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Varietà dal Perù

Semi di Patate Viola Peruviano 3.05 - 6

Semi di Patate Viola Peruviano

Prezzo 2,95 € SKU: P 441
,
5/ 5
<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di Patate Viola Peruviano</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;">Il prezzo è di 5 o 10 tuberi-seme viola.</span></h2> <p>Lo inviamo come giovane e piccolo, quindi può essere consegnato a qualsiasi casella di posta. Ha il sapore e la consistenza di una varietà ordinaria, ma vanta una vivida carne viola che mantiene il suo colore durante la cottura. Ricco di antociani antiossidanti, è meglio anche per te. Ideale per frullare, cuocere al forno, arrostire e cuocere al microonde, oltre a creare patatine e patatine fritte spettacolari!</p> </body> </html>
P 441 5K
Semi di Patate Viola Peruviano 3.05 - 6

Varietà dall'America

Semi di Patata Rosso KENNEBEC 1.95 - 2

Semi di Patata Rosso KENNEBEC

Prezzo 1,95 € SKU: P 247 RK
,
5/ 5
<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di Patata Rosso KENNEBEC</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 10 semi.</strong></span></h2> <p><span class="tlid-translation translation" lang="it" xml:lang="it"><span title=""></span><span title=""><span title="">Queste pelli rosse sono ottime patate da tavola.</span> <span title="">Consistenza abbastanza solida quando è bollita.</span> <span title="">Sono altamente raccomandati per patatine e patatine fritte.</span> <span title="">Le piante sono compatte ed erette con foglie levigate e aguzze e numerosi grandi fiori bianchi con una leggera sfumatura rosso porpora sui dorsi.</span><br /><br />Le patate possono essere coltivate da semi vivi con la stessa facilità e affidabilità di pomodori, peperoni o melanzane.</span></span></p> <p>La patata (Solanum tuberosum L.) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Solanaceae (Dicotiledoni), originaria del Perù, della Bolivia, del Messico e del Cile e portata in Europa dagli spagnoli nel XVI secolo intorno al 1570. Non si conoscono varietà spontanee né si sa da quale specie originaria di Solanum si sia originata la patata edule.</p> <p>La parola italiana patata deriva dall'omonimo termine spagnolo, preso direttamente dalla sua forma indiana in lingua nahuatl potatl, attraverso però l'uso altrettanto diffuso di termini come «papa» (che in lingua quechua indica appunto Solanum tuberosum) e «batatas» per Ipomoea batatas, nome originario dell'isola Hispaniola.</p> <p>Attraverso la lingua italiana e l'inglese i termini «patata» e l'analogo «potato» si diffusero nel resto d'Europa, sopravvivendo con alcuni nomi in disuso nei dialetti della lingua tedesca (Patätsche, Pataken). Più fortuna ebbe il nome Tartifola datole in Italia a partire dal XVI sec.: assimilato il tubero di Solanum tuberosum per forma e commestibilità al tartufo, oggi il termine relativo in italiano sopravvive solo in alcuni dialetti, mentre si è affermato in tutta l'area mitteleuropea e germanica nella variante Kartoffel, termine che poi tornò in alcuni dialetti del Friuli nella variante latinizzata di «cartufole» o «cartufolaria». Anche le parole in lingua bulgara картоф, e in lingua russa картофель derivano dall'Italiano tartufoli.</p> <p>In altri linguaggi è comune anche "mela di terra": pomme de terre in francese, aardappel in olandese, תפוח אדמה in ebraico (spesso scritto solamente פוד) e Erdaepfel in tedesco Austriaco. Il termine è probabilmente di origine colta, ed è da accostare all'analogo tedesco «Grundbirne» (pera di terra), da cui derivano i termini «krompir» del croato, «brambory» del ceco, peruna del finlandese, e jordpäron dello svedese. In polacco la patata è chiamata ziemniaki, e in slovacco zemiak, dalla parola che significa "terra". In parecchie lingue indiane settentrionali e nepali è chiamata alu e in indonesiano kentang.</p> <p>Differenti nomi per la patata si svilupparono in varie regioni della Cina, i più frequentemente usati nel cinese standard sono "tubero per cavalli" (马铃薯 - mǎlíngshǔ), "fagiolo di terra" (土豆 - tǔdòu), e "taro straniero" (洋芋 - yángyù).</p> <p><strong>Storia</strong></p> <p>La presenza della patata coltivata nelle zone più elevate della regione delle Ande risale al II millennio a.C., dove la patata veniva essiccata e costituiva una risorsa di scorta.</p> <p>La essiccazione naturale, preceduta da esposizione ai geli notturni e seguita da prolungati lavaggi e sbiancature, è un complesso procedimento che permetteva tra l'altro l'estrazione di sostanze tossiche, presenti in abbondanza nelle varietà che erano coltivate: tale procedimento è possibile solo con le varietà originarie (strettamente brevidiurne e che quindi maturano in tardo autunno), e nell'ambiente fortemente soleggiato e con valori di umidità atmosferica estremamente bassi, condizione peculiare ed unica degli altopiani andini da 3200 a 4800 m di quota.</p> <p>La probabile ibridazione con specie cilene, non legate al ciclo brevidiurno, (che quindi maturano nella prima estate) ed inoltre a ciclo breve (da 40 a 80 giorni dalla semina, contro gli otto mesi della patata degli altopiani) permise di ottenere la patata a tutti nota, che si è diffusa in buona parte del mondo.</p> <p>Contrariamente a quanto accaduto ad altre colture di larga diffusione provenienti dal Nuovo Mondo e in seguito diffuse, con tempi e modi diversi, per tutto il globo, (quali ad esempio il pomodoro o il mais), la patata raggiunse un certo successo solo in America del Nord ed in Europa, per contro non fu accolta in Cina, Giappone, e in tutta l'area islamica.</p> <p>Anche in Europa la diffusione della coltivazione fu lenta, influenzata da una diffidenza nei confronti di ciò che "cresce sottoterra" fino ad arrivare ad affermare che il consumo diffondesse la lebbra e ad asserire, nell'Encyclopédie del 1765, che si tratta di "cibo flatulento". Ci furono poi casi di intossicazione causati dall'esposizione prolungata dei tuberi alla luce (come è noto l'esposizione alla luce dei tuberi fa sviluppare la solanina, tossica), tali fatti enfatizzati nei racconti popolari ebbero un effetto dissuasivo al consumo: la decisione poi di costringere i galeotti o i soldati ad alimentarsi di patate, perché a disposizione a buon prezzo, non fu un buon viatico a considerare le patate un cibo di qualità.</p> <p>Gli spagnoli la conobbero fin dai primi decenni (1539) del XVI secolo in Perù ma la pianta non risvegliò particolari interessi nella penisola iberica, maggiore interesse incontrò in Italia dove le patate vennero chiamate "tartuffoli".</p> <p> </p> <p>Nel 1600 l'agronomo francese Olivier de Serres, nella sua opera Théâtre d'agriculture et Ménage des champs, ne descrive in maniera dettagliata la coltivazione e nell'opera Rariorum plantarum historia di Charles de l'Écluse del 1601 ne viene data una dettagliata descrizione botanica: a quest'ultimo, che fu per lungo tempo botanico di corte dell'imperatore Massimiliano II, si deve l'introduzione della patata (e di altre piante esotiche) in Austria.</p> <p>La tradizione vuole che l'introduzione della patata in Inghilterra (1588) sia merito di Walter Raleigh, la coltivazione si diffuse però soprattutto nella vicina Irlanda.</p> <p>Per contro l'Inghilterra ne diffuse soprattutto le pratiche di coltivazione all'estero: nel suo libro, La ricchezza delle nazioni, Adam Smith deplorava che i suoi compatrioti non apprezzassero un prodotto che aveva, apparentemente, dimostrato il suo valore nutrizionale nella vicina Irlanda.</p> <p>La diffusione del tubero fu quindi poco uniforme: in Francia, ad esempio, coinvolse inizialmente poche aree del Delfinato e dell'Alsazia (1666) e in seguito della Lorena (1680) dove nel 1787 viene descritta come cibo principale degli abitanti della campagna.