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Varietà dalla Serbia

Questa pianta ha frutti giganti

"Vezanka" peperoncino rosso 500 semi vecchia varietà serba

"Vezanka" peperoncino rosso...

Prezzo 120,00 € SKU: C 57
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<h2><span style="text-decoration: underline;" class=""><em><strong>"Vezanka" peperoncino rosso 4000&nbsp;semi vecchia varietà serba</strong></em></span></h2> <div id="idTab1" class="rte"> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 4000&nbsp;semi.<br></strong></span></h2> <div><span>Vezena peppers are medium to large in size and are long, slender, and taper to a point at the non-stem end, averaging one centimeter in diameter near the stem cap and 15-30 centimeters in length. The pods have prominent, horizontal tan lines, also known as corking, and these lines create a leathery texture. The skin matures from green to red and is very thin, moist, and slightly chewy. Inside the pod, there is a hollow seed cavity housing many round, pale white to cream-colored seeds that are slippery, firm, and crunchy. Vezena peppers have a mild to medium heat, are very aromatic, and are initially sweet with a nutty finish.&nbsp;</span> <h2>CURRENT FACTS</h2> <span>Vezena peppers, botanically classified as Capsicum annuum, are a rare heirloom variety native to Eastern Europe that grows on small plants reaching just under one meter in height. Also known as the Rezha Macedonian pepper, Vezeni Piperki, Vezenka, Vezanka, and Vezhenka, the name Vezena Piperka often translates to “engraved” or “embroidered,” a descriptor used to identify the pepper’s unique corked skin. Vezena peppers vary considerably in heat and average between 1,200-5,000 units on the Scoville Heat Scale, with some peppers carrying less capsaicin having a milder taste and some peppers carrying stronger heat similar to a jalapeno. Vezena peppers are commonly used as decoration and are also dried and ground for use in spices such as paprika.&nbsp;</span><br> <h2>NUTRITIONAL VALUE</h2> <span>Vezena peppers contain vitamins C, A, K, and B6, potassium, manganese, iron, magnesium, copper, and fiber.&nbsp;</span><br> <h2>APPLICATIONS</h2> <span>Vezena peppers are best suited for both raw and cooked applications such as grilling and roasting. They can be chopped, diced, and incorporated into salsas or they can be roasted or boiled and used in marmalades and spreads. Vezena peppers are also commonly dried and hung for extended use or ground into paprika and chile salt. They can also be pickled or smoked for an added flavor. Vezena peppers pair well with savory foods, omelets, onion, garlic, sour cream, yogurt, meats such as poultry, pork, beef, and fish, creamy sauces, rice, potatoes, goulash, and boiled or steamed vegetables. They will keep up to one week when stored in a paper bag in the crisper drawer of the refrigerator. Vezena peppers have extremely thin skin and will dry out quickly if left in a dry, warm environment.&nbsp;</span><br> <h2>ETHNIC/CULTURAL INFO</h2> <span>In Serbia, Vezena peppers are often hung in large clusters around homes and are dried naturally in the autumn sun. The peppers are then left as decoration or are used for grinding into spices and powders. Vezena peppers have been grown in Serbia for hundreds of years, and the Serbian farmers search for the fruits with the most corking striations and collect the seeds as these peppers are considered the most valuable to grow.&nbsp;</span><br> <h2>GEOGRAPHY/HISTORY</h2> <span>Vezena peppers are native to Eastern Europe, specifically to Serbia. The exact origins are unknown, but these peppers are believed to have been cultivated for hundreds of years and are also found in Albania, Yugoslavia, and other select areas in the Balkan region.</span></div> </div><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
C 57
"Vezanka" peperoncino rosso 500 semi vecchia varietà serba

Questa pianta ha frutti giganti

Chayote Semi (Sechium edule)

Chayote Semi (Sechium edule)

