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Semi di Rose rampicanti “Paul Scarlet Climber”

Semi di Rose rampicanti...

Prezzo 2,50 € SKU: F 76
,
5/ 5
<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><span style="font-size: 14pt;"><strong>Semi di Rose rampicanti “Paul Scarlet Climber”</strong></span></h2> <h2><span style="color: #ff0000; font-size: 14pt;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 10 semi.</strong></span></h2> <p>Le rose rampicanti sono piante arbustive perenni originarie delle zone dell’emisfero boreale che producono bellissimi fiori e proprio per questo vengono perlopiù coltivate a scopo ornamentale sia in vaso che in giardino. Questi tipi di rose presentano steli semilegnosi, con spine e molto ramificazioni e sono molto indicate per decorare porticati, archi, muri ecc. Le rose rampicanti si possono dividere in due varietà principali: Rambler e Climber. Le Rambler sono caratterizzate dalle grandi dimensioni e dalla cospicua fioritura durante il periodo estivo; i fiori sono abbondanti ma piccoli, nella maggior parte dei casi ornano pergolati, non hanno bisogna di essere potate e, quasi sempre, fioriscono una sola volta all’anno. Le Climber possono arrivare anche ad un’altezza di dieci metri, hanno steli rigidi; si differenziano dalle Rambler in quanto necessitano di appoggi e sostegni per potersi sviluppare ed hanno bisogno di potature, ne esistono di tipo rifiorente.</p> <p>Le rose rampicanti presentano foglie di colore verde scuro con contorni seghettati, i fiori possono svilupparsi in gruppi oppure solitari ed hanno la caratteristica di avere molti petali; i frutti prendono il nome di cinorrodi. Il periodo di fioritura di queste rose, a seconda della varietà, può andare dalla tarda primavera ad inizio estate e in autunno. I colori di queste rose sono tantissimi, ce ne sono per tutti i gusti, bianche, rosse, blu ecc.</p> <p><strong>Ambiente ed esposizione</strong></p> <p>Le rose rampicanti sopportano sia temperature basse che alte, anche se il clima da loro preferito è quello temperato. A seconda della varietà, necessitano di un’esposizione in pieno sole oppure in zone ombreggiate. Ad esempio le rose di colore chiaro tipo bianco, rosa delicato e giallo chiaro, preferiscono un’esposizione a mezz’ombra, mentre quelle rosse, arancio o altri colori molto marcati, necessitano di maggior sole. Un’eccezione però può essere la rosa Cocktail Climber, questa varietà ha fiori di colore rosso deciso ma un’esposizione in pieno sole può danneggiarla.</p> <p><strong>Terreno</strong></p> <p>Le rose rampicanti non sono difficili da coltivare e non necessitano di particolari cure. Il terreno da loro preferito è fertile, calcareo, di un impasto medio e soprattutto ben drenato. Sono preferibili terreni con una leggera acidità. Per quanto riguarda le rose rampicanti coltivate in vaso, il terreno dovrebbe essere composto da torba, con uno strato drenante di circa 8 cm sul fondo del vaso composto formato da argilla espansa per evitare ristagni idrici dannosi per la pianta. Per garantire una buona resa al primo rinvaso aggiungere alla torba dell' humus o dello stallatico, facendo attenzione a non eccedere con le quantità di stallatico altrimenti brucia la pianta, e negli anni successivi concimare preferibilmente con un concime a lenta cessione per garantire sempre il dovuto nutrimento alla pianta.</p> <p><strong>Messa a dimora</strong></p> <p>Prima di effettuare l’operazione di messa a dimora, bisogna preparare il terreno apportando concime organico o letame. Nel caso di terreni particolarmente ricchi di calcare, aggiungere torba e sabbia. Dopo aver preparato il terreno si dovrà fare una buca profonda di circa cinquanta centimetri e mettere sul fondo del concime organico; a questo punto si procederà con la messa a dimora delle piante coprendo questo concime con del terriccio di modo che il dislivello sia di circa sei centimetri e successivamente apportando ancora del concime per portare il terreno in pareggio. Fatta questa operazione si aggiungerà acqua e la si lascerà assorbire completamente. Completata la messa a dimora si procederà con l’aggiunta di letame maturo. La messa a dimora si può effettuare dal mese di ottobre al mese di aprile.</p> <p><strong>Annaffiatura</strong></p> <p>Il tipo di innaffiatura preferita è quella a goccia. Le rose di tipo rampicante vanno innaffiate una o due volte durante la settimana, facendo attenzione a non esagerare perché potrebbero formarsi muffe e funghi dannosi per la pianta. Il mattino presto è il momento migliore della giornata per apportare acqua alle rose.</p> <p><strong>Concimazione</strong></p> <p>Le concimazioni delle rose rampicanti dovrebbero cominciare nel momento in cui ci sia la comparsa dei primi boccioli, non prima e, successivamente, ad ogni fioritura. Il concime da preferire è ricco di fosforo e potassio e di tipo solido in quanto si scioglie in maniera più lenta. La quantità da apportare sarà di uno o due grammi per litro di terriccio.</p> <p><strong>Potatura</strong></p> <p>La potatura è un’operazione molto importante per vari tipi di piante, per le rose rampicanti è necessaria per favorire lo sviluppo di nuova vegetazione, regolarne le dimensioni e per eliminare eventuali rami deboli, danneggiati, secchi ecc. Il periodo migliore per procedere alla potatura è tra gennaio e febbraio. E’ necessario munirsi di guanti e di utensili ben affilati e puliti. Chi volesse procedere con la potatura nel periodo autunnale deve prestare attenzione alle temperature che non siano troppo rigide e che la notte non scendano sotto lo zero.</p> <p><strong>Fiori</strong></p> <p>Il periodo di fioritura delle rose rampicanti dipende dal tipo di rosa; esso va dalla primavera all’estate e, in caso di rose rifiorenti, ce ne sarà uno ulteriore nella stagione autunnale. I fiori possono avere vari colori, rosa, rosso, bianco ecc., possono crescere solitari oppure riuniti e presentano numerosi petali.</p> <p><strong>Malattie e parassiti</strong></p> <p>Come tutte le rose, anche questo tipo è soggetto all’attacco di tantissime malattie e parassiti, per citarne alcuni: la cocciniglia, gli afidi, i funghi, vari tipi di coleotteri, malattie come marciumi, ruggine, peronospora, cancri ecc. Leggete attentamente nella rubrica “giardinaggio” le sezioni malattie e parassiti delle piante e nella rubrica “giardino” la sezione dedicata alle rose.</p> </body> </html>
F 76
Semi di Rose rampicanti “Paul Scarlet Climber”
Semi di LUPPOLO (Humulus lupulus) 1.85 - 1

Semi di LUPPOLO (Humulus...

Prezzo 1,85 € SKU: MHS 62
,
5/ 5
<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong><em><span style="text-decoration: underline;">Semi di LUPPOLO (Humulus lupulus)</span></em></strong></h2> <h3><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 10 semi.</strong></span></h3> <p>Il luppolo (Humulus lupulus, L. 1753) è una pianta a fiore (Angiosperma) appartenente alla famiglia delle Cannabaceae; ordine delle Urticali.</p> <p>Pianta perenne, con rizoma ramificato dal quale si estendono esili fusti rampicanti che possono raggiungere i 7 metri d'altezza.</p> <p>Le foglie sono cuoriformi, picciolate, opposte, munite di 3-5 lobi seghettati. La parte superiore si presenta ruvida al tatto per la presenza di numerosi peli, la parte inferiore è invece resinosa.</p> <p>Essendo una specie dioica, i fiori, unisessuali e di colore verdognolo, sono presenti su individui separati. I fiori maschili (o staminiferi) sono riuniti in pannocchie pendule e ciascuno presenta 5 tepali fusi alla base e 5 stami; i fiori femminili (o pistilliferi) presentano un cono membranoso che circonda un ovario munito di 2 lunghi stimmi pelosi. Si trovano raggruppati alle ascelle di brattee fogliacee, costituendo un'infiorescenza dalla caratteristica ed inconfondibile forma a cono.</p> <p>La fioritura avviene in estate. L'impollinazione è anemofila (trasporto per mezzo del vento) e in settembre-ottobre, con la maturazione dei semi, le brattee assumono una consistenza cartacea che aumenta la dimensione del cono. I frutti sono degli acheni di colore grigio-cenere.</p> <p>Le infiorescenze femminili sono ricche di ghiandole resinose secernenti una sostanza giallastra e dal sapore amaro, composta da α-acidi (luppolina, umulone e lupulone), e da polifenoli (es. flobafeni, xantumolo) e numerosi oli essenziali, che vengono utilizzati per aromatizzare e conferire alla birra il suo gusto caratteristico.</p> <p> </p> <p><strong>Distribuzione e Habitat</strong></p> <p>Il luppolo predilige ambienti freschi e terreni fertili e ben lavorati. Cresce spontaneamente sulle rive dei corsi d'acqua, lungo le siepi, ai margini dei boschi, dalla pianura fino ad un'altitudine di 1.200 metri se il clima non è troppo ventoso ed umido. La sua presenza in natura è molto comune nell'Italia settentrionale; il luppolo selvatico è peraltro presente in tutte le regioni, isole comprese, benché diventi progressivamente più raro verso sud[1].</p> <p> </p> <p>La coltivazione del luppolo ha avuto inizio solo durante il IX secolo d.C. in Germania[2]. In precedenza, fin da tempi preistorici, il luppolo era già utilizzato, ma non coltivato.</p> <p> </p> <p>In Italia la sua coltivazione fu introdotta, a partire dal 1847, dall'agronomo Gaetano Pasqui di Forlì, che promosse anche una fabbrica di birra in attività già dagli anni '60 dell'Ottocento.</p> <p> </p> <p><strong>Fitochimica</strong></p> <p>Nei coni di luppolo sono state finora identificate più di 1000 sostanze chimiche, che possono essere raggruppate in componenti dell’olio essenziale, acidi amari e flavonoidi prenilati. Sono presenti anche glicosidi flavonolici (astragalina, kempferolo, quercetina, quercitrina, rutina) e quantità apprezzabili di tannini (2-4%).</p> <p> </p> <p><strong>Usi</strong></p> <p><strong>Birra</strong></p> <p>Il luppolo viene usato soprattutto nel processo produttivo della birra, dove assume l'importantissimo ruolo di conferire la caratteristica più comune alla birra, ovvero il sapore amaro, oltre all'aroma, molto accentuato nelle Pilsner, dove viene utilizzato soprattutto il tipo Saaz di provenienza boema. Nel processo di preparazione della birra si usano i fiori delle piante femminili.Le piante maschili non vengono coltivate in quanto di solito si attua la propagazione vegetativa delle sole piante femminili, per mantenere i caratteri delle varietà selezionate (tranne in Inghilterra dove i fiori maschili vengono utilizzati nelle birre ad alta fermentazione tipiche di quella regione). Nella lavorazione artigianale viene utilizzato proprio il fiore del luppolo, mentre nella lavorazione industriale si usa un concentrato (più comodo ed economicamente vantaggioso). Prima del luppolo venivano utilizzate altre piante e spezie per bilanciare il dolce del malto.</p> <p> </p> <p>L'uso del luppolo funge anche da conservante naturale della birra in quanto possiede proprietà antibatteriche, per questo motivo certi tipi di birra (per esempio India Pale Ale) venivano abbondantemente luppolati per migliorarne la conservazione. L'uso del luppolo infine aiuta a coagulare le proteine in sospensione nella birra rendendola più limpida (chiarificazione), inoltre aiuta nella tenuta della schiuma.</p> <p> </p> <p><strong>Cucina</strong></p> <p>In cucina gli apici della pianta di luppolo (in molti dialetti veneti "bruscàndoli", in dialetto piemontese "luvertin" e in dialetto lombardo "laurtiss"), della lunghezza di circa 20 cm, vengono raccolti in primavera (marzo-maggio) e utilizzati come il più noto asparago (e a volte sono erroneamente chiamati "asparagi selvatici").</p> <p> </p> <p>Da notare come, a differenza della maggior parte dei germogli utilizzati per uso culinario, i getti di luppolo selvatico siano più gustosi quanto più sono grossi. Una volta lessati per 5-10 minuti, con poca acqua o al vapore, si possono consumare direttamente con classico condimento "all'agro", oppure saltare qualche minuto in padella per servirli con riso o utilizzare per risotti, frittate e minestre.</p> <p>Non vanno confusi con i rami fioriferi di altre piante solo a prima vista simili, quali l'Ornithogalum (Latte di gallina), un genere che conta molte specie assai tossiche (Ornithogalum pyrenaicum è però commestibile).</p> <p> </p> <p><strong>Medicina</strong></p> <p>Si usa la polvere resinosa delle infiorescenze femminili, contenente luppolina (farm.: Strobuli lupuli).</p> <p>Il luppolo è un mite sedativo con proprietà ipnogoghe (sonnifero).</p> <p>In fitoterapia se ne conosce l'uso come:</p> <p> </p> <p>    mite sonnifero p. e.:</p> <p> </p> <p>    Rp. Sonnifero</p> <p> </p> <p>        Extract. Lupuli</p> <p>        Tinct. Valerianae aa 20.0</p> <p> </p> <p>    D.S. orale 30! gtt. Questo è un medicamento / rimedio. Per ulteriori informazioni chieda al suo medico o farmacista / erborista. (vedi anche Ricetta medica magistrale)</p> <p> </p> <p>    in disturbi gastrici nervosi p.es.:</p> <p> </p> <p>    Rp. Disturbi neuro-gastrici</p> <p> </p> <p>        Extract. Lupuli</p> <p>        Tinct. carminativa aa 10.0</p> <p> </p> <p>    D.S. orale 100! gtt. Questo è un medicamento / rimedio. Per ulteriori informazioni chieda al suo medico o farmacista / erborista.</p> <p> </p> <p>Contiene 8-prenilnaringenina, il fitoestrogeno più potente conosciuto,[5] la cui concentrazione in humulus lupus è così scarsa da non poter avere effetti biologici indagabili con le attuali tecniche di laboratorio.[6] Tuttavia tale composto si forma anche in seguito alla conversione in situ, e in vitro dello isoxantoumulone, di cui il luppolo è molto più ricco. Gli effetti farmacologici di tali composti potrebbero essere di tipo estrogeno-simile.</p> <p>Si aggiunge anche volentieri a preparati magistrali ansiolitici e contro l'irrequietudine di bambini.</p> </body> </html>
MHS 62
Semi di LUPPOLO (Humulus lupulus) 1.85 - 1