</p> <p>Più incisiva fu la diffusione in aree come la Svezia, la Svizzera e soprattutto la Germania. L'agronomo francese Antoine Parmentier, rientrato in Francia nel 1771 in seguito ad un periodo di prigionia trascorso in Prussia dopo la Guerra dei sette anni, prese parte ad un concorso indetto dall'Accademia di Besançon sulla ricerca di possibili sostituti del pane[2], e redasse un articolo sul valore nutrizionale della patata. Sempre nel '700 anche l'economista Antonio Zanon condusse una battaglia per l'introduzione della patata nell'agricoltura della pianura friulana, mentre alla fine dello stesso secolo l'avvocato ed agronomo cuneese Giovanni Vincenzo Virginio si adoperò per cercare di diffondere la patata in Piemonte pubblicando nel 1799 in Torino, presso la Stamperia Reale, il Trattato della coltivazione delle patate o sia pomi di terra volgarmente detti tartiffle, dato in luce dall'avvocato Vincenzo Virginio, Socio ordinario della Reale Società agraria di Torino e di altre Accademie, dedicato agli accurati Agricoltori del Piemonte ed arrivando a distribuire gratuitamente patate al popolo a scopo promozionale.</p> <p><strong>Peronospora ed emigrazione degli irlandesi</strong></p> <p>In Irlanda, grazie al clima umido e fresco, particolarmente congeniale alla crescita del tubero, in breve progressione la patata diventò l'alimento principale di gran parte della popolazione (1700-1750). Il diffuso ricorso alla monocoltura, per di più limitata a una o due varietà, espose però la popolazione irlandese al grave rischio degli effetti catastrofici legati al fatto che eventuali malattie potessero colpire le piante. Ciò infatti si verificò con l'arrivo di una terribile malattia della patata, fino ad allora sconosciuta in Irlanda, la Peronospora, che colpì dapprima sporadicamente i raccolti fino poi a colpirli tutti contemporaneamente e con eguale virulenza: data l'uniformità della specie, nelle varietà che erano coltivate, i raccolti andarono completamente persi.</p> <p>Le conseguenze furono spaventose, provocando una serie di carestie culminate nella devastante Grande carestia del 1845, che fu la concausa che scatenò l'emigrazione massiccia degli Irlandesi negli Stati Uniti nella seconda metà dell'800.</p> <p><strong>Coltivazione</strong></p> <p>La patata, limitatamente alla fase vegetativa, si adatta a climi molto diversi, e nella tradizione agronomica è considerata una tipica coltura da rinnovo che apre la rotazione. La piantagione si effettua sul terreno arato e concimato, disponendo i tuberi interi o suddivisi nei solchi, in modo da avere 5-6 piante/m²: 40-50 cm di distanza tra le piante e 80-100 cm fra le file. La coltura primaticcia si semina da novembre a febbraio, quella ordinaria in marzo-aprile, quella tardiva in giugno-luglio. Per la raccolta vengono impiegate macchine di varie tipologie (scavatrici semplici o composte, scavatrici-raccoglitrici).</p> <p>Occorre ricordare che la coltivazione della patata, pur soddisfacente per la produzione di tuberi da consumo in una grande varietà di climi e di temperature, è in realtà il prodotto di una moltiplicazione clonale e non di una riproduzione da seme.</p> <p>L'accumulo, anno dopo anno, di virus vegetali all'interno dei tuberi, soprattutto ad effetto di alte temperature, anche se non produce problemi al consumo, produce invece un progressivo decadimento delle qualità vitali dei tuberi stessi, impedendo la coltivazione per più di qualche anno dei tuberi prelevati dal raccolto.</p> <p>In realtà i tuberi detti "da seme" sono "riprodotti" e conservati in condizioni controllate e soprattutto in ambienti che siano simili a quelli dei luoghi di origine della patata, quindi di buon irraggiamento solare in fase vegetativa, ma con temperature che siano mantenute basse, sia per la vegetazione che per la conservazione. Questo non è economico effettuarlo artificialmente, lo è invece effettuarlo dove tali condizioni ambientali sono normali, come in particolari regioni di montagna o in paesi a clima estivo fresco. In effetti la coltivazione da reddito delle patate è condizionata dalla presenza e dal prodotto annuale di tali luoghi riproduttori.</p> <p>In particolare un piccolo contributo alla conservazione della vitalità rivegetativa delle patate, a disposizione del coltivatore dilettante, è la conservazione, ma soprattutto la coltivazione in ambiente ventilato e fresco, estraendo quindi dal suolo i tuberi "maturi", ma procurando in ogni modo per avere, in coltivazione, un suolo che non sia mai troppo riscaldato, o peggio "arrostito". La conservazione dei tuberi "da seme" deve ugualmente curare il mantenimento di un ambiente fresco, in aria asciutta. La tradizione ha sviluppato la conservazione dei tuberi "seppelliti" in strati di foglie in cantine fredde, sfruttando la temperatura di grotta.</p> <p>Start indoors in seedling trays. Fill each cell to 1cm (1/2") from the top with sterilized seed starting mix. Moisten with water and place one seed on the top of the soil per cell. Cover with vermiculite and water in. Note: Potato seeds require light to germinate, so do not bury.  Optimal soil temperature for germination: 15-27°C (65-80°F). Seeds should germinate in 6-10 days.</p> <p><strong>Starting</strong><br />Keep the soil evenly moist during germination, but allow free drainage so that excess water does not collect. Water before mid-day to allow foliage to dry completely by nightfall. Potato seedlings <span>tend to stay prostrate immediately after emergence if they have 13 or more hours of daylight. As a somewhat longer stem is desired to ease transplanting, keep seedlings in about 12-hour light per day. During the last week expose seedlings to full sunlight to strengthen the stem. At optimal temperature, transplants will be ready 4 to 6 weeks after seeding.</span></p> <p><span>If field conditions are very different from indoor conditions, allow one week of hardening off. Water the plugs heavily the day before and day of transplant, and transplant into moist soil.</span></p> <p><strong>Growing</strong><br />Ideal pH: 5.0-6.0. Plant seedlings so that only the crown of its top, 2-5cm (1-2“) is above soil level, burying the whole plug and a good part of the stem of the seedling. Seedlings cannot be completely buried, the growing point needs to stay above ground. Space seedlings 10-25cm (4-10") apart in rows 75cm (30") apart. Wider spacing produces fewer, but larger tubers. Keep the area well watered for several weeks after transplant.</p> <p><strong>Hilling<br /></strong><span>When seedlings reach 10-15cm  (4-6") in height, they should be hilled, probably three weeks after transplanting. This operation takes soil from the centre of the row, and covers the seedlings up to half of their height, creating a small hill. It is best to work from the centre of the furrow towards the plants. Do not cut too deep into the soil near the plant to avoid root damage. Just before hilling, fertilizer can be applied near the base of the seedlings, and this will be covered when hilling.</span></p> <p>A second hilling and side dressing of balanced organic fertilizer should follow 3-4 weeks after the first, again depositing soil up to half the height of the plants. Again, increase the depth of the furrow in its centre and bring this soil on top of the small hill created in the first hilling operation.</p> <p><strong>Harvest</strong></p> <p><span>In the garden, potatoes can be harvested without destroying the plant if only a few potatoes are needed. Carefully scrape soil near the base of the stem until the skin of a potato is found, and pull it from the stolon. Consume it that day for a tasty and nutritious meal. </span>If potatoes need to be stored for some time, remove the foliage 3 weeks before harvest. This "sets" (hardens) the skin, and it will store better as the thicker skin will reduce water loss from the tubers. Keep them dark up to 2 to 3 months at high humidity before eating.</p> <p><strong>Seed Info</strong><br />In optimal conditions, at least 75% of the seeds will germinate. Usual seed life: 3 years. Per 100′ row: 200 seeds, per acre: 8.8M seeds.</p> <p><strong>Diseases &amp; Pests</strong><br />Protect from cabbage moths and other insect pests with floating row cover. Prevent disease with a strict 4-year crop rotation, avoiding planting Brassicas in the same spot more than once every four years.</p> <p><strong>Companion Planting</strong><br />A worthy companion for beets, Brassicas, cucumbers, and onions. Avoid planting near peppers, pole beans, strawberries, and tomatoes.</p> </body> </html>
P 247 RK
Semi di Patata Rosso KENNEBEC 1.95 - 2