Prezzo 5,00 € SKU: P
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<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> <h2><strong><em><span>SEMI DI CHAYOTE - ORTAGGI ESOTICI (SECHIUM EDULE)</span></em></strong></h2> <h3><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 1 semi.</strong></span></h3> <p>Il Chayote (Sechium edule) è una specie della famiglie delle Cucurbitacee, originaria del Sud America e coltivata nei paesi dell'area costiera del continente e nelle isole. Il maggior esportatore di Chayote è la Costa Rica. È conosciuto anche in Italia, dove è chiamato zucca centenaria, zucchina spinosa, patata spinosa, melanzana spinosa, melanzana americana, lingua di lupo: in realtà è corretto chiamarlo con il suo nome italianizzato dal nome scientifico Sechium Edule (quindi Sechio) oppure col nome spagnolo chayote, di origine atzeco (chayutli).</p> <p> </p> <p><strong>Descrizione</strong></p> <p>Il chayote è il frutto di un ortaggio, ha forma ovoidale che può raggiungere i 15 cm di lunghezza; il colore superficiale può andare dal verde scuro (quando il Chayote è acerbo) fino al giallognolo (Chayote maturo e dunque commestibile).</p> <p> </p> <p>La parte più interna del frutto è l'embrione ed il seme (botanico) della pianta, mentre tutta la polpa circostante del frutto costituisce in buona parte sostanza di accumulo e riserva del seme stesso, (condizione di viviparità), il tutto, interno ed esterno, costituisce quindi il seme (in senso orticolo) della pianta.</p> <p> </p> <p>Presenta alcune volte delle caratteristiche escrescenze aghiformi che la rendono molto riconoscibile e particolare. Il Chayote è commestibile, come anche le sue foglie e le sue radici che alla fine della primavera possono essere trattate come asparagi e quindi anche conservate sott'olio o sott'aceto.</p> <p> </p> <p><strong>Riproduzione</strong></p> <p>Di norma la impollinazione è praticata da insetti pronubi.</p> <p>La condizione del seme di essere contenuto nel frutto, e di essere connesso ed inseparabile da questo (per condizione di viviparità), indica la (inconsueta) necessità che la semina debba essere effettuata col frutto intero e maturo. Di fatto il frutto alimenta il seme anche dopo la germinazione.</p> <p><strong>Uso e proprietà del Chayote</strong></p> <p>Il chayote è usato in cucina come una normale zucchina: di solito viene fritto e condito con sale (indispensabile a causa del sapore dolciastro dell'ortaggio), stufato o bollito e condito come un'insalata, o ancora abbrustolito come contorno, specialmente per carni rosse; gustosissimo in agrodolce, lo si può usare addirittura candito per torte e dolci in genere.</p> <p>Il Chayote contiene vitamina C e diversi amminoacidi, acqua e sali minerali; ha effetti diuretici, previene l'arteriosclerosi e l'ipertensione. Favorisce lo scioglimento dei calcoli renali.</p>
P
Chayote Semi (Sechium edule)
Semi di cetriolo serpente...

Semi di cetriolo serpente...

Prezzo 2,55 € SKU: PK 1
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<h2 class=""><strong>Semi di cetriolo serpente armeno</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per un pacchetto di 10 semi.</strong></span></h2> Introdotto dall'Armenia in Italia nel 1400, questo attraente cetriolo croccante rimane dolce anche quando il frutto è grande.<br><br>Carne dalla pelle sottile e densa questi cetrioli hanno pochi semi e un sapore piacevolmente delicato. In realtà, il melone dal sapore di cetriolo è senza burp e facile da digerire. Come il cetriolo inglese, non ha bisogno di essere sbucciato o seminato.<br>Cresce ugualmente bene a terra o su un traliccio. Il frutto cresce di circa 72-90 cm (30-36")<br><br>Il jajik è un piatto tradizionale armeno che utilizza comunemente i cetrioli armeni e viene tramandato di generazione in generazione. Questo contorno è fatto con cetrioli, yogurt e aglio o menta e viene spesso consumato in estate per combattere le calde temperature esterne. In genere viene servito con patatine pita o focaccia e si abbina bene anche a pollo e riso.<br><br>Note di coltivazione:<br><br>Adattabile ai più buoni terreni da giardino, ben drenati in posizione soleggiata; fornire cibo e acqua adeguati.<br><br>Tropicale: primavera e autunno<br>Temperato: primavera ed estate.<br>Clima fresco: tarda primavera ed estate<br><br>Spazio della pianta: 30 cm<br>Spazio file: 100 cm<br>Maturazione: 6-8 settimane <script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
PK 1 (10 S)
Semi di cetriolo serpente armeno

