con lo zucchero si ottiene una<span> </span>bevanda alcolica<span> </span>di colore verde chiamata<span> </span><i>es tape</i>. A<span> </span>Giava<span> </span>si mangia un piatto a base di radice di manioca essiccata chiamato<span> </span><i>gaplek</i>, ma anche le foglie della pianta sono usate in molte ricette: per esempio nel<span> </span><i>gulai daun singkong</i><span> </span>(foglie di manioca in latte di cocco), nell'<i>urap</i><span> </span>(un'insalata mista) e nel<span> </span><i>buntil</i><span> </span>(un involtino vegetariano). Nelle<span> </span>Filippine<span> </span>la manioca viene bollita con lo zucchero e usata per fare torte e altri dolci.</p>
<h4><span class="mw-headline" id="Prodotti_derivati">Prodotti derivati</span></h4>
<ul>
<li>Perle di tapioca</li>
</ul>
<h3><span class="mw-headline" id="Altri_usi">Altri usi</span></h3>
<p>La manioca ha applicazioni nella medicina tradizionale di alcuni dei paesi in cui è coltivata. Le radici delle varianti amare sono usate per trattare la<span> </span>diarrea<span> </span>e la<span> </span>malaria.</p>
<p>Le foglie possono essere impiegate come<span> </span>analgesici<span> </span>e per ridurre l'ipertensione. I<span> </span>cubani<span> </span>impiegano la cassava nel trattamento dei sintomi della<span> </span>sindrome del colon irritabile.</p>
<p>In moltissimi paesi (per esempio<span> </span>Thailandia,<span> </span>Cina,<span> </span>Nigeria<span> </span>e<span> </span>Brasile) i tuberi e i fusti della manioca sono usati come foraggio per gli animali da<span> </span>allevamento. I fusti vengono raccolti in fase giovanile (dopo tre - quattro mesi di crescita) quando hanno raggiunto una altezza di circa 30÷45 cm. Vengono poi fatti essiccare al sole per uno o due giorni fino a quando il contenuto finale di materia secca si avvicina all'85%. Questo materiale ha un alto contenuto di proteine (20÷27 %) e di tannini condensati (1,5÷4 %) ed è considerato una buona fonte di crusca per i ruminanti<span> </span><sup id="cite_ref-20" class="reference">[20]</sup>.</p>
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<div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/84/Cassava_drying_on_a_road.jpg/220px-Cassava_drying_on_a_road.jpg" width="220" height="165" class="thumbimage">
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"Fieno" di cassava in essiccazione lungo una strada.</div>
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<p>In<span> </span>Repubblica Centrafricana<span> </span>la manioca viene anche utilizzata per realizzare una sorta di<span> </span>vernice<span> </span>utilizzata per imbiancare le pareti esterni degli edifici.</p>
<p>La manioca è anche un ingrediente di molti appretti per inamidare durante la stiratura, disponibili in commercio.</p>
<p>In diversi paesi sono stati avviati progetti di ricerca per valutare i possibili impieghi della manioca per la produzione di<span> </span>biocarburante.</p>
<h3><span id="Tossicit.C3.A0_potenziale"></span><span class="mw-headline">Tossicità potenziale</span></h3>
<table class="noprint disclaimer">
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<div class="center">
<div class="floatnone"><img alt="Avvertenza" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/f/f7/Nuvola_apps_important.svg/27px-Nuvola_apps_important.svg.png" title="Avvertenza" width="27" height="23"></div>
</div>
</td>
<td><i>Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico:<span> </span>leggi le avvertenze.</i></td>
</tr>
</tbody>
</table>
<h4><span class="mw-headline" id="Presenza_di_sostanze_cianiche">Presenza di sostanze cianiche</span></h4>
<p>Le radici di cassava, le bucce e le foglie non devono essere consumate crude poiché contengono<span> </span>glicosidi<span> </span>cianogenici,<span> </span>linamarina<span> </span>e<span> </span>lotaustralina. Questi vengono decomposti dalla<span> </span>linamarase, un<span> </span>enzima<span> </span>della cassava che libera<span> </span>acido cianidrico<span> </span>(HCN).<sup id="cite_ref-cereda_21-0" class="reference">[21]</sup><span> </span>Le varietà di cassava sono spesso categorizzate come "dolci" o "amare", significando rispettivamente prive o contenenti glicosi cianogenici. I<span> </span><i>cultivar</i><span> </span>delle cosiddette "dolci" (effettivamente non amare) possono produrre qualcosa come 20 milligrammi di<span> </span>cianuro<span> </span>(CN) per chilogrammo di radici fresche, mentre quelle "amare" possono produrne più di 50 volte tanto (1 g/kg). Le cassava cresciute durante la siccità hanno un tasso particolarmente elevato di queste tossine.