Semi Di Patate Multi Colorato “Salute“  - 6

Semi Di Patate Multi...

Prezzo 6,00 € SKU: P 408
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5/ 5
<h2><span style="text-decoration:underline;"><strong><em>Semi Di Patate Multi Colorato “Salute“</em></strong></span></h2> <h3><span style="color:#fd0101;"><strong>Prezzo per pacchetto di + -30 semi.</strong></span></h3> <p><span>Una miscela di varietà di maturazione media, colore originale come immagine, sia la pelle che la pasta di tuberi. L'impianto è di media altezza, con veri fuochi d'artificio durante la fioritura. I tuberi sono ovali, ovali e ovali, di media grandezza, con pelle liscia, bianca, gialla, rossa, bordeaux, porpora scura e con carne viola bianca, gialla, marrone, rossastro, chiaro e scuro, 75-130 grammi, eccellente gusto. Produttività 4,5-5,5 kg / m2.</span></p> <p><span>Le patate multicolori sono ideali per la cottura di vinaigrettes, zuppa di cavolo, borsch e altri piatti.</span></p> <p><strong><span>TRADANZATO CON GOOGLE</span></strong></p>
P 408
Semi Di Patate Multi Colorato “Salute“  - 6

Varietà dall'America

Semi di Patata Bianca KENNEBEC  - 4

Semi di Patata Bianca KENNEBEC

Prezzo 1,95 € SKU: P 247 WK
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5/ 5
<h2><strong><em><span style="text-decoration:underline;">Semi di Patata Bianca KENNEBEC</span></em></strong></h2> <h3><span style="color:#ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 10 semi.</strong></span></h3> <p>La patata (Solanum tuberosum L.) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Solanaceae (Dicotiledoni), originaria del Perù, della Bolivia, del Messico e del Cile e portata in Europa dagli spagnoli nel XVI secolo intorno al 1570. Non si conoscono varietà spontanee né si sa da quale specie originaria di Solanum si sia originata la patata edule.</p> <p>La parola italiana patata deriva dall'omonimo termine spagnolo, preso direttamente dalla sua forma indiana in lingua nahuatl potatl, attraverso però l'uso altrettanto diffuso di termini come «papa» (che in lingua quechua indica appunto Solanum tuberosum) e «batatas» per Ipomoea batatas, nome originario dell'isola Hispaniola.</p> <p>Attraverso la lingua italiana e l'inglese i termini «patata» e l'analogo «potato» si diffusero nel resto d'Europa, sopravvivendo con alcuni nomi in disuso nei dialetti della lingua tedesca (Patätsche, Pataken). Più fortuna ebbe il nome Tartifola datole in Italia a partire dal XVI sec.: assimilato il tubero di Solanum tuberosum per forma e commestibilità al tartufo, oggi il termine relativo in italiano sopravvive solo in alcuni dialetti, mentre si è affermato in tutta l'area mitteleuropea e germanica nella variante Kartoffel, termine che poi tornò in alcuni dialetti del Friuli nella variante latinizzata di «cartufole» o «cartufolaria». Anche le parole in lingua bulgara картоф, e in lingua russa картофель derivano dall'Italiano tartufoli.</p> <p>In altri linguaggi è comune anche "mela di terra": pomme de terre in francese, aardappel in olandese, תפוח אדמה in ebraico (spesso scritto solamente פוד) e Erdaepfel in tedesco Austriaco. Il termine è probabilmente di origine colta, ed è da accostare all'analogo tedesco «Grundbirne» (pera di terra), da cui derivano i termini «krompir» del croato, «brambory» del ceco, peruna del finlandese, e jordpäron dello svedese. In polacco la patata è chiamata ziemniaki, e in slovacco zemiak, dalla parola che significa "terra". In parecchie lingue indiane settentrionali e nepali è chiamata alu e in indonesiano kentang.</p> <p>Differenti nomi per la patata si svilupparono in varie regioni della Cina, i più frequentemente usati nel cinese standard sono "tubero per cavalli" (马铃薯 - mǎlíngshǔ), "fagiolo di terra" (土豆 - tǔdòu), e "taro straniero" (洋芋 - yángyù).</p> <p><strong>Storia</strong></p> <p>La presenza della patata coltivata nelle zone più elevate della regione delle Ande risale al II millennio a.C., dove la patata veniva essiccata e costituiva una risorsa di scorta.</p> <p>La essiccazione naturale, preceduta da esposizione ai geli notturni e seguita da prolungati lavaggi e sbiancature, è un complesso procedimento che permetteva tra l'altro l'estrazione di sostanze tossiche, presenti in abbondanza nelle varietà che erano coltivate: tale procedimento è possibile solo con le varietà originarie (strettamente brevidiurne e che quindi maturano in tardo autunno), e nell'ambiente fortemente soleggiato e con valori di umidità atmosferica estremamente bassi, condizione peculiare ed unica degli altopiani andini da 3200 a 4800 m di quota.</p> <p>La probabile ibridazione con specie cilene, non legate al ciclo brevidiurno, (che quindi maturano nella prima estate) ed inoltre a ciclo breve (da 40 a 80 giorni dalla semina, contro gli otto mesi della patata degli altopiani) permise di ottenere la patata a tutti nota, che si è diffusa in buona parte del mondo.</p> <p>Contrariamente a quanto accaduto ad altre colture di larga diffusione provenienti dal Nuovo Mondo e in seguito diffuse, con tempi e modi diversi, per tutto il globo, (quali ad esempio il pomodoro o il mais), la patata raggiunse un certo successo solo in America del Nord ed in Europa, per contro non fu accolta in Cina, Giappone, e in tutta l'area islamica.</p> <p>Anche in Europa la diffusione della coltivazione fu lenta, influenzata da una diffidenza nei confronti di ciò che "cresce sottoterra" fino ad arrivare ad affermare che il consumo diffondesse la lebbra e ad asserire, nell'Encyclopédie del 1765, che si tratta di "cibo flatulento". Ci furono poi casi di intossicazione causati dall'esposizione prolungata dei tuberi alla luce (come è noto l'esposizione alla luce dei tuberi fa sviluppare la solanina, tossica), tali fatti enfatizzati nei racconti popolari ebbero un effetto dissuasivo al consumo: la decisione poi di costringere i galeotti o i soldati ad alimentarsi di patate, perché a disposizione a buon prezzo, non fu un buon viatico a considerare le patate un cibo di qualità.</p> <p>Gli spagnoli la conobbero fin dai primi decenni (1539) del XVI secolo in Perù ma la pianta non risvegliò particolari interessi nella penisola iberica, maggiore interesse incontrò in Italia dove le patate vennero chiamate "tartuffoli".</p> <p> </p> <p>Nel 1600 l'agronomo francese Olivier de Serres, nella sua opera Théâtre d'agriculture et Ménage des champs, ne descrive in maniera dettagliata la coltivazione e nell'opera Rariorum plantarum historia di Charles de l'Écluse del 1601 ne viene data una dettagliata descrizione botanica: a quest'ultimo, che fu per lungo tempo botanico di corte dell'imperatore Massimiliano II, si deve l'introduzione della patata (e di altre piante esotiche) in Austria.</p> <p>La tradizione vuole che l'introduzione della patata in Inghilterra (1588) sia merito di Walter Raleigh, la coltivazione si diffuse però soprattutto nella vicina Irlanda.</p> <p>Per contro l'Inghilterra ne diffuse soprattutto le pratiche di coltivazione all'estero: nel suo libro, La ricchezza delle nazioni, Adam Smith deplorava che i suoi compatrioti non apprezzassero un prodotto che aveva, apparentemente, dimostrato il suo valore nutrizionale nella vicina Irlanda.</p> <p>La diffusione del tubero fu quindi poco uniforme: in Francia, ad esempio, coinvolse inizialmente poche aree del Delfinato e dell'Alsazia (1666) e in seguito della Lorena (1680) dove nel 1787 viene descritta come cibo principale degli abitanti della campagna.</p> <p>Più incisiva fu la diffusione in aree come la Svezia, la Svizzera e soprattutto la Germania. L'agronomo francese Antoine Parmentier, rientrato in Francia nel 1771 in seguito ad un periodo di prigionia trascorso in Prussia dopo la Guerra dei sette anni, prese parte ad un concorso indetto dall'Accademia di Besançon sulla ricerca di possibili sostituti del pane[2], e redasse un articolo sul valore nutrizionale della patata. Sempre nel '700 anche l'economista Antonio Zanon condusse una battaglia per l'introduzione della patata nell'agricoltura della pianura friulana, mentre alla fine dello stesso secolo l'avvocato ed agronomo cuneese Giovanni Vincenzo Virginio si adoperò per cercare di diffondere la patata in Piemonte pubblicando nel 1799 in Torino, presso la Stamperia Reale, il Trattato della coltivazione delle patate o sia pomi di terra volgarmente detti tartiffle, dato in luce dall'avvocato Vincenzo Virginio, Socio ordinario della Reale Società agraria di Torino e di altre Accademie, dedicato agli accurati Agricoltori del Piemonte ed arrivando a distribuire gratuitamente patate al popolo a scopo promozionale.