Questa pianta ha frutti giganti
Semi di Anguria Gigante

Semi di Anguria Gigante

Prezzo 6,00 € SKU: VE 117 G
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<h2><strong>Semi di Anguria Gigante</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 40+ (2g) semi.</strong></span></h2> Varietà molto produttiva che produce grossi meloni di peso fino a 150 kg. Il frutto ha una polpa molto dolce di colore rosso brillante. Buona resistenza alle malattie.<br><br>I nostri semi selezionati e testati producono angurie oblunghe con striature verde chiaro, dal gusto delizioso e molto dolce e dalle dimensioni sbalorditive, addirittura da Guinness dei primati. Il peso, se coltivato con cura, può superare i 130 chilogrammi.<br><br>I cocomeri giganti hanno bisogno di un terreno caldo, umido e ben drenato. Va ricordato di porre le piante ad almeno due metri l'una dall'altra in virtù delle dimensioni che l'Anguria Gigante può raggiungere.<br><br>Scegli un posto sempre soleggiato in giardino, per i migliori risultati.<script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
VE 117 G (2g)
Semi di Anguria Gigante
Semi di ravanello bianco...

Semi di ravanello bianco...

Prezzo 2,45 € SKU: VE 28 (1g)
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5/ 5
<h2><strong>Semi di ravanello bianco gigante Candela di ghiaccio</strong></h2> <h2><span style="color: #fe0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 100 semi (1g).</strong></span></h2> La ravanello&nbsp;Ice Candle è una varietà precoce lunga (45 cm) con radici bianche, gustose e succose che raggiungono un peso di 670 grammi. Questa varietà è destinata alla produzione all'aperto o in serra. Utilizzare fresco con birra, pane, formaggio o in insalata. Davvero un bel raccolto tra le colture principali o da seminare tra piante di lattuga o carota.<br><br>I ravanelli sono forse la verdura più semplice e veloce che ci sia. I ravanelli crescono meglio durante il clima fresco della primavera e all'inizio dell'estate o in autunno e in inverno (aree subtropicali).<br><br>Quando i ravanelli vengono coltivati a fuoco vivo con poca acqua, diventeranno piccanti e duri.<br><br>I ravanelli preferiscono il terreno fresco e umido. Non lasciare che il terreno si asciughi durante la stagione di crescita.<script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
VE 28 (1g)
Semi di ravanello bianco gigante Candela di ghiaccio

Prodotto più venduto

Varietà dalla Grecia

Varietà dalla Grecia

Questa pianta è resistente all'inverno e al gelo. Vedi di più nella descrizione.

Questa pianta ha frutti giganti
Semi di Kalamata Olivo o...

Semi di Kalamata Olivo o...