Varietà dalla Serbia
Semi Di Prunus Cerasifera...

Semi Di Prunus Cerasifera...

Prezzo 1,50 € SKU: V 73
,
5/ 5
<h2><span style="text-decoration: underline;" class=""><em><strong>Semi Di Prunus Cerasifera Prugna Mirabolano</strong></em></span></h2> <h3><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 10 semi.</strong></span></h3> <div> <div>L'amolo (Prunus cerasifera), detto anche mirabolano o marusticano, o semplicemente rusticano, è una pianta appartenente alla famiglia delle Rosaceae, tipica dell'Europa centrale ed orientale e dell'Asia centrale e sud-occidentale.</div> <div>Si tratta di un albero o pianta arbustiva con fogliame deciduo, alto fino a 6/7 m con chioma globosa espansa di colore verde chiaro (rosso nella varietà 'Pissardii'); tronco eretto, sinuoso, presto ramificato con corteccia di colore bruno-rossiccio, fessurata e squamata negli esemplari adulti.</div> <div>&nbsp;</div> <div>Le foglie sono ovate o ellittiche, fino ad una grandezza di 4x6 centimetri, con apice affusolato e margine seghettato; pagina superiore di colore verde (rosso nella varietà 'Pissardii'), pagina inferiore più chiara con peli lungo le nervature.</div> <div>&nbsp;</div> <div>L'amolo ha fiori che variano dal bianco al rosa, con un diametro compreso tra i 2 e i 2,5 centimetri, inseriti singolarmente su corti piccioli. Fiorisce in marzo-aprile prima o assieme alle foglie.</div> <div>Frutti</div> <div>Frutti acerbi dell'amolo sulla pianta</div> <div>&nbsp;</div> <div>I frutti, detti amoli, sono delle drupe rotonde del diametro di 2–3 cm, di colore giallo o rosso cupo, simili alle prugne. Sono molto aspri se acerbi, ma diventano dolci una volta raggiunta la maturazione.</div> </div> <table border="1" cellspacing="0" cellpadding="0"> <tbody> <tr> <td colspan="2" valign="top" width="100%"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Instructions</strong></span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Propagation:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Seeds</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Pretreat:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">soak in water for 24&nbsp; hours</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Stratification:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">0</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">all year round&nbsp;</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Depth:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">2-3 cm</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Mix:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Germination temperature:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">25-28 ° C</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Location:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Germination Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">3-6 weeks</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Watering:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>&nbsp;</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><br><span style="color: #008000;"><em>Copyright © 2012 Seeds Gallery - Saatgut Galerie - Galerija semena.&nbsp;</em><em>All Rights Reserved.</em></span></p> </td> </tr> </tbody> </table> <script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 73 (3g)
Semi Di Prunus Cerasifera Prugna Mirabolano
Semi di Poinciana 2.35 - 4

Semi di Poinciana...

Prezzo 1,85 € SKU: T 1
,
5/ 5
<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> <h2><span style="font-size: 14pt;"><strong>Semi di Poinciana (Caesalpinia pulcherrima)</strong></span></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong><span style="font-size: 14pt;">Confezione di 5 semi.</span></strong></span></h2> <div> <div>Bel arbusto tropicale che offre una fioritura vistosa e molto elegante ! Foglie pennate e fiori con petali rossi o gialli di 2,5 cm di lunghezza e stami che fuoriescono dalla corolla, con i filamenti rossi.</div> <div>E perfetto per giardini, viali, aiuole e vasi !</div> <table cellspacing="0" cellpadding="0" border="1"> <tbody> <tr> <td colspan="2" width="100%" valign="top"> <p><span><strong>Sowing Instructions</strong></span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Propagation:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Seeds</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Pretreat:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span> immergere i semi per 5 secondi in acqua bollente prima di immergerli in acqua freddissima per 48 ore.</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Stratification:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>0</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>all year round&gt; preferred spring</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Depth:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>1 cm</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Mix:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Germination temperature:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>25 ° C </span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Location:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Germination Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>2-4 weeks</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Watering:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong> </strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><br /><span><em>Copyright © 2012 Seeds Gallery - Saatgut Galerie - Galerija semena. </em><em>All Rights Reserved.</em><em></em></span></p> <div><span><em> </em></span></div> </td> </tr> </tbody> </table> </div>
T 1 (5 S)
Semi di Poinciana 2.35 - 4

Questa pianta è resistente all'inverno e al gelo. Vedi di più nella descrizione.

Semi di silverberry,...

Semi di silverberry,...

Prezzo 2,25 € SKU: T 39 EC
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5/ 5
<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di silverberry, wolf-willow (Elaeagnus commutata)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 semi.</strong></span></h2> <p>Elaeagnus commutata, il silverberry o lupo-salice, è una specie di Elaeagnus originaria dell'America occidentale e del Nord, dall'Alaska meridionale attraverso la Columbia Britannica a est fino al Quebec, da sud allo Utah e attraverso gli Stati Uniti del Midwest superiore fino al Sud Dakota e al Minnesota occidentale. Cresce tipicamente su terreni sabbiosi e ghiaiosi da asciutti a umidi in steppe, prati o bordi di boschi.</p> <p>Queste piante sono arbusti o piccoli alberi che crescono fino a 1–4 m di altezza. Le foglie sono larghe lanceolate, lunghe 2-7 cm, argentee su entrambi i lati con piccole scaglie bianche dense. I fiori profumati sono gialli, con una corolla quadrilobata lunga 6–14 mm. I frutti sono drupe ovoidali lunghe 9-12 mm, anch'esse ricoperte di scaglie argentee. La polpa del frutto ha una consistenza farinosa e circonda il singolo seme.</p> <p>La specie è coltivata come pianta ornamentale per il suo fogliame argenteo.</p> <p>Sia il frutto che i semi di questa pianta sono commestibili cotti o crudi. Il frutto è molto astringente a meno che non sia completamente maturo. Il frutto è una fonte molto ricca di vitamine e minerali, in particolare A, C ed E. Inoltre è una discreta fonte di acidi grassi essenziali. Questi grassi si trovano raramente nella frutta. Questa pianta, come i legumi, è in grado di fissare l'azoto. Quando viene coltivata nei frutteti come pianta da compagnia, è stato documentato un aumento della produzione di frutta del dieci percento. Tradizionalmente la corteccia fibrosa di questo albero è stata attorcigliata per creare corde resistenti e intrecciata in vestiti e coperte</p> <p>Gallo cedrone e uccelli canori mangiano i frutti. Questa pianta è una fonte di cibo per galli cedroni in inverno. Silverberry è un alimento importante per la fauna selvatica e fornisce oltre un quarto della dieta per le alci durante l'inverno nel Montana. Fornisce inoltre cibo per cervi e alci. Fornisce copertura e siti di nidificazione per germani reali e molti uccelli passeriformi nel Nord Dakota "Nelle praterie di festuca ruvida, il silverberry a 1.000 steli per acro aumenta la produzione di foraggio".</p> </body> </html>
T 39 EC
Semi di silverberry, wolf-willow (Elaeagnus commutata)
Semi di Aronia Nera (Aronia melanocarpa) 2.25 - 1