</p> <p><strong>Peronospora ed emigrazione degli irlandesi</strong></p> <p>In Irlanda, grazie al clima umido e fresco, particolarmente congeniale alla crescita del tubero, in breve progressione la patata diventò l'alimento principale di gran parte della popolazione (1700-1750). Il diffuso ricorso alla monocoltura, per di più limitata a una o due varietà, espose però la popolazione irlandese al grave rischio degli effetti catastrofici legati al fatto che eventuali malattie potessero colpire le piante. Ciò infatti si verificò con l'arrivo di una terribile malattia della patata, fino ad allora sconosciuta in Irlanda, la Peronospora, che colpì dapprima sporadicamente i raccolti fino poi a colpirli tutti contemporaneamente e con eguale virulenza: data l'uniformità della specie, nelle varietà che erano coltivate, i raccolti andarono completamente persi.</p> <p>Le conseguenze furono spaventose, provocando una serie di carestie culminate nella devastante Grande carestia del 1845, che fu la concausa che scatenò l'emigrazione massiccia degli Irlandesi negli Stati Uniti nella seconda metà dell'800.</p> <p><strong>Coltivazione</strong></p> <p>La patata, limitatamente alla fase vegetativa, si adatta a climi molto diversi, e nella tradizione agronomica è considerata una tipica coltura da rinnovo che apre la rotazione. La piantagione si effettua sul terreno arato e concimato, disponendo i tuberi interi o suddivisi nei solchi, in modo da avere 5-6 piante/m²: 40-50 cm di distanza tra le piante e 80-100 cm fra le file. La coltura primaticcia si semina da novembre a febbraio, quella ordinaria in marzo-aprile, quella tardiva in giugno-luglio. Per la raccolta vengono impiegate macchine di varie tipologie (scavatrici semplici o composte, scavatrici-raccoglitrici).</p> <p>Occorre ricordare che la coltivazione della patata, pur soddisfacente per la produzione di tuberi da consumo in una grande varietà di climi e di temperature, è in realtà il prodotto di una moltiplicazione clonale e non di una riproduzione da seme.</p> <p>L'accumulo, anno dopo anno, di virus vegetali all'interno dei tuberi, soprattutto ad effetto di alte temperature, anche se non produce problemi al consumo, produce invece un progressivo decadimento delle qualità vitali dei tuberi stessi, impedendo la coltivazione per più di qualche anno dei tuberi prelevati dal raccolto.</p> <p>In realtà i tuberi detti "da seme" sono "riprodotti" e conservati in condizioni controllate e soprattutto in ambienti che siano simili a quelli dei luoghi di origine della patata, quindi di buon irraggiamento solare in fase vegetativa, ma con temperature che siano mantenute basse, sia per la vegetazione che per la conservazione. Questo non è economico effettuarlo artificialmente, lo è invece effettuarlo dove tali condizioni ambientali sono normali, come in particolari regioni di montagna o in paesi a clima estivo fresco. In effetti la coltivazione da reddito delle patate è condizionata dalla presenza e dal prodotto annuale di tali luoghi riproduttori.</p> <p>In particolare un piccolo contributo alla conservazione della vitalità rivegetativa delle patate, a disposizione del coltivatore dilettante, è la conservazione, ma soprattutto la coltivazione in ambiente ventilato e fresco, estraendo quindi dal suolo i tuberi "maturi", ma procurando in ogni modo per avere, in coltivazione, un suolo che non sia mai troppo riscaldato, o peggio "arrostito". La conservazione dei tuberi "da seme" deve ugualmente curare il mantenimento di un ambiente fresco, in aria asciutta. La tradizione ha sviluppato la conservazione dei tuberi "seppelliti" in strati di foglie in cantine fredde, sfruttando la temperatura di grotta.</p> <p>Start indoors in seedling trays. Fill each cell to 1cm (1/2") from the top with sterilized seed starting mix. Moisten with water and place one seed on the top of the soil per cell. Cover with vermiculite and water in. Note: Potato seeds require light to germinate, so do not bury.  Optimal soil temperature for germination: 15-27°C (65-80°F). Seeds should germinate in 6-10 days.</p> <p><strong>Starting</strong><br />Keep the soil evenly moist during germination, but allow free drainage so that excess water does not collect. Water before mid-day to allow foliage to dry completely by nightfall. Potato seedlings <span>tend to stay prostrate immediately after emergence if they have 13 or more hours of daylight. As a somewhat longer stem is desired to ease transplanting, keep seedlings in about 12-hour light per day. During the last week expose seedlings to full sunlight to strengthen the stem. At optimal temperature, transplants will be ready 4 to 6 weeks after seeding.</span></p> <p><span>If field conditions are very different from indoor conditions, allow one week of hardening off. Water the plugs heavily the day before and day of transplant, and transplant into moist soil.</span></p> <p><strong>Growing</strong><br />Ideal pH: 5.0-6.0. Plant seedlings so that only the crown of its top, 2-5cm (1-2“) is above soil level, burying the whole plug and a good part of the stem of the seedling. Seedlings cannot be completely buried, the growing point needs to stay above ground. Space seedlings 10-25cm (4-10") apart in rows 75cm (30") apart. Wider spacing produces fewer, but larger tubers. Keep the area well watered for several weeks after transplant.</p> <p><strong>Hilling<br /></strong><span>When seedlings reach 10-15cm  (4-6") in height, they should be hilled, probably three weeks after transplanting. This operation takes soil from the centre of the row, and covers the seedlings up to half of their height, creating a small hill. It is best to work from the centre of the furrow towards the plants. Do not cut too deep into the soil near the plant to avoid root damage. Just before hilling, fertilizer can be applied near the base of the seedlings, and this will be covered when hilling.</span></p> <p>A second hilling and side dressing of balanced organic fertilizer should follow 3-4 weeks after the first, again depositing soil up to half the height of the plants. Again, increase the depth of the furrow in its centre and bring this soil on top of the small hill created in the first hilling operation.</p> <p><strong>Harvest</strong></p> <p><span>In the garden, potatoes can be harvested without destroying the plant if only a few potatoes are needed. Carefully scrape soil near the base of the stem until the skin of a potato is found, and pull it from the stolon. Consume it that day for a tasty and nutritious meal. </span>If potatoes need to be stored for some time, remove the foliage 3 weeks before harvest. This "sets" (hardens) the skin, and it will store better as the thicker skin will reduce water loss from the tubers. Keep them dark up to 2 to 3 months at high humidity before eating.</p> <p><strong>Seed Info</strong><br />In optimal conditions, at least 75% of the seeds will germinate. Usual seed life: 3 years. Per 100′ row: 200 seeds, per acre: 8.8M seeds.</p> <p><strong>Diseases &amp; Pests</strong><br />Protect from cabbage moths and other insect pests with floating row cover. Prevent disease with a strict 4-year crop rotation, avoiding planting Brassicas in the same spot more than once every four years.</p> <p><strong>Companion Planting</strong><br />A worthy companion for beets, Brassicas, cucumbers, and onions. Avoid planting near peppers, pole beans, strawberries, and tomatoes.</p>
P 247 WK
Semi di Patata Bianca KENNEBEC  - 4