Prezzo 1,95 € SKU: V 116
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<h2 class=""><strong>Semi di Kalamata Olivo o Ulivo Varietà greca (Olea europaea)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 o 10 semi.</strong></span></h2> <p class=""><strong>Perché si dice che quest'oliva resiste all'inverno?</strong><br><strong>Quest'oliva, che noi stessi possediamo e coltiviamo in un grande vaso da fiori, da quattro anni sopravvive all'aperto (in cortile) senza problemi con l'inverno e a temperature di -15 gradi Celsius.</strong><br><br><strong>Crediamo che sopravviverebbe anche a temperature fino a - 25 gradi Celsius, e forse di più...</strong></p> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">L'<b>oliva di Kalamata</b>, od<span>&nbsp;</span><b>oliva di Calamata</b>, è la drupa di un<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>di<span>&nbsp;</span>ulivo<span>&nbsp;</span>tipico della zona della<span>&nbsp;</span>Messenia, nel sud del<span>&nbsp;</span>Peloponneso<span>&nbsp;</span>(Grecia), che prende il nome dalla città principale,<span>&nbsp;</span>Calamata.<sup id="cite_ref-lonely_1-0" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[1]</sup></p> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">La drupa è utilizzata come oliva da tavola, conservata sotto<span>&nbsp;</span>aceto<span>&nbsp;</span>o in<span>&nbsp;</span>olio di oliva. Nell'Unione europea<span>&nbsp;</span>le olive di Calamata sono protette come<span>&nbsp;</span>indicazione geografica protetta.<sup id="cite_ref-2" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[2]</sup><span>&nbsp;</span>Olive della stessa varietà, che crescono altrove, sono denominate<span>&nbsp;</span><b>olive Kalamon</b>.<sup id="cite_ref-3" class="reference" style="font-size: 0.7rem;"></sup><sup id="cite_ref-7" class="reference" style="font-size: 0.7rem;"></sup></p> <h2 style="color: #000000; font-size: 1.5em;"><span class="mw-headline" id="Descrizione">Descrizione</span></h2> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">Le olive di Calamata sono coltivate in<span>&nbsp;</span>Messenia, e in parte anche in<span>&nbsp;</span>Laconia, nella penisola del<span>&nbsp;</span>Peloponneso. Sono olive a forma di mandorla tozza, di colore scuro (tendente al viola)<sup id="cite_ref-sophisticated_8-0" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[8]</sup>, ottenute da un albero che si distingue dal normale ulivo per la forma delle sue foglie, che sono grandi il doppio di quelle delle altre varietà.<sup id="cite_ref-lonely_1-1" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[1]</sup><span>&nbsp;</span>L'albero patisce il freddo ed è sensibile all'avvizzimento provocato dal<span>&nbsp;</span><i>Verticillium</i>, ma è resistente alla<span>&nbsp;</span>rogna<span>&nbsp;</span>e alla<span>&nbsp;</span>mosca olearia.<sup id="cite_ref-9" class="reference" style="font-size: 0.7rem;"></sup></p> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">Le olive di Calamata, che non possono essere raccolte ancora verdi, devono essere raccolte a mano per evitare le ammaccature.</p> <h2 style="color: #000000; font-size: 1.5em;"><span class="mw-headline" id="Preparazione">Preparazione</span></h2> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">Vi sono due metodi per preparare le olive di Calamata, conosciuti come "metodo lungo" e "metodo breve". Con il metodo breve le olive vengono deamarizzate ammassandole in acqua o in una debole<span>&nbsp;</span>salamoia<span>&nbsp;</span>per circa una settimana. Completata la deamarizzazione, le olive vengono poste in recipienti di vetro immerse in salamoia e aceto di vino con sopra uno strato di olio di oliva e fette di limone. Sulle olive viene spesso operato un taglio per ridurre il tempo necessario al procedimento. Il metodo lungo consiste nell'operare un taglio su ogni oliva e poi metterle in acqua salata per circa tre mesi per deamarizzarle. Livelli di<span>&nbsp;</span>polifenolo<span>&nbsp;</span>rimangono nelle olive anche dopo il procedimento, causando loro un gusto leggermente amarognolo.<sup id="cite_ref-producing_10-0" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[10]</sup></p> <h3><strong>Etimologia</strong></h3> <p>I nomi olivo e ulivo derivano dal latino olīvum, da un'ablativo olīvī, olīvō di oleum,[2] a sua volta dal greco arcaico ἔλαιϝον élaiwon, classico ἔλαιον élaion;[3] la forma ulivo, come anche uliva, è più frequente in Toscana, ma diffusa anche in altre parti d'Italia, sebbene in contesti poetico-letterari; la forma olivo, del tutto prevalente invece nella letteratura scientifica, è tipica del Trentino, di parte della Sardegna, dell'Emilia-Romagna e del Lazio settentrionale; nel Sud prevalgono aulivo, alivo, avulivo.