1000 Semi di Aronia Nera...

Prezzo 11,00 € SKU: V 29 (4g)
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<h2><strong>1000 Semi di Aronia Nera (Aronia melanocarpa)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Confezione da 1000 semi.</strong></span></h2> <p>Arbusto di medie dimensioni, originario dell'America settentrionale; sviluppa numerosi fusti eretti, densamente ramificati, che raggiungono i 90-150 cm di altezza. Le foglie lanceolate sono di colore verde brillante, divengono rossastre o arancioni in autunno, prima di cadere. In primavera inoltrata produce ampi mazzi di fiori bianco-rosati, con cinque petali; in estate inoltrata ai fiori succedono piccoli frutti tondeggianti, penduli, che divengono neri a maturazione. I frutti di aronia sono commestibili. Questi arbusti hanno uno sviluppo denso, per evitare che perdano le foglie nelle zone più interne, é consigliabile potare alla base i fusti vecchi, ogni 3-4 anni.</p> <p>Esposizione</p> <p>porre a dimora in luogo soleggiato, o semiombreggiato; non temono il freddo e possono sopportare temperature molto rigide. Si adattano anche all'utilizzo nelle aiole stradali, poiché tollerano senza problemi l'inquinamento, ed anche l'aria salmastra delle zone marine.</p> <p>Annaffiature</p> <p>questi arbusti mal sopportano periodi prolungati di siccità; da marzo a ottobre é bene annaffiare regolarmente, se le piogge non sono frequenti. Durante i mesi invernali possono rimanere in terreno asciutto. Si sviluppano senza problemi anche in terreno umido o bagnato.</p> <p>Terreno</p> <p>porre a dimora in terreno ricco e drenato, evitando le zone eccessivamente argillose. In effetti queste piante si possono adattare senza problemi anche nella comune terra da giardino o nei terreni semipaludosi.</p> <p>Moltiplicazione</p> <p>avviene per seme, in autunno, oppure per talea semilegnosa in estate. Le aronie producono numerosi germogli basali, in primavera inoltrata è possibile dividerli dalla pianta madre e porli a dimora singolarmente.</p> <p>Parassiti e malattie</p> <p>in genere non vengono colpite da parassiti o da malattie.</p> <p><strong>Genus:</strong>&nbsp;Aronia</p> <p><strong>Species:</strong>&nbsp;melanocarpa</p> <p><strong>Common Name:</strong>&nbsp;Black Chokeberry</p> <p><strong>Other Name:</strong>&nbsp;Chokeberry, Gueles Noires</p> <p><strong>Pre-treatment:</strong>&nbsp;required</p> <p><strong>Zone Hardiness Cold:</strong>&nbsp;3</p> <p><strong>Zone Hardiness warm:</strong>&nbsp;8</p> <p><strong>Plant Type:</strong>&nbsp;Small Shrub</p> <p><strong>Growth rate:</strong>&nbsp;medium</p> <p><strong>Vegetation type:</strong>&nbsp;deciduous</p> <p><strong>Leaf /Flower color:</strong>&nbsp;Green/White</p> <div> <table border="1" cellspacing="0" cellpadding="0"> <tbody> <tr> <td colspan="2" valign="top" width="100%"> <p><span><strong>Sowing Instructions</strong></span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Propagation:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Seeds</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Pretreat:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>soak in water for 8- 12 hours&nbsp;</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Stratification:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>1 months in moist sowing mix at 2-5 ° C refrigerator</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>all year round</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Depth:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>1 cm</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Mix:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Germination temperature:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>20 ° C</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Location:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Germination Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>2-8 weeks</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Watering:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>&nbsp;</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><br><span><em>Copyright © 2012 Seeds Gallery - Saatgut Galerie - Galerija semena.&nbsp;</em><em>All Rights Reserved.</em></span></p> </td> </tr> </tbody> </table> </div><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 29 (4g)
Semi di Aronia Nera (Aronia melanocarpa) 2.25 - 1
Semi di Albero di Giuda o di Giudea (Cercis siliquastrum) Seeds Gallery - 4

Semi di Albero di Giuda o...

Prezzo 1,95 € SKU: T 9
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<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> <h2><span style="font-size: 14pt;"><strong>Semi di Albero di Giuda o di Giudea (Cercis siliquastrum)</strong></span></h2> <h2><span style="color: #ff0000; font-size: 14pt;"><strong>Prezzo per confezione da 10, 20, 50 semi.</strong></span></h2> <p>L'albero di Giuda o di Giudea (conformemente alla denominazione francese arbre de Judée) o siliquastro (Cercis siliquastrum, L. 1758) è un albero appartenente alla famiglia delle Fabaceae (leguminose), utilizzato come pianta ornamentale nei giardini e per le alberature stradali, grazie alla sua resistenza all'atmosfera cittadina.</p> <p><strong>Morfologia</strong></p> <p><strong>Portamento</strong></p> <p>Il siliquastro si presenta come un piccolo albero alto fino a 10 metri e più spesso come arbusto. Cresce molto lentamente.</p> <p><strong>Corteccia</strong></p> <p>Di colore grigio nerastro.</p> <p><strong>Foglie </strong></p> <div>Colore verde carico e aspetto liscio e lucido; la pagina inferiore è glauca. Da giovani le foglie possono avere tonalità rossastre; esse appaiono abbastanza tardivamente, in aprile; in autunno assumono un bel colore giallo e cadono a novembre inoltrato.</div> <div><strong>Fiori</strong></div> <div>I fiori sono ermafroditi, con corolla papilionacea e di colore rosa - lilla o bianchi. Sono riuniti in racemi che compaiono prima delle foglie, in marzo - aprile; caratteristica di questa specie è la caulifloria, i fiori spuntano direttamente dalla corteccia dei rami e del tronco. Inizia a fiorire verso i sei anni di età. Ne esiste una varietà a fiore bianco (C. siliquastrum var. alba). L'impollinazione è entomofila</div> <div> <p><strong>Frutti</strong></p> <p>Sono dei baccelli scuri, pendenti, molto numerosi, che restano attaccati alla pianta fino alla fine dell'inverno.</p> <p><strong>Habitat</strong></p> <p>Si trova sia su pendii aridi che lungo le rive dei fiumi, preferisce i terreni calcarei ma tollera anche quelli moderatamente acidi. Abbastanza resistente al freddo.</p> <p><strong>Distribuzione</strong></p> <p>L'albero di Giuda è originario dell'area mediterranea. È molto usato come albero ornamentale</p> </div> <table cellspacing="0" cellpadding="0" border="1"> <tbody> <tr> <td colspan="2" width="100%" valign="top"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Instructions</strong></span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Propagation:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Seeds / Cuttings</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Pretreat:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Pour several lots of very hot water over the seeds, leave to soak for 5 to 10 hours until seedcoat has softened and seeds have swollen slightly.</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Stratification:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">about 3 months in a moist substrate at 2-5 ° C in a refrigerator.</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">all year round (Sow spring in the greenhouse)</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Depth:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">1-1,5 cm</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Mix:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Germination temperature:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">about 18+ ° C.</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Location:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Germination Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Germination takes up</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Watering:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong> </strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><br /><span style="color: #008000;">Seeds Gallery 05.11.2012.</span></p> </td> </tr> </tbody> </table>
T 9 (10 S)
Semi di Albero di Giuda o di Giudea (Cercis siliquastrum) Seeds Gallery - 4

Varietà dalla Serbia
Semi di Fico comune (Ficus...

Semi di Fico comune (Ficus...