Semi di Patata Messicana o Jicama (Pachyrhizus erosus)

Semi di Patata Messicana o...

Prezzo 3,25 € SKU: VE 173
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<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di Patata Messicana o Jicama (Pachyrhizus erosus)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 semi.</strong></span></h2> <p><span>La patata messicana (Pachyrhizus erosus (L.) Urb., 1905) o jícama (in spagnolo) o xicama (in nahauatl) è una pianta rampicante messicana della famiglia delle Fabaceae, conosciuta soprattutto per i suoi tuberi commestibili.</span></p> <p><span>La pianta rampicante raggiunge altezze di 4-5 metri di altezza, se ha a disposizione adeguati supporti, le radici tuberose raggiungono lunghezze di due metri e peso fino a 20 chili.</span></p> <p><span>Le radici sono di colore giallasto ed hanno una epidermide robusta di consistenza cartacea, l'interno è invece di colore cremoso croccante, come la patata cruda.</span></p> <p><strong><span>Distribuzione e habitat</span></strong></p> <p><span>La pianta si è diffusa e sta divenendo popolare in Centro America, Cina, e Sud-est asiatico.</span></p> <p><span>Nelle Filippine la jicama è detta singkamas.</span></p> <p><span>In Indonesia, jicama è conosciuta come bengkuang, ma la pianta è conosciuta solo in Giava e Sumatra. La città di Padang nella Sumatra occidentale è detta "la città del bengkuang".</span></p> <p><strong><span>Uso alimentare</span></strong></p> <p><span>Il sapore è dolce, assomiglia a quello delle mele, di norma le radici sono mangiate crude, con sale, succo di limone o di limetta, insaporito spesso con peperoncino in polvere.</span></p> <p><span>La radice può anche essere cotta in zuppe, può essere tagliata a pezzetti, usata come componente di macedonie o guarnita con salse, in alternativa alle patatine fritte. Tutto il resto della pianta è fortemente tossico per la presenza di una tossina, il rotenone, che è utilizzato come veleno per insetti e pesci.</span></p> <p><span>In Indonesia è usata soprattutto fresca nella "rujak" (una specie di insalata di frutta).</span></p> <p><span> </span></p> </body> </html>
VE 173 (5 S)
Semi di Patata Messicana o Jicama (Pachyrhizus erosus)
Semi di Melanzana Pianta delle Uova D'Oro 1.85 - 1

Semi di Melanzana Pianta...

Prezzo 1,85 € SKU: VE 106
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<h2><strong>Semi di Melanzana Pianta delle Uova D'Oro</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Confezione da 10 o 25 semi.</strong></span></h2> <p>Varietà ideale per la crescita in vaso, perfetta se avete poco spazio  o  per far crescere qualcosa di originale e diverso sul  balcone o in container nel patio. Produce numerosissimi frutti, melanzane bianche che diventano gialle maturando e durano sulla pianta per tantissimo tempo. Non ha bisogno di sostegni, ed ama il pieno sole. Non sono tossiche ma non sono nemmeno commestibili come le nostre melanzane. Sono ornamentali. A fine marzo – metà aprile, seminate all'interno, al caldo.Verso fine maggio, quando le piantine saranno sufficientemente grandi, trapiantatele in piccoli vasi di torba. Attenzione che il rischio gelo sia completamente passato.</p> <p>Mettete a dimora le piante in posizione soleggiata e riparata</p> <div><span><strong><a href="http://www.youtube.com/watch?v=4NLJ-1bvhxM&amp;feature=youtu.be" target="_blank" rel="noreferrer noopener"><span>http://www.youtube.com/watch?v=4NLJ-1bvhxM&amp;feature=youtu.be</span></a></strong></span></div>
VE 106 (10 S)
Semi di Melanzana Pianta delle Uova D'Oro 1.85 - 1
Semi Melanzana rossa di...

Semi Melanzana rossa di...