<sup id="cite_ref-22" class="reference">[22]</sup><sup id="cite_ref-23" class="reference">[23]</sup><span> </span>Una dose di 25 mg di glucoside cianogenico di pura cassava, che contiene 2,5 mg di cianuro è sufficiente a uccidere un topo.<sup id="cite_ref-24" class="reference">[24]</sup><span> </span>Si sa che un eccesso di cianuro residuo da una preparazione non adeguata di cassava causa un'intossicazione acuta di cianuro, e il<span> </span>gozzo, ed è stato associato all'atassia(una patologia neurologica che colpisce la capacità di camminare, conosciuta anche come<span> </span><i>konzo</i>).<sup id="cite_ref-fao.org_25-0" class="reference">[25]</sup></p>
<p>Esso è stato anche associato alla pancreatite tropicale calcifica nelle persone, che conduce alla pancreatite cronica.<sup id="cite_ref-26" class="reference">[26]</sup></p>
<p>I sintomi di intossicazione acuta da cianuro compaiono quattro o più ore dopo l'ingestione di cassava grezza o male trattata: vertigine, vomito e collasso. In alcuni casi la morte sopraggiunge entro un paio d'ore. L'intossicazione può essere facilmente trattata con iniezioni di<span> </span>tiosolfato<span> </span>(che rende lo zolfo disponibile all'organismo del paziente per disintossicarlo convertendo il velenoso cianuro in tiocianato).<sup id="cite_ref-27" class="reference">[27]</sup></p>
<p>«L'esposizione cronica a bassi livelli di cianuro è associata allo sviluppo del gozzo e all'atassia neuropatica tropicale, un'indisposizione che danneggia i nervi e rende una persona instabile e scoordinata. Grave avvelenamento da cianuro, particolarmente durante le carestie, è associato con l'epidemia di disturbi debilitanti e paralizzanti irreversibili denominati<span> </span>konzo<span> </span>e in alcuni casi anche la morte. L'incidenza del konzo e della neuropatia atassica tropicale può raggiungere, in certe zone, anche il tre per cento.»<sup id="cite_ref-28" class="reference">[28]</sup><sup id="cite_ref-29" class="reference">[29]</sup></p>
<p>Durante la carestia in<span> </span>Venezuela<span> </span>alla fine degli anni 2010, si sono verificate dozzine di decessi dovuti al ricorso dei venezuelani al cibo costituito da cassava "amara" per sopperire alla carestia.<sup id="cite_ref-30" class="reference">[30]</sup><sup id="cite_ref-31" class="reference">[31]</sup></p>
<p>Società che si nutrono abitualmente di cassava comprendono in genere che questa deve essere sottoposta a qualche processo (ammollo, cottura, fermentazione, ecc.) per evitare di cadere ammalati.<sup id="cite_ref-32" class="reference">[32]</sup><span> </span>Un ammollo breve (quattro ore) della cassava non è sufficiente, ma uno di 18–24 ore può rimuovere fino alla metà del contenuto in cianuro. Anche l'essiccazione può non essere sufficiente.<sup id="cite_ref-33" class="reference">[33]</sup></p>
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<div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/bd/PeeledCassava.jpg/220px-PeeledCassava.jpg" width="220" height="185" class="thumbimage">
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Radici di cassava, pelatura e ammollo.</div>
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<p>Per alcune radici piccole delle varietà "dolci" la cottura è sufficiente a eliminare la tossicità. Il cianuro viene rimosso nella preparazione in acqua e le quantità prodotte a seguito del consumo domestico sono troppo piccole per avere un impatto ambientale.<sup id="cite_ref-cereda_21-1" class="reference">[21]</sup><span> </span>Le radici grosse delle varietà "amare" usate per produrre farina o amido devono subire un processo di eliminazione del cianuro. Le grosse radici vengono pelate e macinate in farina, che viene immersa in acqua, spremuta poi più volte fino ad asciugarla e riscaldata a temperatura opportuna. I grani di amido che galleggiano in superficie durante il processo di ammollo vengono usati nella cottura.<sup id="cite_ref-34" class="reference">[34]</sup><span> </span>La farina viene utilizzata in tutto il<span> </span>Sudamerica<span> </span>e nei<span> </span>Caraibi. La produzione di farina di cassava, anche a livello di attività di nicchia, può generare una quantità sufficiente di cianuro e glicosidi cianogenici negli scarichi da provocare un grave impatto ambientale.<sup id="cite_ref-cereda_21-2" class="reference">[21]</sup></p>