Prezzo 1,95 € SKU: V 19 CF
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<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di Fico comune (Ficus carica L.)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 100 (0.05g) semi.</strong></span></h2> <p>Il fico comune (Ficus carica L.) è una pianta xerofila dei climi subtropicali temperati, appartenente alla famiglia delle Moraceae. Rappresenta la specie più nordica del genere Ficus, produce il frutto detto comunemente fico.</p> <p><strong>Cenni storici</strong></p> <p>L'epiteto specifico carica fa riferimento alle sue origini che vengono fatte risalire alla Caria, regione dell'Asia Minore. Testimonianze della sua coltivazione si hanno già nelle prime civiltà agricole di Palestina ed Egitto, da cui si diffuse successivamente in tutto il bacino del Mar Mediterraneo. Se per definizione è detto "Fico Mediterraneo", si considera originario e comune delle regioni Caucasiche, e del Mar Nero.</p> <p>Solo dopo la Scoperta dell'America il fico si diffuse in quel continente, in seguito ai contatti con l'Oriente fu diffuso in Cina ed in Giappone.</p> <p><strong>Morfologia</strong></p> <p>È un albero dal tronco corto e ramoso che può raggiungere altezze di 6 – 10 m; la corteccia è finemente rugosa e di colore grigio-cenerino; la linfa è di un bianco latte; i rami sono ricchi di midollo con gemme terminali acuminate coperte da due squame verdi, o brunastre.</p> <p>Le foglie sono grandi, scabre, oblunghe, grossolanamente lobate a 3-5 lobi, di colore verde scuro sulla parte superiore, più chiare ed ugualmente scabre sulla parte inferiore.</p> <p>Quello che comunemente viene ritenuto il frutto del fico è in realtà una grossa infruttescenza carnosa, piriforme, ricca di zuccheri a maturità, detta siconio di colore variabile dal verde al rossiccio fino al bluastro-violaceo, cava, all'interno della quale sono racchiusi i fiori unisessuali, piccolissimi; una piccola apertura apicale, detta ostiolo, consente l'entrata degli imenotteri pronubi; i veri frutti, che si sviluppano all'interno dell'infiorescenza, (che diventa perciò una infruttescenza) sono numerosissimi piccoli acheni. La polpa che circonda i piccoli acheni è succulenta e dolce, e costituisce la parte commestibile.                                   </p> <p><strong>Sessualità del fico</strong></p> <p>La specie ha due forme botaniche che semplicisticamente possono essere definite come piante maschio e piante femmina, dato che la prima (pianta maschio, o caprifico) costituisce l'individuo che produce il polline con frutti non commestibili, mentre la seconda o fico vero (pianta femmina che produce frutti commestibili) produce i semi contenuti nei frutti.</p> <p>La distinzione botanica è molto più complessa, dato che in realtà il caprifico ha nel frutto parti complete sia per la parte femminile (ovari adatti a ricevere il polline) che per la parte maschile (che produce polline); la parte femminile è però modificata da una microscopica vespa (Blastophaga psenes) che vive negli ovari (modificati in galle) e quindi per questo la parte femminile è, sessualmente, come se non esistesse: la pianta, a mezzo appunto della vespa, svolge quindi esclusivamente (o quasi) una funzione maschile (producendo polline e facendolo trasportare dalla vespa che alleva). Solo le femmine della vespa sciamano fuori dal frutto. Il frutto del caprifico non è commestibile (non è succulento e neppure dolce).</p> <p>Il fico vero o fico commestibile riceve invece il polline e quindi matura i semi che sono botanicamente acheni, ovvero quei piccoli granellini che si trovano all'interno del frutto.</p> <p>In realtà la questione ancora non è limitata a questo dato che l'uomo ha selezionato una grande varietà di fichi commestibili a possibile maturazione "partenocarpica", che avviene perciò anche se non è avvenuta la fecondazione, (in tal caso i granellini dei semi sono vuoti). La maggior parte dei fichi coltivati dall'uomo sono di questo tipo, o meglio sono detti permanenti dato che permangono sulla pianta anche se non sono fecondati, questo per distinguerli dai caduchi che in assenza di fecondazione cadono al suolo immaturi. La condizione del fico vero di essere "possibilmente" partenocarpico non esclude però comunque la fecondazione che rimane sempre possibile in presenza della vespa. Nei fatti con un minimo di attenzione si può notare, all'interno della stessa fruttificazione di fichi partenocarpici, differenze sostanziali di forma, colore, struttura interna, e soprattutto presenza di semi pieni all'interno dei frutti che possono segnalare una possibile avvenuta fecondazione. Anche se gli alberi di caprifico non sono nei pressi, questi sono spesso in terreni incolti ed abbandonati, e la microscopica vespa può giungere, aiutata dal vento, anche da diversi chilometri di distanza.</p> <p>La condizione di fico partenocarpico è comunque importante, dato che permette di avere frutti anche dove la vespa non esiste (la vespa infatti non sopravvive a temperature invernali inferiori ai -9 °C), la pianta di fico in ambiente caldo, secco e con buona lignificazione della vegetazione in estate può invece sopravvivere agevolmente a temperature di -17, -18 °C in inverno, in tal caso si estende notevolmente la possibilita di coltivazione del fico da frutto in climi invernali più freddi.</p> <p>Alcune tra le varietà più pregiate di fico sono caduche, cioè devono essere obbligatoriamente fecondate, (come la varietà turca Smirne), e sono coltivate solo dove la presenza del ciclo vitale della Blastophaga è assicurato in maniera perfetta; per contro la fecondazione di alcune varietà partenocarpiche (sempre possibile) può non essere desiderata, dato che i frutti prodotti in tal caso (con buccia spessa ed a polpa più asciutta) possono essere meno graditi in caso di particolari utilizzi, come ad esempio per la essiccazione.</p> <p><strong>L'insetto impollinatore</strong></p> <p>L'insetto impollinatore è la Blastophaga psenes: le femmine gravide sciamano dal "frutto" del caprifico per deporre le proprie uova in ovari di altri frutti di fico. L'azione avviene indiscriminatamente in tutti i frutti, sia di caprifico che di fico vero, ma mentre nel caprifico gli ovari hanno stilo corto (brevistili) e quindi sono in superficie, ben accessibili per la deposizione delle uova, nel fico vero gli stili lunghissimi rendono da un lato inaccessibili (profondi) gli ovari alla vespa, mentre espongono gli stigmi sui quali la vespa, finisce per deporre il polline che reca sul proprio corpo, prelevato dagli stami presso l'ostiolo del caprifico.</p> <p>La azione nei confronti dei caprifichi permette quindi solo alla vespa la perpetuazione della propria specie, quella nei confronti dei fichi veri permette solo la riproduzione (produzione dei semi) della pianta del fico.</p> <p>Il binomio insetto-fico (intendendosi precisamente Blastophaga-Ficus carica) è una simbiosi mutualmente obbligata, cioè è specie-specifica: da un lato l'insetto sopravvive solo ed esclusivamente nei frutti del caprifico, e dall'altro la pianta di fico non ha alcuna possibilità di far semi senza l'insetto.</p> <p>Il termine "vespa" o "insetto impollinatore" non deve ingannare dato che l'animale in argomento, pur appartenendo biologicamete a tali categorie, non punge ed ha dimensioni veramente esigue (ha infatti una lunghezza di circa due millimetri, è della dimensione di un moscerino).</p> <p>Al di fuori della Specie Ficus carica occorre precisare che ogni specie di Ficus ha la propria specie di insetto con cui ha costituito un analogo sistema di simbiosi obbligata o quasi obbligata, dato che la condizione che una specie di insetto fecondi due specie di Ficus è piuttosto rara. Tra le eccezioni è proprio il Ficus carica, che condivide l'impollinatore con il Ficus palmata.</p> <p><strong>La specie parallela</strong></p> <p>L'areale del Ficus carica, è contiguo a quello del Ficus palmata, più meridionale; le due specie sono botanicamente vicine, e probabilmente sono state separate geograficamente in tempi relativamente recenti, da una delle ultime glaciazioni, (40'000 - 100'000 anni fa). I due areali hanno la maggiore vicinanza, o sovrapposizioni, in Egitto, Giordania, Iran, Pakistan, dove è possibile che si siano prodotti degli ibridi naturali.</p> <p><strong>I frutti</strong></p> <p>Nel fico a frutti commestibili, abbiamo tre tipi di siconi, che danno, annualmente, distinte fruttificazioni:</p> <p>    fioroni, o fichi fioroni che si formano da gemme dell'autunno precedente e maturano alla fine della primavera o all'inizio dell'estate</p> <p>    fichi, o forniti, o pedagnuoli che si formano da gemme in primavera e maturano alla fine dell'estate dello stesso anno</p> <p>    cimaruoli prodotti da gemme di sommità prodotte nell'estate e maturano nel tardo autunno (la produzione di cimaruoli è limitata a regioni dove l'estate è molto lunga ed il clima particolarmente caldo, spesso è incompleta o insoddisfacente).</p> <p><strong>Impollinazione e caprificazione</strong></p> <p>Nel caprifico l'impollinazione avviene mediante l'insetto pronubo Blastophaga psenes (Hymenoptera, Agaonidae) secondo il seguente schema:</p> <p>    in autunno l'insetto depone le proprie uova nelle mamme all'interno dell'ovario dei fiori, dove di schiudono; la schiusa della uova induce la trasformazione degli ovari in galle, e le larve dell'insetto svernano all'interno delle loro galle.</p> <p>    in aprile si sviluppano gli insetti adulti dalle galle ed i maschi fecondano le femmine, spesso ancora all'interno delle galle. Fatto ciò i maschi muoiono.</p> <p>    le femmine fecondate escono quindi all'esterno, attraverso l'ostiolo del siconio, ed entrano nei profichi per la deposizione delle uova.</p> <p>    entrando nei profichi le femmine perdono le ali, indi depositano le uova negli ovari dei fiori femminili e muoiono</p> <p>    in circa 2 mesi i siconi dei profichi ingrossano, la nuova generazione di insetti adulti esce e gli insetti si caricano di polline dai fiori maschili con le antere mature, posti vicino all'ostiolo.</p> <p>    entrano quindi in frutti di caprifico (mammoni) dove depositano le uova, ma anche nei forniti dei fichi commestibili, dove effettuano l'impollinazione dei fiori, nei mammoni sia ha una nuova generazione, dalla sciamatura autunnale dai "mammoni" le femmine depongono le uova nelle "mamme".</p> <p>L'impollinazione del fico domestico (per le cultivar che la utilizzano) avviene sempre mediante Blastophaga psenes.</p> <p>Se interessa la produzione di fichi fecondati l'uomo può favorirne l'impollinazione appendendo dei siconi di caprifico (pieni di vespe) sul fico comune.</p> <p>Tale pratica è detta Caprificazione; si agevola perciò la funzione del Caprifico, (fico capro, cioè fecondatore). Le femmine di vespa escono, cariche di polline, dai siconi della fioritura primaverile del caprifico e tentano di penetrare attraverso l'ostiolo dei fichi eduli, abbandonando così sugli stigmi degli stili dei fiori i granelli di polline, ma la lunghezza eccessiva dello stilo impedisce loro di portare a termine l'ovodeposizione.</p> <p>La produzione dei semi, pur accelerando la maturazione e aumentando la dimensione dei siconi eduli, comporta, nelle specie partenocarpiche una colorazione rossastra della polpa con un aumento del numero e della consistenza degli acheni (esempio la varietà "Dottato"); per questo motivo per alcuni usi industriali è preferito l'utilizzo di frutti non fecondati; in altri casi sono preferiti invece i frutti fecondati (esempio la varietà "Smirne") nella produzione di fichi secchi, dato che i frutti essiccati di tale varietà conservano morbidezza ed il colore chiaro, ed hanno un gradevole sapore di noce-nocciola, dato dalla polpa dei piccoli semi che sono frantumati quando si mastica il frutto.</p> <p>Esistono varietà che producono solo fioroni (e spesso anche la varietà è nominata, per estensione, come "fiorone"), altre che producono solo forniti, altre che producono entrambe, (di norma con una delle due fruttificazioni di maggior rilievo come qualità o quantità ed una seconda di rilievo minore). Le varietà con tripla fruttificazione sono pochissime, e la terza fruttificazione è di norma irrilevante.</p> <p>Per ovvi motivi di clima, insolazione, ecc. di norma i "forniti" hanno con maggiore facilità le caratteristiche di eccellente succosità e dolcezza; i fioroni per contro hanno il pregio di essere di precoce maturazione.</p> <p>Il caprifico sviluppa tre tipi di siconi:</p> <p>    mamme o cratiri contengono solo fiori femminili brevistili, si formano in autunno e maturano a fine primavera</p> <p>    profichi con fiori maschili e femminili, si formano, sullo stesso ramo delle mamme, in primavera e maturano in estate</p> <p>    mammoni con fiori maschili e femminili longistili, si sviluppano in estate e maturano in autunno</p> <p>I frutti del caprifico sono coriacei, non dolci, non succulenti e pur se non tossici, sono praticamente immangiabili.</p> <p><strong>Varietà</strong></p> <p>La coltivazione del fico si è sviluppata in diverse zone del pianeta, ma naturalmente in maniera significativa solo nei distretti climatici analoghi all'ambiente mediterraneo, caldo ed arido. Nel bacino del Mediterraneo oltre all'Italia abbiamo importanti coltivazioni in Turchia, Grecia, Algeria, Spagna, Libia, Marocco, Egitto, Palestina, Francia; altri paesi di notevole importanza produttiva sono: Portogallo, Siria, Russia, Arabia, India, Giappone, California, Argentina, Australia e molti altri.