Prezzo 1,95 € SKU: VE 96
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<h2><strong>Semi Melanzana rossa di Rotonda, Melanzana Turca (Solanum aethiopicum)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 10 semi.</strong></span></h2> <p>Una varietà originale antica dalla Turchia. Le melanzane misurano circa 7 cm di diametro, sono rotonde, arancio con sfumature rosse, quasi zebrate. Molto caratteristiche, saporite. Piante perfette da coltivare in vaso. Splendide da fare ripiene. Molto produttive. Inizia a trovarsi in Italia da qualche tempo nei migliori supermercati , spesso specializzati in prodotti 'etnici' / esotici.</p> <p>Se vi piace sperimentare, stupire, esplorare, questo fa per voi!!!</p> <p>Seminare in primavera.</p> <p><strong>WIKIPEDIA:</strong></p> <p><span>La </span><b>melanzana rossa</b><span> (</span><i>Solanum aethiopicum</i><span>, </span>L.<span>) è una pianta d'aspetto simile alla melanzana (</span><i>Solanum melongena</i><span> L.) per portamento ma il suo frutto arrotondato si colora di rosso intenso come un pomodoro (</span><i>Solanum lycopersicum</i><span> L.), tanto da essere scambiata per quest'ultimo. La colorazione rossa è data dall'aumento del contenuto di </span>carotene<span> durante la maturazione della </span>bacca<span>. Viene coltivata essenzialmente in </span>Africa<span> e in </span>Asia<span> tropicale. Il </span>clima<span> ottimale per la melanzana rossa è un clima caldo e asciutto, come quello della </span>savana<span>africana.</span></p> <p><span>La melanzana rossa è coltivata in Italia in alcune aziende del comune di Rotonda in Basilicata (nel Massiccio del Pollino), nella Valle del Mercure e in Campania, in Provincia di Salerno, a Santa Marina, a Policastro e a Casaletto Spartano (territori del Cilento, vicini alla Basilicata)<sup id="cite_ref-1" class="reference">[1]</sup>. Probabilmente venne importata in Italia dai reduci delle guerre coloniali della fine del XIX secolo. In passato ha rischiato di estinguersi, ma la valorizzazione avvenuta grazie ad operatori turistici, agricoltori ed alcuni enti istituzionali che ne hanno promosso il consumo e la coltivazione, ha portato al suo riconoscimento come Presidio Slow Food e alla proposta per il riconoscimento del marchio DOP, avvenuto nel 2007. Attualmente in Italia è conosciuta e commercializzata come <i>melanzana rossa di Rotonda</i> o <i>melanzana a pomodoro</i> (dal nome lucano <i>merlingiana a pummadora</i>).</span></p> <h2><span class="mw-headline" id="Usi">Usi</span></h2> <ul> <li>I<span> </span>frutti<span> </span>della melanzana rossa vengono consumati sia crudi che cotti, e anche le<span> </span>foglie<span> </span>vengono consumate in modo simile agli<span> </span>spinaci. Le foglie sono più nutrienti dei frutti. I frutti possono avere un gusto più o meno amaro in relazione al contenuto in<span> </span>saponine.</li> <li>In Asia la pianta viene utilizzata a scopo ornamentale.</li> </ul>
VE 96 (10 S)
Semi Melanzana rossa di Rotonda (Solanum aethiopicum)
Semi di Melanzana Viola Lunga tipo italiana

Semi di Melanzana Viola...

Prezzo 1,95 € SKU: VE 189
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<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> <div class="rte"> <h2><strong>Semi di Melanzana Viola Lunga tipo italiana</strong></h2> <h2 class="rte align_justify"><strong><span style="color: #ff0000;">Prezzo per Pacchetto di 20 semi.</span></strong></h2> <p>Varietà Viola, anche per la crescita in vaso, perfetta se avete poco spazio  o  per far crescere qualcosa di originale e diverso sul  balcone o in container nel patio. Produce melanzane lunghe (20cm), dal sapore delizioso e dal colore carico, da usarsi abitualmente per qualsiasi ricetta con le melanzane.<br />Meravigliose affettate sottilmente per lungo, leggermente infarinate, fritte e riempite con un pezzettino di fontina o formaggio che si scioglie e ripiegate, chiuse con uno stuzzicaenti.</p> <p>Versatile e gustosa<br />Seminare a  fine marzo – metà aprile,  maggio.<br />1 per vaso oppure, se in piena terra , ad 80 cm di distanza ed 1 metro tra le file<br />Mettete a dimora le piante in posizione soleggiata e riparata.</p> </div>
VE 189 (20 S)
Semi di Melanzana Viola Lunga tipo italiana
Semi di melanzana verde lunga tailandese  - 2

Semi di melanzana verde...

Prezzo 2,25 € SKU: VE 93 LE
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<h2><strong>Semi di melanzana verde lunga tailandese</strong></h2> <h2><span style="color:#ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 10 semi.</strong></span></h2> <p>La melanzana verde lunga tailandese è il nome di una varietà di melanzane utilizzate nelle cucine del sud-est asiatico, molto spesso delle specie di melanzane Solanum melongena. Queste melanzane lunghe verdi sono comunemente utilizzate nella cucina tailandese. Alcune delle cultivar in Tailandia sono viola tailandese, verde tailandese, giallo tailandese e bianco tailandese.</p> <p>La melanzana verde lunga tailandese sono ingredienti essenziali nei piatti di curry tailandesi come nel kaeng tai pla, nel curry verde e rosso. Possono anche essere usati interi e cotti nella salsa al curry dove diventano più morbidi e assorbono il sapore della salsa. Vengono anche consumati crudi in insalate tailandesi o con paste di peperoncino tailandesi (nam phrik).</p>
VE 93 LE (10 S)
Semi di melanzana verde lunga tailandese  - 2

Diventa il nostro fornitore di semi Seeds Gallery - 1

Diventa il nostro fornitore...

Prezzo 0,00 € SKU:
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<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Diventa il nostro fornitore di semi</strong></h2> <h2><strong>Cosa serve per diventare il nostro fornitore di sementi?</strong></h2> <p>Per diventare nostro fornitore, devi avere un video e le immagini dei frutti delle piante che ci offri, con i tuoi dati personali e una data sulla carta che saranno chiaramente visibili (con il tuo nome e indirizzo email che usi per PayPal ).</p> <p>Se si tratta di un vegetale (pomodoro, pepe, cetriolo ...) devi conoscere il nome esatto della varietà, perché se usi un altro nome e non riusciamo a trovare le informazioni su Internet, allora non siamo interessati a quelli semi.</p> <p>Dovrai inviarci una quantità minore di seme (20) in modo da poter eseguire i test di germinazione dei semi. Successivamente, possiamo organizzare un ulteriore acquisto del seme da voi.</p> <p>Non siamo interessati ai fornitori provenienti da Cina, Indonesia ...</p> <p>Effettuiamo pagamenti esclusivamente tramite PayPal (non esiste altra opzione di pagamento).</p> </body> </html>
Diventa il nostro fornitore di semi Seeds Gallery - 1
Semi di Tamarillo Giallo...

Semi di Tamarillo Giallo...

Prezzo 2,15 € SKU: V 159
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<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di Tamarillo Giallo (Golden Tamarillo)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 semi.</strong></span></h2> <p>È ancora difficile trovare semi di tamarillo giallo. Il frutto giallo del tamarillo è a forma di uovo con una buccia lucida color mandarino e polpa succulenta contenente piccoli semi commestibili morbidi. La buccia è sottile e ricca di tannini per un appetibile consumo umano. La sua polpa a maturazione ha un sapore brillante e piccante con un aroma piacevolmente dolce.</p> <p>Il Golden tamarillo, nome botanico Cyphomandra betacea, è anche conosciuto come il pomodoro dell'albero, è un membro della famiglia delle Solanaceae che comprende pomodori, patate, tabacco e piante di pepe.</p> </body> </html>
V 159 (5 S)
Semi di Tamarillo Giallo (Golden Tamarillo)
Semi di Tamarillo...

Semi di Tamarillo...