</p> <h3><strong>Storia</strong></h3> <p>L'olivo è una pianta centrale nella storia delle civiltà che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, e di tutto l'Occidente.</p> <p>Si raccontano numerose leggende: una di queste è di origine greca e narra di un olivo raccolto ai confini del mondo da Ercole, in quel luogo nacque il bosco sacro a Zeus, dalle cui fronde venivano intrecciate le corone per i vincitori dei giochi olimpici.[5]</p> <p>Un altro aneddoto sull'ulivo riguarda invece la colomba che, per annunciare a Noè la fine del diluvio univerale, gli portò un ramoscello d'ulivo che teneva stretto tra le zampe. Comunque si è appurato che le prime piante selvatiche insistevano sull'isola di Creta fin dal 4000 A.C. e che successivamente i cretesi si sono specializzati nella coltivazione di tale pianta la quale successivamente verrà esportata in tutto il bacino del mediterraneo.</p> <h3><strong><em>Biologia</em></strong></h3> <h3><strong>Descrizione botanica</strong></h3> <p>L'olivo appartiene alla famiglia delle Oleaceae. La pianta comincia a fruttificare verso il 3º–4º anno, inizia la piena produttività verso il 9º–10º anno; la maturità è raggiunta dopo i 50 anni. È una pianta molto longeva: in condizioni climatiche favorevoli un olivo può vivere anche mille anni. Le radici, per lo più di tipo avventizio, sono molto superficiali ed espanse, in genere non si spingono mai oltre i 60–100 cm di profondità.</p> <p>Il fusto è cilindrico e contorto, con corteccia di colore grigio o grigio scuro, il legno è molto duro e pesante. La ceppaia forma delle strutture globose, dette ovoli, da cui sono emessi ogni anno numerosi polloni basali. La chioma ha una forma conica, con branche fruttifere pendule o patenti (disposte orizzontalmente rispetto al fusto) secondo la varietà.</p> <p>È una pianta sempreverde, la cui attività è pressoché continua con attenuazione nel periodo invernale. Le foglie sono opposte, coriacee, semplici, intere, ellittico-lanceolate, con picciolo corto e margine intero, spesso revoluto. La pagina inferiore è di colore bianco-argenteo per la presenza di peli squamiformi. Le gemme sono per lo più di tipo ascellare.</p> <p>Il fiore è ermafrodito, piccolo, con calice di 4 sepali e corolla di petali bianchi. I fiori sono raggruppati in numero di 10–15 in infiorescenze a grappolo, chiamate mignole, emesse all'ascella delle foglie dei rametti dell'anno precedente. La mignolatura ha inizio verso marzo–aprile. La fioritura vera e propria avviene, secondo le cultivar e le zone, da maggio alla prima metà di giugno.</p> <p>Il frutto è una drupa globosa, ellissoidale o ovoidale, a volte asimmetrica, del peso di 1–6 grammi secondo la varietà, la tecnica colturale adottata e l'andamento climatico..</p> <h3><strong>Fenologia</strong></h3> <p>L'olivo attraversa un periodo di riposo vegetativo che coincide con il periodo più freddo, per un intervallo di tempo che dipende dal rigore del clima.</p> <p>Alla ripresa vegetativa, che orientativamente si verifica a febbraio, ha luogo anche la differenziazione a fiore; fino a quel momento ogni gemma ascellare dei rametti dell'anno precedente è potenzialmente in grado di generare un nuovo germoglio o una mignola. Dalla fine di febbraio e per tutto il mese di marzo si verifica un'intensa attività dapprima con l'accrescimento dei germogli, poi anche con l'emissione delle mignole, fase che si protrae secondo le zone fino ad aprile. La mignolatura ha il culmine in piena primavera con il raggiungimento delle dimensioni finali. Le infiorescenze restano ancora chiuse, tuttavia sono bene evidenti perché completamente formate.</p> <p>Da maggio alla prima metà di giugno, secondo la varietà e la regione, ha luogo la fioritura, piuttosto abbondante. In realtà la percentuale di fiori che porteranno a compimento la fruttificazione è ridottissima, generalmente inferiore al 2%. L'impollinazione è anemofila. Alla fioritura segue l'allegagione, in linea di massima dalla metà di giugno. In questa fase la corolla appassisce e si secca persistendo fino a quando l'ingrossamento dell'ovario ne provoca il distacco. La percentuale di allegagione è molto bassa, inferiore al 5%, pertanto in questa fase si verifica un'abbondante caduta anticipata dei fiori (colatura). Si tratta di un comportamento fisiologico dal momento che la maggior parte dei fiori ha lo scopo di produrre il polline. Sulla percentuale di allegagione possono incidere negativamente eventuali abbassamenti di temperatura, gli stress idrici e i venti caldi.</p> <p>Dopo l'allegagione ha luogo una prima fase di accrescimento dei frutti che si arresta quando inizia la lignificazione dell'endocarpo. Questa fase, detta indurimento del nocciolo ha inizio nel mese di luglio e si protrae orientativamente fino agli inizi di agosto.