</p> <p>Le varietà di fico coltivate sono innumerevoli, citeremo solo alcune varietà italiane:</p> <p><strong>Coltivazione</strong></p> <p>Il Ficus carica gradisce climi caldi non umidi, si adatta a qualunque tipo di terreno purché sciolto e ben drenato, non tollera a lungo temperature inferiori ai -10, -12 °C, è peraltro da considerare che la resistenza al freddo è fortemente condizionata dalla maturazione del legno, cioè dalla trasformazione dei rami succulenti ed erbacei in legno compatto, disidratato e soprattutto ricco di resine ed amidi che sono eccellenti antigelo, (naturalmente tali accumuli, che possono essere determinanti per la resistenza al freddo, si hanno con estese insolazioni estive), enormi differenze si verificano con piante giovani, succulente ed in intensa crescita dovuta ad eccesso di umidità nel suolo, o per eccesso di concimazione, dove danni gravi si possono avere anche a -5°, -8 °C, e piante adulte in siti poveri di acqua e soleggiati, dove queste ultime hanno mostrato resistenze senza gravi problemi a temperature di -17, -18 °C, ma, in casi particolari di ottimale maturazione del legno e suolo ben disidratato, con microclima locale particolarmente favorevole, e per particolari varietà, anche a temperature inferiori.</p> <p>Nelle regioni mediterranee non è raro incontrare piante di fico sorte su vecchi muri o nelle pareti dei pozzi.</p> <p>È da notare che la coltivazione di specie necessitanti la fecondazione da Blastophaga psenes sono limitate dalla temperatura di sopravvivenza della stessa, che è di circa -9 °C, in assenza di fecondazione i frutti acerbi cadono, sono appunto detti "caduchi". In ambienti dove sia assente l'agente fecondatore è praticata la coltivazione delle sole varietà che hanno la caratteristica di maturare i frutti anche se non sono fecondati (detti permanenti o partenocarpici); pressoché la totalità delle varietà coltivate in Italia sono a frutti partenocarpici.</p> <p>Per quanto riguarda il caldo a +45, +46 °C, o con aridità estrema, la pianta arresta i processi vegetativi e subisce la caduta delle foglie. Le notti calde favoriscono la produzione dei frutti mentre il ristagno di acqua la pregiudica. Dotato di un apparato radicale potente resiste bene alla siccità e ai terreni salsi e incolti, in particolare come apparato radicale di una pianta da clima semidesertico, è particolarmente efficace nella ricerca dell'acqua; le radici sono molto invasive, in un giardino possono penetrare in cisterne, condotti o scantinati. È una delle poche piante da frutta che resista senza problemi ai venti salini in tutte le fasi vegetative, condizione che la accomuna al solo Fico d'India, (Opunthia ficus-indica), nessun altro fruttifero principale dell'ambiente italiano ha tale condizione.</p> <p>Per quanto concerne la potatura, o anche il superamento della stagione invernale, la rimozione delle parti sommitali dei rami, (o il loro danneggiamento da parte del gelo), mentre può non influenzare la sopravvivenza della pianta, elimina o danneggia le gemme mature che produrrebbero i fioroni la successiva estate, e quindi ne compromette la fruttificazione. La conservazione in vita della parte basale permette l'invecchiamento del legno, fatto che rende la pianta più resistente al gelo.</p> <p>A margine si noti che la condizione migliore per evitare i danni da freddo per una pianta di fico (in condizione estreme per il freddo) è quella (ovvia) di porla in ambiente il più possibile soleggiato, secco, e meno esposto al freddo in modo naturale; il costituire ripari artificiali (teli, coperture, ecc) ha effetto discreto ma limitato, ed a volte controproducente, con protezione eccessiva in determinate condizioni si induce un parziale risveglio vegetativo che rende la pianta in effetti più vulnerabile.</p> <p>Si concima con sovescio di leguminose, o con concime organico, e con buon apporto di potassio e fosfati; l'eccesso di concimazione è in genere molto negativa, soprattutto in caso d'eccesso di concimazione azotata che privilegia eccessivamente il rigoglio della vegetazione, a scapito della fruttificazione.</p> <p>La riproduzione per semina è molto agevole, ma è complicata per il fatto che occorre prelevare semi da frutti sicuramente fecondati, (cosa comune ad ogni modo nei paesi caldi), ma è anche complicata per i risultati ottenibili, dato che, in via di massima, si hanno 50% di probabilità di avere alberi caprifichi e 50% fichi commestibili; la situazione è complicata ancora dalla presenza di altre caratteristiche indipendenti, come quella della caducità dei frutti non fecondati, ovvero della partenocarpia, (maturazione anche senza fecondazione). Fatto determinante è che al di fuori di tutto il resto la riproduzione per seme semplicemente non assicura la qualità e le caratteristiche dei frutti nella nuova varietà prodotta. Ad ogni modo la riproduzione per seme è la unica via ovvia per ottenere nuove varietà.</p> <p>Avendo a disposizione sia alberi di Caprifico che di Fico è possibile praticare una sorta di fecondazione assistita (caprificazione), ponendo i frutti del caprifico, in imminenza della sciamatura degli insetti, presso il fico femmina. La procedura, fondamentalmente semplice, è ovviamente condizionata però dalla conoscenza della complessa fisiologia di fioritura dei siconi.</p> <p>La moltiplicazione è possibile per talea di ramo maturo (invernale), prelevando gli apici lignificati dei rami, (di gran lunga è la più usata), per innesto a pezza, corona e gemma (sistema molto meno usato); in natura il fico tende naturalmente a moltiplicarsi per polloni basali e per propaggine cioè per radicazione dai rami appoggiati al suolo ed in contatto col terriccio, soprattutto se umido. La potatura si limita ad interventi invernali di eliminazione di rami mal disposti o danneggiati.</p> <p>Le Regioni italiane a maggior vocazione produttiva sono Puglia, Campania e Calabria, una produzione significativa proviene anche dall'Abruzzo, Sicilia e Lazio; la Puglia fornisce anche la maggior produzione di fichi secchi. La produttività del fico dipende dai fattori climatici, dall'umidità e dal suolo dove viene coltivato, orientativamente si può stimare che in terreni sciolti, profondi e freschi si possa arrivare a produzioni di 4-5 q per albero, mentre in terreni rocciosi marginali solo a pochi chilogrammi per albero. La produzione comincia dal 5º anno di vita della pianta ed aumenta progressivamente fino al 60º anno di età, quando decresce repentinamente e la pianta muore per necrosi del tessuto legnoso; in tali condizioni la produzione di polloni basali può rendere possibile una ripresa della vegetazione.</p> <p>La produzione di fichi freschi è in costante decrescita, fatto dovuto alla affermazione dei sistemi di grande distribuzione alimentare che mal tollerano un frutto delicato alla raccolta, e di difficile conservazione come il fico. La coltivazione è invece in aumento in orti domestici, dove anche con scarse cure da applicare all'albero si hanno comunque disponibilità di frutti eccellenti per l'immediato consumo.</p> <p>Il caprifico (ficoraccia) è stato utilizzato storicamente nel territorio laziale come segnalazione di pericolo presso le aperture dei pozzi dei cunicoli di drenaggio, tipici delle zone del Parco regionale di Veio, che essendo disseminati nelle vallate allo scopo di drenare le acque meteoriche, costituiscono (ancora oggi) pericoli per le persone e per gli animali da allevamento. La pianta della ficoraccia è stata inoltre artificialmente piantata in quei terreni adibiti a pascolo privi di zone d'ombra, allo scopo di fornire riparo dal sole estivo alle persone ed agli animali nei pascoli.</p> <p><strong>Fico secco</strong></p> <p>Il Fico secco è il sicono (frutto) raccolto in piena maturazione e fatto essiccare al sole con trattamenti chimici o fisici di disinfestazione.</p> <p>In Italia la maggior parte della produzione viene dalle regioni meridionali, in special modo da Puglia, Calabria e Sicilia. Si segnala in Toscana la produzione dei Fichi secchi di Carmignano, in Provincia di Prato.</p> <p>La raccolta avviene in più riprese, secondo la varietà e la stagione, in Italia si preferiscono le varietà partenocarpiche per la polpa chiara, con acheni in minor numero e di consistenza più morbida.</p> <p>La produzione del fico secco prevede fasi successive di lavorazione, che si possono riassumere come segue:</p> <p>    raccolta dei frutti asciutti con il peduncolo, completamente maturi e tutti allo stesso grado di maturazione, separando i fichi bianchi da quelli colorati</p> <p>    sbiancatura dei fichi bianchi con un trattamento ai vapori di zolfo per una ventina di minuti</p> <p>    esposizione dei fichi al sole su cannicci puliti, facendo attenzione che non vi sia contatto tra i frutti e che l'occhio del sìcono sia posto verso l'alto fino alla completa coagulazione del succo interno</p> <p>    rivoltare quotidianamente i fichi per un disseccamento omogeneo e graduale, eliminando quelli piccoli o macchiati e comprimendo quelli rigonfi per eliminare le sacche d'aria</p> <p>    durante l'essiccamento proteggere i fichi dalle impurità e dalle ovideposizioni delle femmine di Efestia (Ephestia cautella)</p> <p>    a essiccamento avvenuto disinfestare i fichi secchi per due ore in autoclave sottovuoto usando Bromuro di metilene, nelle produzioni artigianali si immergono i fichi, in acqua di mare (o soluzione salina di Cloruro di sodio) bollente, per circa due minuti.</p> <p>Per un essiccamento ottimale la perdita d'acqua deve raggiungere il 30-35%. In Italia per la produzione di fichi secchi vengono usate le varietà: Dottato, Brogiotto, Pissalutto, Farà, ecc.</p> <p>In Turchia, uno dei maggiori produttori mondiali di fichi secchi, viene principalmente usata la varietà Fico di Smirne, che è per definizione un fico caduco, cioè che per rimanere e maturare deve essere obbligatoriamente fecondato.</p> <p>Generalmente i contadini campani usano un sistema tradizionale naturale che non prevede l'uso di altre sostanze per la preparazione e conservazione dei fichi secchi. I fichi vengono esposti al sole tali quali raccolti, su tavole di legno; spesso si coprono con reticelle bianche per tenere lontane le mosche ed altri insetti; la sera le tavole con sopra i fichi vengono ritirate e messe al coperto sotto una tettoia, ciò per evitare che la rugiada bagni i fichi e renda più lungo il periodo di essiccazione; le tavole vengono riesposte al sole il mattino seguente; le tavole vanno riparate anche in caso di pioggia. Talvolta il fico si apre in due metà dal lato del peduncolo per favorirne l'essiccazione ed ottenere le cosiddette coppie, che non sono altro che due mezzi fichi secchi uniti. Quando i fichi si sono appassiti del tutto e hanno perduto la loro umidità diventando dolcissimi, vengono passati nel forno a legna non troppo caldo, disposti su graticci fatti con canne o con polloni di ulivo coperti con foglie fresche di fico; appena il colore dei fichi diventa dorato si tolgono dal forno e si conservano in madie di legno, per essere consumati durante l'inverno. Se tutte le procedure sono state eseguite correttamente i fichi si conservano perfettamente fino a primavera, lasciando col tempo apparire in superficie una patina bianca zuccherina e diventando morbidi e succulenti. Talvolta si mettono nel forno insieme ai fichi foglie di alloro e semi di finocchietto selvatico affinché il fico venga aromatizzato col profumo di tali piante. A proposito delle suddette "coppie", non sono pochi quelli che le farciscono con mandorle o gherigli di noci e prima di infornarle.</p> <p><strong>Nota importante</strong></p> <p>Per quanto tecnicamente sia possibile, in annate favorevoli, la essiccazione artigianale dei fichi in diverse località italiane, anche del Centro - Nord, si consiglia di farlo solo se si conoscono le condizioni necessarie e le tradizionali pratiche per realizzarla; di norma al Nord, o in ambiente fresco ed umido, la essiccazione è problematica.</p> <p>In clima non adatto, o in condizioni igieniche inadeguate, possono svilupparsi sui frutti muffe da Aspergillus flavus, producenti Aflatossine, note per essere uno dei più potenti cancerogeni conosciuti, oltre che notevolmente tossiche. (La infezione da Aflatossine è possibile su diversi prodotti alimentari).</p> <p>Nella produzione professionale ed industriale, (praticata comunque in ambiente protetto ed in condizioni ottimali), i frutti essiccati sono controllati mediante illuminazione con lampada di Wood, ed i frutti infestati, essendo intensamente fluorescenti alla luce ultravioletta, sono immediatamente individuati ed eliminati.</p> <p><strong>Usi non alimentari</strong></p> <p>Oltre a consumare i frutti freschi o essiccati, il lattice di foglie e rametti di fico sono stati usati in passato per far cagliare il latte, nella produzione di formaggi artigianali.</p> <p><strong>Proprietà medicinali</strong></p> <p>    Gemme fresche: l'attività è da attribuirsi agli enzimi digestivi contenuti; regolarizza la motilita’ e la secrezione gastroduodenale, soprattutto in soggetti con reazioni psicosomatiche a livello gastrointestinale.</p> <p>    Foglie: raccolte da maggio ad agosto e fatte essiccare lentamente, contengono furocumarine, bergaptene, psoralene, cumarine, lattice; hanno proprietà emagoghe, antinfiammatorie, espettoranti e digestive; le fucomarine possono creare problemi con fenomeni di fotosensibilizzazione.</p> <p>    Frutti immaturi, parti verdi e giovani rametti: il lattice che sgorga dai tagli contiene amilasi e proteasi, viene applicato per uso esterno per eliminare calli e verruche per l’azione caustica e proteolitica; va usato con cautela: è ustionante ed irritante per la pelle.</p> <p>    Frutti freschi: assunti in quantità hanno un effetto lassativo.</p> <p>    Frutti essiccati: ricchi di vitamine A e B, proteine, zuccheri, e sali minerali (potassio, magnesio, calcio) hanno proprietà emollienti, espettoranti e lassative.</p> <p>Si ricorda comunque che anche le foglie hanno in parte caratteristiche irritative per il contatto di fregamento con la pelle, la sensibilizzazione è enfatizzata dal calore e dalla esposizione ai raggi ultravioletti, soprattutto in soggetti predisposti; è invece limitata da semplice risciacquo con acqua e permanenza lontano dall'irraggiamento solare, anche indiretto, per qualche ora.</p> <p>È diffusa la credenza che il lattice del fico aiuti ad abbronzarsi. L'applicazione di lattice di fico sulla pelle e successiva esposizione di questa alla luce solare intensa comporta invece lesioni ed ustioni, anche gravi.</p> </body> </html>
V 19 CF (0,05g)
Semi di Fico comune (Ficus carica L.)
Semi di Nocciòlo 1.8 - 4