Prezzo 1,50 € SKU: V 113
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<h2>Semi di Tamarillo (Cyphomandra betacea)</h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 o 10 semi. &nbsp;</strong></strong></span></h2> <div>Il Tamarillo, appartenente alla Famiglia delle Solanaceae, la stessa del pomodoro comune, &nbsp;proviene dal Sud America dove cresce in maniera spontanea in Colombia tra i 1000 e i 3000 metri di altitudine. Molto diffuso anche in Perù, Brasile, Argentina e Cile. I Francesi lo hanno introdotto in Europa ai primi dell'Ottocento, ed oggi è coltivato anche in Nuova Zelanda, Sud-Est Asiatico e Africa. Recentemente anche in Italia sono comparse alcune colture specializzate. La pianta presenta una forma arbustiva ed ha una crescita rapida; risulta tuttavia molto fragile. A maturità può arrivare anche a cinque metri di altezza. Le foglie sono a forma di cuore, molto carnose, lievemente pubescenti, grandi e dotate di un lungo picciolo. Al tatto emanano un odore davvero particolare (provare per credere!). Le infiorescenze si presentano di colore rosa o lavanda e sono raggruppate in racemi terminali; la fioritura è a scalare (nel clima mediterraneo avviene da settembre a febbraio). I fiori non impollinati tendono a cadere spontaneamente.</div> <div>&nbsp; &nbsp;</div> <div>Il frutto del Tamarillo. Il frutto è costituito da una sorta di bacca, molto simile al pomodoro, dal colore che varia dal giallo al rosso al viola; la forma è ovoidale con apice appuntito e contiene molti piccoli semi (circa 120/150 per frutto). Il peso del frutto può variare dai 30 ai 50 gr. La polpa ha un sapore simile al pomodoro, con una nota di asprigno caratteristica. Di sicuro l'aggiunta di zucchero ne esalta il sapore migliorandone notevolmente il gusto. La raccolta ha inizio in ottobre e termina a maggio.</div> <div>Coltivazione del Tamarillo. E' una pianta abbastanza rustica che ben si adatta ad una varietà di condizioni. Il terreno deve essere soffice, fresco, profondo, soprattutto ben drenato, leggermente acido. La composizione ideale del terreno dovrebbe essere la seguente: 50% torba, 37/38% pomice, 12/13% sostanza organica.. Per quanto riguarda la temperatura questa non deve mai scendere sotto i 2-3 °C e non deve superare di contro i 35°C, situazione che potrebbe danneggiarla gravemente. Predilige l'esposizione in pieno sole se il clima della zona è abbastanza fresco, mentre cresce meglio se posto in condizione di semiombra laddove il clima risulta essere più torrido nel periodo estivo. Il ciclo vitale produttivo della pianta di Tamarillo dura in media 7/8 anni. Stagionalmente si procede con una potatura atta a diradare l'eccessiva vegetazione ed a favorire una migliore produzione di frutti, visto che quest'ultimi crescono principalmente sui nuovi getti. Durante il periodo estivo il bisogno idrico della pianta aumenta notevolmente e bisogna riporre attenzione per evitare sofferenze da carenza di acqua che, se ripetute, potrebbero compromettere un florido sviluppo. Il pericolo della mancanza d'acqua è maggiore nel caso di piante coltivate in vaso, soprattutto se di plastica. Per esperienza converrebbe sempre mettere a dimora il Tamarillo, se possibile, in piena terra, altrimenti utilizzare esclusivamente vasi in terracotta, sovradimensionati e con un buon sottovaso che funga da invaso idrico di riserva. Il Tamarillo coltivato in vaso è inoltre più sensibile allo sviluppo delle malattie dell'apparato radicale. Nel periodo primaverile, al risveglio vegetativo, la pianta necessita di apporto in azoto, fosforo e potassio. Si può utilizzare pertanto un fertilizzante completo che abbia questi tre elementi, favorendo così lo sviluppo di nuova vegetazione e di fiori. Nel periodo estivo si procede con un concime universale una volta ogni 20/30 giorni. Durante l'autunno per gli esemplari coltivati in piena terra è consigliabile procedere ad una pacciamatura con paglia e foglie secche, creando una sorta di protezione dai rigori invernali. Nelle zone dove le gelate possono rappresentare un problema necessita anche di una protezione con del tessuto-non-tessuto. Ricordarsi inoltre di porre affianco al tronco una bottiglia in plastica piena d'acqua. E' un vecchio sistema abbondantemente testato per scongiurare che in caso di gelata questa colpisca la pianta. Se arriva il gelo questo si concentrerà sull'acqua della bottiglia e non sul nostro Tamarillo. Certo se il periodo di gelo dovesse essere prolungato ed intenso allora bisogna solo pregare. Il Tamarillo teme inoltre il vento eccessivo che, data la sua fragilità, potrebbe danneggiarlo gravemente.</div> <div>&nbsp;</div> <div>Semina del Tamarillo. Il Tamarillo è quasi un piacere propagarlo per seme. La semina avviene come per il pomodoro ad inizio primavera in serra fredda in semenzaio o in appartamento. I semi non vanno interrati troppo, il terriccio deve essere tenuto umido ad una temperatura costante dai 18° ai 25° C. Le giovani piantine vanno protette dalle correnti d'aria e dalla luce diretta. Quando sono alte 3 o 4 centimetri si possono già concimare con un concime liquido organico naturale, diluendolo più del dovuto. Quando il freddo cede il passo al tepore primaverile e le gelate tardive sono scongiurate le piantine possono essere messe a dimora. Il Tamarillo può essere riprodotto anche da talea. Il metodo di propagazione influisce sul tipo di pianta che si vorrà ottenere: le piante ottenute da seme risulteranno a maturità avvenuta erette e ben sviluppate, mentre quelle ottenute da talea rimarranno piccole ed a portamento arbustivo.</div> <div>&nbsp;</div> <div>Proprietà ed utilizzi del Tamarillo. Il frutto del Tamarillo ha un basso contenuto calorico ed è ricco in vitamine e fibre. Contiene la Vitamina B6, la Vitamina C, la Vitamina E, la Vitamina A1, la Vitamina B1, la Vitamina PP ed il Betacarotene. Ha pertanto ottime capacità antiossidanti e stimola le difese immunitarie. Ha proprietà lassative e agisce contro lo stress, data la presenza di potassio e magnesio. Può essere consumato fresco come la frutta ed anche come dessert, con l'aggiunta di zucchero. Si può anche cuocere ed utilizzare come base per numerose ricette. Il Tamarillo si può conservare a temperatura ambiente.