<h4><span class="mw-headline" id="Preparazione_del_cibo">Preparazione del cibo</span></h4>
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<div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/d/d2/Cassava_bread.jpg/220px-Cassava_bread.jpg" width="220" height="165" class="thumbimage">
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Pani di cassava.</div>
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<p>Un metodo di procedimento sicuro, noto come<span> </span><i>wetting method</i><span> </span>è quello di miscelare farina di cassava e acqua formando una pasta spessa e quindi lasciare quest'ultima all'ombra per cinque ore in uno strato sottile allargato su un cesto.<sup id="cite_ref-fca_35-0" class="reference">[35]</sup><span> </span>In questo tempo circa l'83% dei<span> </span>glicosidi<span> </span>cianogeni sono decomposti dalla linamarase; il risultante acido cianidrico si disperde nell'atmosfera, rendendo sicura per il consumo la farina nella sera stessa.<sup id="cite_ref-fca_35-1" class="reference">[35]</sup></p>
<p>Il metodo tradizionale in uso nell'Africa occidentale è quello di pelare le radici e metterle in acqua per tre giorni a fermentare. Le radici quindi vengono essiccate o cotte. In<span> </span>Nigeriae in numerosi altri paesi africani, tra cui il<span> </span>Ghana, il<span> </span>Camerun, il<span> </span>Benin<span> </span>il<span> </span>Togo, la<span> </span>Costa d'Avorio<span> </span>e il Burkina Faso, le radici vengono abitualmente grattuggiate e fritte leggermente in olio di palma per preservarle. Ne risulta un alimento chiamato<span> </span><i>gari</i>. La fermentazione è anche usata in altri paesi come l'Indonesia, producendo pani detti<span> </span><i>tapai</i>. Il processo di fermentazione riduce anche il livello di<span> </span>composti antinutrizionali<span> </span>e rende così la cassava un cibo più nutriente.<sup id="cite_ref-36" class="reference">[36]</sup></p>
<p>L'assegnamento sulla cassava come fonte alimentare e la conseguente esposizione agli effetti<span> </span>goitrogeni<span> </span>del<span> </span>tiocianato<span> </span>è stato responsabile per l'affezione endemica del<span> </span>gozzoriscontrata nella zona degli<span> </span>Akoko<span> </span>nel sudovest della Nigeria.<sup id="cite_ref-pmid10497657_37-0" class="reference">[37]</sup><sup id="cite_ref-38" class="reference">[38]</sup></p>
<p>Un progetto chiamato "BioCassava Plus" utilizza la bioingegneria per coltivare la cassava con un più basso tenore di glicosidi cianogeni insieme con il<span> </span>rafforzamento alimentarecon<span> </span>vitamina A,<span> </span>ferro<span> </span>e<span> </span>proteine<span> </span>per migliorare il nutrimento dei popoli dell'Africa subsahariana.<sup id="cite_ref-39" class="reference">[39]</sup><sup id="cite_ref-40" class="reference">[40]</sup></p>
<h2><span id="Avversit.C3.A0"></span><span class="mw-headline">Avversità</span></h2>
<p>In<span> </span>Africa, i principali nemici delle coltivazioni di manioca sono tradizionalmente la<span> </span>cocciniglia<span> </span><i>Phenacoccus manihoti</i><span> </span>e l'acaro<span> </span><i>Mononychellus tanajoa</i>, che fino agli<span> </span>anni settanta-ottanta<span> </span>erano responsabili dell'80% delle perdite di piante; importanti progressi nella lotta a questi infestanti sono stati raggiunti negli ultimi decenni dal Biological Control Centre for Africa.</p>
<p>Il virus del mosaico della manioca è un virus simile a<span> </span>quello del tabacco, e trasmesso da alcune specie di insetti. Negli<span> </span>anni ottanta<span> </span>ha cominciato a diffondersi a partire dall'Uganda<span> </span>una<span> </span>mutazione<span> </span>del virus che è risultata essere ancora più dannosa; oggi questa mutazione affligge le coltivazioni di Uganda,<span> </span>Ruanda,<span> </span>Burundi,<span> </span>Repubblica Democratica del Congo<span> </span>e<span> </span>Repubblica del Congo.</p>
<h2><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Manihot_esculenta" target="_blank" title="Fonte Wikipedia Manihot esculenta" rel="noreferrer noopener"><strong>Fonte Wikipedia Manihot esculenta</strong></a></h2>
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MHS 101 (3 S)