Semi di Nocciòlo (Corylus...

Prezzo 1,55 € SKU: V 107
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<div id="idTab1" class="rte"> <h2><strong>Semi di Nocciòlo (Corylus avellana)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 5 o 10 semi.</strong></span></h2> <p>Il nocciòlo (Corylus avellana L., 1753) è una pianta appartenente alla famiglia Betulaceae.</p> <p><strong>Etimologia</strong></p> <p>Il nome del genere deriva dal greco κορις = elmo, oppure da kurl, il nome celtico della pianta, mentre l'epiteto specifico deriva da Avella, città avellinese famosa fin dall'antichità per la bontà delle sue nocciole.</p> <p><strong>Descrizione</strong></p> <p>La pianta ha portamento a cespuglio o ad albero e raggiunge l'altezza di 5-7 m.</p> <p>Ha foglie decidue, semplici, cuoriforme a margine dentato.</p> <p>È una specie monoica dicline. Le infiorescenze sono unisessuali. Le maschili in amenti penduli che si formano in autunno, le femminili somigliano ad una gemma di piccole dimensioni.</p> <p>Ogni cultivar di Nocciolo è autosterile ed ha bisogno di essere impollinata da un'altra cultivar.</p> <p>Il frutto (la ben nota nocciola o nocciolina) è avvolto da brattee da cui si libera a maturazione e cade. Esso è commestibile ed è ricco di un olio, usato sia nell'alimentazione che nell'industria dei colori e in profumeria.</p> <p><strong>Distribuzione e habitat</strong></p> <p>Il suo areale geografico naturale è europeo-caucasico, va dalla Penisola iberica e Inghilterra fino al Volga, e dalla Svezia alla Sicilia. La distribuzione altitudinale è da collinare a medio-montana. Rifugge le aree mediterranee più calde ed aride. Preferisce terreni calcarei, ben drenati, fertili e profondi. L'habitat naturale è costituito da boschi di latifoglie, soprattutto querceti misti mesofili, radure e margini. Può formare boschetti pionieri su terreni freschi pietrosi, in consociazione con aceri o pioppo tremolo.</p> <p><strong>Coltivazione</strong></p> <p>Vengono coltivate numerose varietà da frutto e ornamentali: tra queste ultime sono notevoli la varietà pendula, la varietà contorta, a portamento tortuoso, e la varietà fusco-rubra, a foglie porporine. È una pianta colonizzatrice che, avendo esigenze modeste in fatto di terreno e di clima, si adatta a svariate condizioni ambientali.</p> <p>In Italia, secondo produttore mondiale dopo la Turchia, il nocciolo è coltivato in modo intensivo principalmente in poche zone (in parentesi sono indicate le cultivar):</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Piemonte, nelle Langhe (Tonda Gentile delle Langhe).</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Lazio, in provincia di Viterbo (Tonda Gentile Romana).</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Campania, nelle province di Caserta (Tonda di Giffoni, Camponica, Mortarella, San Giovanni), Napoli, Avellino (Mortarella, San Giovanni, Camponica), Benevento (Mortarella), e Salerno (Tonda di Giffoni).</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Sicilia, principalmente nella provincia di Messina, ma anche sull'Etna, sulle Madonie e nei dintorni di Piazza Armerina.</p> <p>Le cultivar di riferimento sono: Tonda Gentile delle Langhe, piemontese, molto richiesta dall'industria dolciaria. Si ambienta con difficoltà fuori dalla sua area classica di coltivazione. Tonda di Giffoni, originaria della provincia di Salerno, è coltivata in varie zone della Campania e del Lazio essendo una cultivar che presenta un buonissimo ambientamento anche in zone diverse dall'area tipica di coltivazione. Molto richiesta dall'industria dolciaria. Tonda Gentile Romana, della provincia di Viterbo. Mortarella e S.Giovanni, campane a frutto allungato. Camponica, campana a frutto grosso, ottima per il consumo da tavola. In Sicilia la varietà più diffusa è la "Nostrale" o "Siciliana", ottima per la tostatura perché esalta il suo aroma intenso.</p> <p><strong>Aspetti medici</strong></p> <p>La presenza delle nocciole, anche in tracce, per obbligo di legge va indicata nelle etichette degli alimenti, ciò al fine di evitare possibili allergie alimentari.</p> </div><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 107 (5 NS)
Semi di Nocciòlo 1.8 - 4

Tubero Topinambur - carciofo di Gerusalemme (Helianthus tuberosus)

Tubero Topinambur -...