</p> <p>Quando l'endocarpo è completamente lignificato riprende l'accrescimento dei frutti, in modo più intenso secondo il decorso climatico. In regime non irriguo sono le piogge dalla metà di agosto a tutto il mese di settembre a influire sia sull'accrescimento sia sull'accumulo di olio nei lipovacuoli: in condizioni di siccità le olive restano di piccole dimensioni, possono subire una cascola più o meno intensa e daranno una bassissima resa in olio per unità di superficie; in condizioni di umidità favorevoli le olive raggiungono invece il completo sviluppo a settembre. Eventuali piogge tardive (da fine settembre a ottobre) dopo una forte siccità estiva possono in pochi giorni far aumentare le dimensioni delle olive in modo considerevole, tuttavia la resa in olio sarà bassissima perché l'oliva accumula soprattutto acqua.</p> <p>Da ottobre a dicembre, secondo la varietà, ha luogo l'invaiatura, cioè il cambiamento di colore, che indica la completa maturazione. L'invaiatura è più o meno scalare sia nell'ambito della stessa pianta sia da pianta a pianta. All'invaiatura l'oliva cessa di accumulare olio e si raggiunge la massima resa in olio per ettaro.</p> <p>Dopo l'invaiatura le olive persistono sulla pianta. Se non raccolte vanno incontro ad una cascola più o meno intensa ma differita nel tempo fino alla primavera successiva. In questo periodo la resa in olio tende ad aumentare in termini relativi: il tenore in olio aumenta perché le olive vanno incontro ad una progressiva perdita d'acqua. In realtà la resa in olio assoluta (in altri termini riferita all'unità di superficie) diminuisce progressivamente dopo l'invaiatura perché una parte della produzione si perde a causa della cascola e degli attacchi da parte di parassiti e fitofagi.</p> <h3><strong>Esigenze ambientali e adattamento</strong></h3> <p>Fra le piante arboree l'Olea europaea si distingue per la sua longevità e la frugalità. L'olivo è una specie tipicamente termofila ed eliofila, con spiccati caratteri di xerofilia. Per contro è sensibile alle basse temperature. In Italia l'areale di vegetazione della sottospecie spontanea, l'olivastro, è la sottozona calda del Lauretum. L'olivastro, detto anche oleastro, è una delle specie più rappresentative della macchia termoxerofila (Oleo-ceratonion) e (Oleo-lentiscetum), mentre diventa più sporadico nella macchia mediterranea del Quercion ilicis. Per i caratteri di frugalità ed eliofilia si rinviene frequentemente anche nelle macchie degradate, nelle garighe e nella vegetazione rupestre lungo le coste. Resiste bene al pascolamento in quanto tende ad assumere un portamento cespuglioso a pulvino con ramificazione fitta e spinescente. Resiste bene anche agli incendi per la notevole capacità di ricacciare vigorosi polloni dalla ceppaia.</p> <p>Le esigenze climatiche sono notevoli. Essendo una pianta eliofila soffre l'ombreggiamento, producendo una vegetazione lassa e, soprattutto, una scarsa fioritura. Il fattore climatico determinante sulla distribuzione dell'olivo è la temperatura: la pianta manifesta sintomi di sofferenza a temperature di 3–4 °C. Sotto queste temperature gli apici dei germogli disseccano. In generale la sensibilità al freddo aumenta passando dalla ceppaia al fusto, ai rami, ai germogli, alle foglie, agli apici vegetativi e, infine ai fiori e ai frutticini. Le gelate possono danneggiare il legno già a temperature di −7 °C. Le forti gelate possono provocare la morte di tutto l'apparato aereo con sopravvivenza della sola ceppaia.</p> <p>Per quanto riguarda gli altri fattori climatici sono dannosi il forte vento, specie se associato a basse temperature, l'eccessiva piovosità e l'elevata umidità dell'aria.</p> <p>Le esigenze pedologiche sono modeste. In generale l'olivo predilige terreni sciolti o di medio impasto, freschi e ben drenati. Vegeta bene anche su terreni grossolani o poco profondi, con rocciosità affiorante. Soffre invece nei terreni pesanti e soggetti al ristagno. In merito alla fertilità chimica si adatta anche ai terreni poveri e con reazione lontana dalla neutralità (terreni acidi e terreni calcarei) fino a tollerare valori del pH di 8,5–9. Fra gli alberi da frutto è una delle specie più tolleranti alla salinità, pertanto può essere coltivato anche in prossimità dei litorali.