</div> <div>&nbsp;</div> <div>Avversità del Tamrillo. Durante il periodo primaverile, quando si verificano ripetutamente sbalzi termici tra il giorno e la notte, soprattutto con piogge frequenti, l'insidia maggiore è rappresentata dalle malattie fungine. Un po' di ramato dovrebbe prevenirle, altrimenti in commercio esistono tanti tipi di un fungicidi sistemici, anche se personalmente sono contrario ai prodotti chimici. Un'ottima esposizione (a sud), un buon drenaggio del terreno e soprattutto un'adeguata circolazione dell'aria intorno alla pianta dovrebbero abbondantemente scongiurare lo sviluppo di malattie fungine. Le altre insidie all'inizio della primavera sono rappresentate dagli afidi e dalle cocciniglie. Un trattamento insetticida ad ampio spettro risolverebbe il problema, ma anche qui si può ovviare con ripetute nebulizzazioni di acqua e peperoncino fresco macerato, di sicuro meno chimico ed abbastanza efficace se somministrato di continuo. Qualsiasi trattamento andrebbe comunque sempre effettuato quando nel giardino non sono presenti fioriture. Dulcis in fundo i malefici bruchetti verdi. Se i vostri Tamarilli sono amorevolmente riparati in serra nel periodo autunnale ed invernale, avranno ahimé a che fare con i bruchi verdi E qui c'è poco da fare. All'esterno della serra i merli farebbero piazza pulita, ma all'interno i bruchi la fanno da padroni. Unico rimedio mettersi di santa pazienza ad individuarli ed a rimuoverli. Decidete poi voi la fine che devono fare, a seconda della vostra inclinazione animalista (io personalmente quando vedo le foglie delle mie amatissime tropicali distrutte dai bruchi sviluppo una certa attitudine bruco-spappolatrice!). Il peperoncino non li elimina ma li fa alquanto incazzare.</div> <h2><strong>WIKIPEDIA</strong>:</h2> <div> <p><i><b>Solanum betaceum</b></i>&nbsp;(anche conosciuto per il nome inventato in inglese:&nbsp;<i><b>tamarillo</b></i>) è un&nbsp;arbusto&nbsp;di 3 - 4&nbsp;m di altezza, con corteccia grigiastra e fogliame&nbsp;perenne, le prime descrizioni storiche lasciano pensare che sia autoctono del Perù, di alcuni luoghi del nord del Cile e dell'Argentina in zone di antiche foreste umide ai piedi della cordigliera delle&nbsp;Ande&nbsp;al giorno d'oggi scomparse. Si coltiva soprattutto in America meridionale (Perù,&nbsp;Colombia,&nbsp;Ecuador,&nbsp;Bolivia&nbsp;e&nbsp;Argentina), ma anche in Europa meridionale e Nuova zelanda.<sup id="cite_ref-1" class="reference">[1]</sup></p> <div class="thumb tright"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/8c/Cyphomandra_betacea_-_Val_Rahmeh_-_DSC04458.JPG/220px-Cyphomandra_betacea_-_Val_Rahmeh_-_DSC04458.JPG" width="220" height="293" class="thumbimage"> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> Un giovane esemplare</div> </div> </div> <div class="thumb tright"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/3/34/Solanum_betaceum-IMG_3447.jpg/220px-Solanum_betaceum-IMG_3447.jpg" width="220" height="220" class="thumbimage"> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> Frutti</div> </div> </div> <div class="thumb tright"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/b4/Cyphomandra_betaceae.jpg/220px-Cyphomandra_betaceae.jpg" width="220" height="293" class="thumbimage"> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> Vista della pianta in vaso</div> </div> </div> <div class="thumb tright"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/b8/Solanum_betaceum%2C_flower_of_the_Tree_Tomato_%2811396986385%29.jpg/220px-Solanum_betaceum%2C_flower_of_the_Tree_Tomato_%2811396986385%29.jpg" width="220" height="194" class="thumbimage"> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> Fiori</div> </div> </div> <p>Il suo luogo di origine preciso ancora non è chiaro, perché si sono identificate piccole popolazioni originali in aree ristrette di Cile, Argentina e Bolivia. Per garantire la conservazione, lo studio e il miglioramento genetico è imprescindibile disporre di campioni selvatici.</p> </div> <div> <h2><span class="mw-headline" id="Descrizione">Descrizione</span></h2> <p>Ha&nbsp;foglie&nbsp;alternate, intere, alle estremità dei&nbsp;rami, con&nbsp;picciolo&nbsp;robusto di 4 - 8 centimetri di lunghezza. La&nbsp;lamina fogliare&nbsp;presenta una lunghezza di 15 - 30 centimetri di lunghezza, con forma ovalata, acuminata, di colore verde scuro, un po' ruvida al tatto. Le foglie giovani presentano una fina pubescenza su entrambe le facce. La nervatura è marcata e in rilievo. I&nbsp;fiori&nbsp;sono piccoli, di 1,3 - 1,5 centimetri di diametro, di colore bianco-rosaceo, disposti in piccoli&nbsp;grappoli&nbsp;terminali. Hanno 5&nbsp;petali&nbsp;e 5&nbsp;stami&nbsp;gialli. Fiorisce dopo 8 - 10 mesi dalla semina in maggio-giugno, il&nbsp;frutto&nbsp;è una&nbsp;bacca&nbsp;ovoidale di 4 - 8 centimetri di lunghezza per 3 - 5 centimetri di larghezza, con un lungo pedunculo nel quale persiste il&nbsp;calice&nbsp;del fiore. La buccia è liscia, di colore rosso o arancione a maturità, con striature di colore più chiaro. La polpa è sugosa, con uno spunto acido, di colore arancione-rosso, con numerosi&nbsp;semi.&nbsp;I frutti sono commestibili e si possono consumare crudi in insalata e succhi o cucinati in conserve. La polpa è ricca di&nbsp;ferro,&nbsp;potassio,&nbsp;magnesio,&nbsp;fosforo&nbsp;e&nbsp;vitamine&nbsp;A, C ed E.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Adattamenti_e_esigenze_climatiche">Adattamenti e esigenze climatiche</span></h2> <p>Cresce in climi propri della foresta umida di montagna dell'America meridionale, con temperature tra i 13 e 24&nbsp;°C, in ambienti dove la precipitazione varia tra i 600 e 1500&nbsp;millimetri annuali.&nbsp;È molto sensibile alle basse temperature, soffre per i venti intensi e siccità. Richiede suoli franchi arenosi, con buono drenaggio, ricchi in materia organica e trae beneficio dalla concimazione.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Usi">Usi</span></h2> <p>Si sa che il frutto possiede un alto contenuto di&nbsp;acido ascorbico. Si può utilizzare sia cucinato sia crudo e si usa per preparare succhi di frutta.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Moltiplicazione_e_coltivazione">Moltiplicazione e coltivazione</span></h2> <p>Si moltiplica per seme, che germinano con molta facilità. Presenta una crescita molto rapida, dando frutti entro un anno dalla semina e continuativamente durante 48 mesi.</p> <p>I principali produttori sono&nbsp;Portogallo,&nbsp;Colombia,&nbsp;Brasile,&nbsp;Nuova Zelanda,&nbsp;Kenya,&nbsp;Sudafrica,&nbsp;California,&nbsp;India&nbsp;e&nbsp;Sri Lanka.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Tassonomia">Tassonomia</span></h2> <p>Il&nbsp;<i>Solanum betaceum</i>&nbsp;è stato descritto da&nbsp;Antonio José di Cavanilles&nbsp;e pubblicato negli&nbsp;<i>Annali di Storia Naturale</i>&nbsp;1: 44–45. 1799.<sup id="cite_ref-Trop_3-0" class="reference">[3]</sup></p> <dl> <dt>Etimologia</dt> </dl> <p><i><b>Solanum</b></i>: Nome genérico che deriva del vocablo&nbsp;latino&nbsp;equivalente al&nbsp;greco&nbsp;<i>στρνχνος</i>&nbsp;(<i>strychnos</i>) per designare il&nbsp;<i><b>Solanum</b></i>&nbsp;nigrum (la "Erba mora") — e probabilmente altre specie del genere, inclusa la melanzana —, già impiegato da&nbsp;Plinio il Vecchio&nbsp;nella sua&nbsp;<i>Storia naturalis</i>&nbsp;(21, 177 e 27, 132) e, prima ancora, da&nbsp;Aulus Cornelius Celsus&nbsp;in&nbsp;<i>Di Re Medica</i>&nbsp;(<i>II</i>, 33).<sup id="cite_ref-4" class="reference">[4]</sup><sup id="cite_ref-5" class="reference">[5]</sup>&nbsp;Potrebbe essere relazionato con il Latino&nbsp;<i>sole</i>, per il fatto che queste piante prosperano in luoghi soleggiati.<sup id="cite_ref-FLIB_6-0" class="reference">[6]</sup></p> <p><i><b>betaceum</b></i>: vocabolo&nbsp;latino&nbsp;che significa "simile alla barbabietola".</p> </div><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 113 (5 S)
Semi di Tamarillo (Cyphomandra betacea)