Prezzo 7,95 € SKU: P 421
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<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Tubero Topinambur - carciofo di Gerusalemme (Helianthus tuberosus)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per pacchetto di 5 tuberi.</strong></span></h2> <p>Il <b>topinambur</b>, chiamato anche <b>rapa tedesca</b>, <b>carciofo di Gerusalemme</b> o <b>girasole del Canada</b> (nome scientifico <i><b>Helianthus tuberosus</b></i> <small>L., 1753</small>, anche volgarizzato in <i>Elianto tuberoso</i>), è una pianta usata come ortaggio, appartenente alla grande famiglia (tassonomia) delle Asteraceae e al genere helianthus, con l'infiorescenza a capolino.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Etimologia">Etimologia</span></h2> <p>Il nome generico (<i>Helianthus</i>) deriva da due parole greche <i>”helios”</i> (= sole) e <i>”anthos”</i> (= fiore) in riferimento alla tendenza di alcune piante di questo genere a girare sempre il capolino verso il sole<sup id="cite_ref-2" class="reference">[2]</sup><sup id="cite_ref-Motta411_3-0" class="reference">[3]</sup>, comportamento noto come eliotropismo. Il nome specifico (<i>tuberosus</i>) indica una pianta perenne, il cui organo di sopravvivenza è un tubero, da un anno al successivo. <br />Il binomio scientifico attualmente accettato (<i>Helianthus tuberosus</i>) è stato proposto da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione <i>Species Plantarum</i> del 1753<sup id="cite_ref-Tropicos_4-0" class="reference">[4]</sup>.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Descrizione">Descrizione</span></h2> <div class="thumb tright"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/ae/Sunroot_top.jpg/150px-Sunroot_top.jpg" class="thumbimage" width="150" height="200" /> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> Il portamento</div> </div> </div> <p>il topinambur è una erbacea perenne e il fusto può arrivare fino a oltre 3 metri di altezza. La forma biologica della specie è geofita bulbosa (<b>G bulb</b>)<sup id="cite_ref-Pignatti57_5-0" class="reference">[5]</sup>, ossia sono piante perenni erbacee che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei chiamati tuberi, organi di riserva che annualmente producono nuovi fusti, foglie e fiori. Altri Autori definiscono la forma biologica come geofita rizomatosa (<b>G rhiz</b>)<sup id="cite_ref-Udine_6-0" class="reference">[6]</sup>.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Radici">Radici</span></h3> <p>Le radici sono fascicolate, di tipo secondario a partire dal rizoma<sup id="cite_ref-Udine_6-1" class="reference">[6]</sup>.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Tubero">Tubero</span></h3> <p>Il tubero è commestibile (quindi edule), per questo è anche chiamato patata topinambur.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Fusto">Fusto</span></h3> <ul> <li>Parte ipogea: la parte sotterranea è un rizoma irregolare (nodoso e rotondeggiante; ingrossato e/o fusiforme) di tipo tuberoso. Questi organi si sviluppano tardivamente a fine stagione e in molti casi in inverno. Diametro del rizoma: 3 – 5 cm.</li> <li>Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta, ascendente e ramosa; in alto è cigliato-ruvida. Nelle coltivazioni è scabro-pubescente.</li> </ul> <h3><span class="mw-headline" id="Foglie">Foglie</span></h3> <div class="thumb tright"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/45/Sunroot_growing.jpg/150px-Sunroot_growing.jpg" class="thumbimage" width="150" height="166" /> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> Le foglie</div> </div> </div> <p>Le foglie sono a disposizione opposta nella parte bassa del fusto, e a disposizione alterna nel resto della pianta oppure anche verticillate per tre (carattere non costante). Le foglie sono intere e ristrette alla base, sono inoltre picciolate con piccioli cigliati alla base (a volte i piccioli sono quasi alati). In quelle inferiori la forma è largamente ovata o anche cordiforme, mentre quelle superiori sono oblunghe o lanceolate, sempre con apice acuminato. I margini sono dentellati. La superficie è ruvida e percorsa da tre nervi e il colore è verde-scuro. Dimensione delle foglie: larghezza 5 – 8 cm; lunghezza 8 – 15 cm. Lunghezza del picciolo: ¼ della lamina fogliare.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Infiorescenza">Infiorescenza</span></h3> <div class="thumb tright"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/d/dd/HelianthusTuberosus.jpg/150px-HelianthusTuberosus.jpg" class="thumbimage" width="150" height="110" /> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> Il capolino</div> </div> </div> <p>Le infiorescenze sono dei capolini terminali eretti e sub-corimbosi su peduncoli non ingrossati; i capolini sono da 3 a 15 per pianta e non tutti raggiungono la fioritura. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro emisferico composto da più brattee (o squame) a disposizione embricata e poste in diverse serie che fanno da protezione al ricettacolo lievemente convesso e munito di pagliette avvolgenti i semi<sup id="cite_ref-Motta411_3-1" class="reference">[3]</sup>, sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati (da 10 a 20) di colore giallo, disposti in un unico rango; quelli interni tubulosi (oltre 60) di colore arancio o giallo scuro. Le brattee dell'involucro (da 22 a 35) sono verde scuro (si scuriscono ulteriormente durante la fase di essiccazione), lanceolate e setolose (cigliate) ai margini. Diametro del capolino: 3 – 9 cm. Lunghezza del peduncolo: 1 – 15 cm. Dimensione dell'involucro: larghezza 8 – 12 mm; lunghezza 10 – 25 mm. Dimensione delle brattee: larghezza 2 – 4 mm; lunghezza 8,5 – 15 mm.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Fiore">Fiore</span></h3> <p>I fiori sono simpetali, zigomorfi (quelli ligulati) e attinomorfi (quelli tubulosi); sono inoltre tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati) sono sterili; mentre quelli del disco centrale (tubulosi) sono bisessuali.</p> <ul> <li>Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:</li> </ul> <dl> <dd> <dl> <dd> <dl> <dd><b>* K 0/5, C (5), A (5), G (2), infero, achenio</b><sup id="cite_ref-7" class="reference">[7]</sup></dd> </dl> </dd> </dl> </dd> </dl> <ul> <li>Calice: i sepali sono ridotti a una coroncina di squame.</li> <li>Corolla: i fiori periferici (ligulati) sono nastriformi (provvisti di lunghe lingule – sono decisamente più lunghi dell'involucro) a forma lanceolata e a disposizione raggiante. Quelli del disco centrale (tubulosi) hanno delle corolle tubulari a 5 denti. Dimensione delle ligule: larghezza 6 – 9 mm; lunghezza 20 – 25 mm. Lunghezza dei fiori tubulosi: 6 – 7 mm.</li> <li>Androceo: gli stami sono 5 con dei filamenti liberi; le antere invece sono saldate fra di loro e formano un manicotto che circonda lo stilo. Le antere alla base sono ottuse<sup id="cite_ref-Pignatti57_5-1" class="reference">[5]</sup> e colorate di nero, marrone scuro.</li> <li>Gineceo: lo stilo è unico con uno stimma filiforme-conico assai breve e pubescente; l'ovario è infero e uniloculare formato da due carpelli concresciuti e contenente un solo ovulo.</li> <li>Fioritura: la fioritura è molto caratteristica e avviene a fine estate (tra agosto e ottobre), con la comparsa di molti fiori giallo oro. Terminata la fioritura la pianta si secca, ma in primavera dai tuberi nasceranno i nuovi getti.</li> </ul> <h3><span class="mw-headline" id="Frutti">Frutti</span></h3> <p>I frutti sono degli acheni sormontati da un pappo formato da due squame (o denti) lineari-acute e precocemente caduche<sup id="cite_ref-8" class="reference">[8]</sup>.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Riproduzione">Riproduzione</span></h2> <ul> <li>Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).</li> <li>Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).</li> <li>Dispersione: i semi cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).</li> </ul> <h2><span class="mw-headline" id="Distribuzione_e_habitat">Distribuzione e habitat</span></h2> <div class="thumb tright"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/d/dd/Helianthus_tuberosus_-_Distribuzione.PNG/510px-Helianthus_tuberosus_-_Distribuzione.PNG" class="thumbimage" width="510" height="324" /> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> Distribuzione della pianta<br />(Distribuzione regionale<sup id="cite_ref-CIVF103_9-0" class="reference">[9]</sup> – Distribuzione alpina<sup id="cite_ref-FA472_10-0" class="reference">[10]</sup>)</div> </div> </div> <table> <tbody> <tr> <td> <p>« Entro i manipoli qua e là sparsi / dei topinambùr lungo gli argini /<br />ogni lustro del giallo si fa intimo / all'autunnale catarsi »</p> </td> </tr> <tr> <td>(<small>da Andrea Zanzotto, <i>Altri topinambùr</i>, in <i>Meteo</i></small>)</td> </tr> </tbody> </table> <ul> <li>Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è <b>Nord Americano</b>. Dato l'alto grado di diffusione spontanea della pianta non è facile definire quale sia la sua distribuzione originale<sup id="cite_ref-Motta411_3-2" class="reference">[3]</sup><sup id="cite_ref-efloras_11-0" class="reference">[11]</sup>.</li> <li>Distribuzione: in Italia è ovunque presente (a parte la Sardegna) e relativamente comune ma considerata esotica (Specie naturalizzata). Nelle Alpi è ugualmente presente (a parte alcune province occidentali). Oltreconfine (sempre nelle Alpi) è presente in Francia, in Austria e in Slovenia. Sugli altri rilievi europei si trova nella Foresta Nera, Vosgi, Massiccio del Giura, Pirenei e Carpazi.<sup id="cite_ref-FA472_10-1" class="reference">[10]</sup>.</li> <li>Habitat: è una pianta molto vitale, quasi infestante, che predilige terreni umidi e conquista terreni vicini a corsi d'acqua; ma si trova anche nei megaforbieti e nei popolamenti a felci. Il substrato preferito è sia calcareo sia siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.</li> <li>Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 800 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e quello planiziale – a livello del mare.</li> </ul> <h3><span class="mw-headline" id="Fitosociologia">Fitosociologia</span></h3> <p>Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale<sup id="cite_ref-FA472_10-2" class="reference">[10]</sup>:</p> <dl> <dd> <dl> <dd><b>Formazione</b>: delle comunità delle macro- e megaforbie terrestri <dl> <dd><b>Classe</b>: <i>Filipendulo-Convolvuletea</i> <dl> <dd><b>Ordine</b>: <i>Convolvuletalia</i> <dl> <dd><b>Alleanza</b>: <i>Convolvulion sepium</i></dd> </dl> </dd> </dl> </dd> </dl> </dd> </dl> </dd> </dl> <h2><span class="mw-headline" id="Sistematica">Sistematica</span></h2> <p>La famiglia di appartenenza della <i>H. tuberosus</i> (Asteraceae o Compositae, <i>nomen conservandum</i>) è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1535 generi<sup id="cite_ref-BotSist520_12-0" class="reference">[12]</sup> (22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti<sup id="cite_ref-13" class="reference">[13]</sup>). Il genere di appartenenza (<i>Helianthus</i>) è composto da circa 50 – 70 specie secondo i vari Autori. <br />Le varie specie del genere vengono distinte soprattutto in base al ciclo biologico: annuo o poliennale. <i>H. tuberosus</i> ovviamente appartiene al secondo gruppo. <br />Il numero cromosomico di <i>H. tuberosus</i> è: 2n = 102<sup id="cite_ref-Tropicos_4-1" class="reference">[4]</sup><sup id="cite_ref-efloras_11-1" class="reference">[11]</sup>.</p> <h3><span id="Variabilit.C3.A0"></span><span class="mw-headline">Variabilità</span></h3> <p>L'<i>Helianthus tuberosus</i> è variabile (dato anche l'alto numero cromosomico) e probabilmente è in parte derivato da ibridazioni poliploidi di altre specie come <i>Helianthus pauciflorus</i> e <i>Helianthus resinosus</i><sup id="cite_ref-efloras_11-2" class="reference">[11]</sup>.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Ibridi">Ibridi</span></h3> <p>Con la specie <i>Helianthus pauciflorus</i> la pianta di questa voce forma il seguente ibrido interspecifico<sup id="cite_ref-14" class="reference">[14]</sup>:</p> <dl> <dd> <ul> <li><i>Helianthus × laetiflorus <small>Pers. (1807)</small></i></li> </ul> </dd> </dl> <h3><span class="mw-headline" id="Sinonimi">Sinonimi</span></h3> <p>Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:</p> <dl> <dd> <ul> <li><i>Helianthus esculentus</i> <small>Warsz (1852)</small></li> <li><i>Helianthus serotinus</i> <small>Tausch</small></li> <li><i>Helianthus subcanescens</i> <small>(A. Gray) E.E. Watson (1929)</small></li> <li><i>Helianthus tomentosus</i> <small>Michaux</small></li> <li><i>Helianthus tuberosus</i> var. <i>subcanescens</i> <small>A. Gray</small></li> <li><i>Helianthus tuberosus</i> var. <i>albus</i> <small>Cockerell</small></li> <li><i>Helianthus tuberosus</i> var. <i>purpurellus</i> <small>Cockerell</small></li> </ul> </dd> </dl> <h3><span class="mw-headline" id="Specie_simili">Specie simili</span></h3> <p>Il “topinambur” è un fiore molto caratteristico e quindi difficilmente confondibile con altre specie. Qui vengono brevemente citate le altre specie dello stesso genere (<i>Helianthus</i>) presenti spontaneamente sul territorio italiano<sup id="cite_ref-CIVF103_9-1" class="reference">[9]</sup>. Tutte sono comunque considerate sub-spontanee o esotiche naturalizzate.</p> <dl> <dd> <ul> <li><i>Helianthus decapetalus</i> <small>L.</small> - Girasole semplice: è una specie perenne con capolino più piccolo (diametro di 5 – 7 cm); viene indicata una presenza (ma non confermata) nel Piemonte.</li> <li><i>Helianthus multiflorus</i> <small>L.</small> - Girasole doppio: probabilmente è derivato dalla specie <i>H. decapetalus</i>; il capolino è più grande con un numero maggiore di fiori raggianti (20 e più); si trova nel Friuli-Venezia Giulia.</li> <li><i>Helianthus pauciflorus</i> <small>Nutt.</small> subsp. <i>pauciflorus</i> - Girasole selvatico: è una specie perenne con foglie più lanceolate; è presente in gran parte della Penisola (isole comprese).</li> <li><i>Helianthus annuus</i> <small>L.</small> - Girasole comune: è la specie più diffusa e conosciuta ed è anche coltivata; è la specie più grande del genere con un capolino che raggiunge i 5 dm di diametro; è comune in tutta l'Italia.</li> </ul> </dd> </dl> <h2><span class="mw-headline" id="Coltivazione">Coltivazione</span></h2> <p>È possibile coltivare i topinambur anche nell'orto familiare, visto che si adattano bene anche a terreni marginali, purché soleggiati. La pianta, infatti, è molto rustica e può diventare addirittura invasiva. La coltivazione si riduce, praticamente, alla piantagione. In inverno, una volta seccata la parte aerea della pianta, sarà possibile raccogliere i tuberi scavando a mano, lasciando quelli più piccoli a continuare la coltivazione (che può avvenire per molti anni sullo stesso terreno senza problemi). un altro metodo è possibile raccogliere tutti i tuberi e rimetterne una quota nel suolo, coltivandoli ordinati a file per facilitare la raccolta dell'anno successivo.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Usi">Usi</span></h2> <h2>Fitoalimurgia</h2> <p>Può essere utile nella dieta di alcune forme di diabete.<sup id="cite_ref-15" class="reference">[15]</sup> Secondo la medicina popolare il topinambur (specialmente i tuberi) presenterebbe le seguenti proprietà medicamentose<sup id="cite_ref-Pfaf_16-0" class="reference">[16]</sup>:</p> <dl> <dd> <ul> <li>colagoga (facilita la secrezione biliare verso l'intestino);</li> <li>diuretica (facilita il rilascio dell'urina);</li> <li>stomachica (agevola la funzione digestiva);</li> <li>tonica (rafforza l'organismo in generale).</li> </ul> </dd> </dl> <h3><span class="mw-headline" id="Cucina">Cucina</span></h3> <p>I tuberi di topinambur si raccolgono in inverno, sono molto nutrienti e la loro cottura è simile a quella delle patate. Possono essere consumati anche crudi con sale e pepe<sup id="cite_ref-Motta411_3-3" class="reference">[3]</sup>. Nella cucina piemontese sono tipici con la bagna càuda e la fonduta, mentre in quella siciliana trovano un uso sporadico nella farcitura di focacce.<sup id="cite_ref-17" class="reference">[17]</sup></p> <h3><span id="Propriet.C3.A0_nutrizionali"></span><span class="mw-headline">Proprietà nutrizionali</span></h3> <p>Grazie al contenuto di inulina è una pianta molto adatta e indicata nella dieta di persone diabetiche in quanto l'inulina funziona come riserva di carboidrati (in sostituzione all'amido) indipendentemente dall'insulina<sup id="cite_ref-Pfaf_16-1" class="reference">[16]</sup>. L'inulina è costituita da una catena di molecole di fruttosio terminanti con glucosio. A seconda della stagione della raccolta la lunghezza delle molecole di inulina varia e quindi la loro solubilità. Il topinambur passa per lo stomaco e il primo tratto dell'intestino senza venire digerito, solamente nell'ultimo tratto dell'intestino sono presenti dei bifidobatteri e dei lattobacilli in grado di rompere le lunghe molecole dell'<i>Helianthus tuberosus</i> il cui carattere fibroso ha un effetto molto positivo sulla flora batterica. Il tubero inoltre è ricco di sali minerali e in particolare potassio, magnesio, fosforo e ferro come pure di selenio e zinco. Il topinambur è da sempre famoso per ridurre il colesterolo e per stabilizzare la concentrazione del glucosio nel sangue e dell'acido urico.</p> <div class="thumb tright"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/9d/Helianthus_tuberosus.jpg/220px-Helianthus_tuberosus.jpg" class="thumbimage" width="220" height="165" /> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> Tuberi di topinambur</div> </div> </div> <h2><span class="mw-headline" id="Altre_notizie">Altre notizie</span></h2> <p>Una delle prime descrizioni di questa pianta (sul territorio italiano) è stata fatta dal naturalista e botanico Fabio Colonna (1567 – 1640) nella pubblicazione <i>”Ekphrasis altera”</i>(Roma, 1616) con un nome diverso da quello attuale: <i>Flos solis farnesianus</i>. La descrizione specificava soprattutto la parte ipogea della pianta: dotata di tuberi a buccia rossa<sup id="cite_ref-Motta411_3-4" class="reference">[3]</sup>.</p> <p>In piemontese viene chiamato ciapinabò ed è utilizzato per la tipica bagna cauda, si organizzano delle sagre dedicate nel periodo autunnale in alcuni paesi del Piemonte.</p> </body> </html>
P 421
Tubero Topinambur - carciofo di Gerusalemme (Helianthus tuberosus)