</p> <p>L'aspetto più interessante della capacità d'adattamento dell'olivo è la sua resistenza alla siccità anche quando si protrae per molti mesi. In caso di siccità la pianta reagisce assumendo un habitus xerofitico: i germogli cessano di crescere, si riduce la superficie traspirante con la caduta di una parte delle foglie, gli stomi vengono chiusi e l'acqua delle olive in accrescimento viene riassorbita. In questo modo gli olivi superano indenni le lunghe estati siccitose manifestando una ripresa dell'attività vegetativa solo con le prime piogge a fine estate. Gli stress idrici pregiudicano la produzione. Le fasi critiche per l'olivo sono il periodo della fioritura e dell'allegagione, l'indurimento del nocciolo e il successivo accrescimento dei frutti: eventuali stress idrici in queste fasi riducono la percentuale di allegagione, provocano cascola estiva delle drupe, scarso accrescimento di quelle rimaste e minore resa in olio delle olive. In ogni modo si può dire che l'olivo si adatta alla coltura in asciutto anche nelle aree più aride dell'Italia meridionale e insulare in quanto offre una produzione, sia pur minima, anche nelle condizioni più difficili.</p> <p>L'oliveto più settentrionale attualmente esistente si trova sull'isola di Anglesey, al largo del Galles, nel Regno Unito.</p> <h3><strong>Cultivar</strong></h3> <p>Le cultivar da olio sono caratterizzate da un elevato contenuto in lipidi e da una buona resa in olio, il frutto è di dimensioni medie o piccole. Le cultivar da mensa invece hanno minor resa in olio ma sono più grandi e vengono vendute per l'uso diretto.</p> <p>Nel solo Mediterraneo ci sono più di 1000 tipi genetici di olivo. La propagazione vegetativa circoscritta nei singoli territori per centinaia di anni ha determinato l'evoluzione di un numero elevato di ecotipi e cultivar. In Italia sono presenti circa 500 tipi genetici.</p> <h3><strong>Impianto dell'oliveto</strong></h3> <p>La procedura per l'impianto dell'oliveto, dopo aver scelto la localizzazione, segue gli schemi classici previsti per le colture arboree:</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Eliminazione di vegetazione arbustiva o arborea, livellamento, spietramento, scasso a circa 80 cm. Nei terreni eccessivamente grossolani è consigliabile limitare lo spietramento ai sassi di grandi dimensioni per evitare un abbassamento del piano di campagna. Per lo scasso è preferibile la lavorazione andante con ripuntatore o con aratro rispetto allo scasso a buche.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Approntamento della rete scolante. È necessario nelle zone a clima piovoso. In generale l'investimento del drenaggio tubolare è poco remunerativo in olivicoltura perciò è più conveniente predisporre una sistemazione superficiale realizzando un'adeguata baulatura e una rete di scoline.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Concimazione di fondo. Si esegue dopo lo scasso e prima della lavorazione complementare sulla base dei risultati dell'analisi chimica. La concimazione minerale deve limitarsi al solo apporto dei concimi fosfatici e potassici in quanto l'azoto si perderebbe per dilavamento. È consigliato integrare la concimazione minerale con l'apporto di un concime organico (es. 50–100 t di letame ad ettaro) per il suo effetto ammendante, qualora ci sia disponibilità di ammendanti organici a costi accessibili.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Lavori di raffinamento. Si esegue un'aratura a 40 cm per interrare e distribuire i concimi lungo il profilo e una erpicatura per ridurre la zollosità superficiale.</p> <p>Ai lavori di preparazione seguono quelli di impianto con il tracciamento dei sesti e il picchettamento, la messa a dimora (manuale o con trapiantatrici semiautomatiche), l'impianto dei tutori.</p> <p>Il sesto d'impianto dipende dalle condizioni pedoclimatiche, dalla disponibilità irrigua, dalle caratteristiche della cultivar, dalla forma d'allevamento e dalla tecnica colturale. In condizioni ordinarie nei nuovi impianti si adottano sesti compresi fra 5×5 m e 7×7 m in coltura irrigua e tra 8×8 m e 10×10 m in asciutto. Sesti molto stretti sono sconsigliabili per l'eccessivo ombreggiamento lungo la fila e per la difficoltà di meccanizzazione. Con olivi allevati a vaso policonico o a monocono sono consigliabili sesti di 5×7 m o 6×7 m secondo la vigoria della cultivar. Qualora si preveda la raccolta meccanica integrale con scuotiraccoglitrice è opportuno adottare sesti in quadrato di 7×7 m o 8×8 m per consentire una facile manovra della macchina.</p> <p>La messa a dimora si esegue dall'autunno all'inizio della primavera effettuando una buca con la trivella, disponendo sul fondo del materiale drenante e una piccola quantità di concime ternario, si mette la pianta, con il colletto leggermente più basso rispetto al livello del terreno e il tutore, infine si colmano gli spazi vuoti e si irriga. È sconsigliato eseguire l'impianto in primavera inoltrata per evitare eccessive fallanze.