Questa pianta è resistente all'inverno e al gelo. Vedi di più nella descrizione.
Semi di uva selvatica...

Semi di uva selvatica...

Prezzo 1,55 € SKU: V 131 WG
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<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> <h2><strong>Semi di uva selvatica (Vitis spp.)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Confezione da 10 semi.</strong></span></h2> <p>L'uva selvatica (Vitis spp.) È stata trovata dai coloni europei quando sono arrivati ​​sulla costa orientale di quelli che ora sono gli Stati Uniti. Abituati all'uva domestica (Vitis vinifera) originaria dell'Europa, le viti rampanti ei frutti dell'uva selvatica incoraggiavano gli intenditori di uva a ibridare varie specie per produrre frutti più grandi e più dolci per vino, succhi e gelatine. Mentre sono state coltivate poche uve autoctone selvatiche, la maggior parte delle uve domestiche sono cultivar vinifera.</p> <p>Le principali differenze tra l'uva selvatica e quella coltivata sono le dimensioni e la dolcezza dei frutti, la resistenza ai parassiti e alle malattie e la propagazione. In generale, l'uva selvatica tende ad avere frutti più piccoli rispetto all'uva domestica.</p> <p>Crescono facilmente e sono molto meno incatenati da malattie e parassiti rispetto alle cultivar di uva coltivate, rendendoli coltivatori piuttosto prolifici. Un altro motivo per cui possono essere classificati come erbacce di uva selvatica.</p> <p>L'uva selvatica produce frutti di diametro compreso tra 1/8 e 1 pollice. Mentre i frutti sono commestibili, variano da acidi a dolci (i semi che offriamo dall'uva selvatica, sono i frutti molto dolci).</p> <p>L'uva selvatica è commestibile?<br />Sì, l'uva selvatica è commestibile</p> <p>L'uva selvatica è ottima per la spremitura e si congela molto bene se non hai tempo o la voglia di spremere immediatamente. Il succo fa un'ottima gelatina. Possono essere cotti in piatti e anche le foglie sono commestibili. Conosciute come "dolma", le foglie sono state a lungo utilizzate nella cucina mediterranea, farcite con riso, carne e varie spezie.</p>
V 131 WG 10 S
Semi di uva selvatica (Vitis spp.)
Semi di Uva nera (vitis vinifera) 1.55 - 1

Semi di Uva nera (vitis...

Prezzo 1,95 € SKU: V 131
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<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><span style="text-decoration: underline;"><strong><em>SEMI DI UVA NERA (VITIS VINIFERA)</em></strong></span></h2> <h3><span style="color: #ff0000;"><strong>10 Semi in confezione.</strong></span></h3> <p>Descrizione: Più propriamente l'uva è una infruttescenza, cioè un raggruppamento di frutti, detto grappolo. Il grappolo è composto da un graspo (o "raspo"), e da numerosi acini (detti anche chicchi, o più propriamente bacche), di piccola taglia e di colore chiaro (verde-giallastro, giallo, giallo dorato) nel caso dell'uva bianca, o di colore scuro (rosa, viola o violetto bluastro) nel caso dell'uva nera.</p> <p> </p> <p>Il raspo, o rachide, è l'asse centrale del grappolo, ramificato in racimoli e quindi in pedicelli, che portano i fiori ed in seguito i frutti, gli acini.</p> <p> </p> <p><strong>Utilizzo</strong></p> <p>L'uva viene utilizzata soprattutto per la produzione del vino, e si parla in questo caso di uva da vino, ma anche per il consumo alimentare come frutta, sia fresca (uva da tavola), sia secca (uva passa, utilizzata in cucina e nella preparazione dei dolci); infine dall'uva si estrae il succo d'uva (bevanda non alcolica), e dai semi si estrae l'olio di vinaccioli.</p> <p> </p> <p>Le due specie di vite più importanti per la produzione di uva sono:</p> <p> </p> <p>    la Vitis vinifera, originaria dell'Europa e dell'Asia occidentale, dalla quale derivano tutti i vitigni destinati alla produzione di uva da vino e di uva da tavola</p> <p>    la Vitis labrusca, di importanza molto ridotta, originaria dell'America del nord, destinata marginalmente alla produzione di uva da tavola.</p> <p> </p> <p>Le specie di vite americane ed i loro ibridi, essendo immuni dalla fillossera per quanto riguarda la parte radicale (infatti essa colpisce la parte aerea della vite "americana" e la parte radicale dalla Vitis vinifera), sono utilizzate sia come porta-innesto per la vite europea, sia come incrocio con alcune varietà della Vitis vinifera a produrre ibridi.</p> <p> </p> <p>L'Italia è il primo produttore al mondo di uva da tavola. Tra le principali varietà di uva da tavola: Italia, Vittoria, Regina, per le uve bianche; Moscato d'Amburgo, Red Globe e Rosada per le uve rosse.</p> <p> </p> <p><strong>Proprietà di uva e derivati</strong></p> <p>Le ricerche scientifiche hanno evidenziato che l'assunzione di vino rosso in moderata quantità comporta una migliore stabilità del plasma, una diminuita aggregazione piastrinica, una calo dell'LDL (lipoproteine a bassa densità) e un corrispondente aumento dell'HDL (lipoproteine ad alta densità), grazie alla presenza di sostanze appartenenti ai polifenoli comprendenti i flavonoidi, che attuano una efficace protezione contro il fenomeno dell'ossidazione.</p> <p> </p> <p>La capacità dei polifenoli di inibire l'ossidazione delle LDL è in funzione del loro contenuto di catechina, acido gallico, miricetina, quercitina, acido caffeico. Queste proprietà, dimostrate per la verità principalmente in vitro, vengono spesso utilizzate per dare supporto scientifico al cosiddetto paradosso francese, ovvero il fenomeno per il quale in Francia, nonostante il consumo relativamente alto di alimenti ricchi di acidi grassi saturi, la mortalità per malattie cardiovascolari è relativamente bassa.</p> </body> </html>
V 131 (10 S)
Semi di Uva nera (vitis vinifera) 1.55 - 1