</p> <p>La scelta delle piante ha importanza sia economica sia tecnica. Le piante ottenute da talea sono più economiche ma tendono a sviluppare un apparato radicale superficiale e potrebbero subire stress idrici nel primo anno d'impianto. Quelle ottenute da semenzali innestati sono più resistenti ma hanno prezzi più alti. In merito allo sviluppo sono migliori le piante rivestite uniformemente di ramificazioni secondarie perché non necessitano di interventi di potatura correttiva, e permettono di anticipare l'entrata in produzione di 1–2 anni. Da tenere presente comunque che le piante autoradicate da talea sono consigliate in tutte le zone in cui l’olivo è soggetto a gelate, perché nel caso si renda necessario un taglio rigenerativo al piede delle piante, i polloni emergenti dalla ceppaia appartengono alla varietà e non al portinnesto.</p> <p>Alla messa a dimora fanno seguito gli allestimenti accessori, in particolare la rete irrigua e l'eventuale palificazione per sospendere le ali gocciolanti.</p> <p>Su spazi aperti e battuti frequentemente da venti dei quadranti settentrionali (maestrale, tramontana, grecale) è indispensabile predisporre un frangivento allineato perpendicolarmente alla direzione del vento dominante. L'orientamento dei filari, in caso di sesto a rettangolo, deve tener conto dell'esigenza d'illuminazione delle chiome soprattutto alle latitudini più alte dell'areale di coltivazione (Italia centrale e Liguria): l'orientamento migliore è quello nord-sud, tuttavia nei terreni con pendenza superiore al 5–10% ha la priorità la necessità di prevenire l'erosione del terreno orientando i filari a girapoggio o a cavalcapoggio. L'orientamento nord-sud in collina si può pertanto rispettare solo nei versanti esposti a est o a ovest.</p> <h3><strong>Forme d'allevamento</strong></h3> <p>La scelta della forma d'allevamento dipende essenzialmente da due fattori: le esigenze d'illuminazione e la meccanizzazione. L'olivo ha un portamento basitono, con rametti terminali patenti o penduli secondo la varietà e fruttifica nella parte più esterna della chioma, in quanto più illuminata. In ragione di questi elementi le forme d'allevamento proposte per l'olivo sono le seguenti.</p> <p>&nbsp;</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Vaso. È la vecchia tipologia, ormai del tutto abbandonata negli impianti recenti a causa della tardiva entrata in produzione e degli oneri legati alla potatura e alla raccolta. Sopravvive ancora in vecchi oliveti non rinnovati.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Vaso policonico. È la forma che ha sostituito il vaso classico, più contenuta in altezza e con una geometria della chioma razionalizzata in funzione della produttività e dei costi della raccolta. Ha inoltre una maggiore precocità di entrata in produzione. La struttura è formata da 3–4 branche che sviluppano ciascuna una chioma distinta di forma conica.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Vaso cespugliato. Concettualmente è simile al precedente ma differisce per l'assenza del tronco, perciò le branche partono direttamente dalla ceppaia.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Palmetta. La struttura è costituita da un fusto che si dirama in tre branche orientate sullo stesso piano, una verticale, le due laterali oblique. Non ha avuto grande diffusione a causa degli oneri legati alla potatura.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Ipsilon. È una forma derivata dalla precedente ma più razionale per i principi che la ispirano. Lo scheletro è costituito da un breve tronco che si divide in due branche inclinate ed opposte, orientate secondo la direzione del filare. Come la precedente, è una forma poco diffusa perché non ha riscontrato grande successo e ormai si presenta come un sistema obsoleto e antieconomico.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Siepone. È una forma che asseconda molto il portamento naturale dell'olivo. Le piante hanno un portamento cespuglioso, con un breve fusto, e sono molto ravvicinate lungo la fila in modo da formare una vegetazione continua. Continua ad essere usata per la costituzione di frangivento, in genere con cultivar assurgenti.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Globo. È concepita per proteggere il fusto e le branche dall'eccessiva insolazione. È uno dei sistemi più impiegati alle latitudini più basse dell'areale di coltivazione dell'olivo dove l'illuminazione eccessiva può rappresentare un problema.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Monocono. È il sistema più recente, concepito per l'uso delle macchine scuotitrici nella raccolta meccanizzata o meccanica integrale con macchine scuotitrici. È particolarmente adatto per oliveti meccanizzati di grande estensione. La forma di allevamento è quella che asseconda meglio il portamento naturale dell'olivo pertanto ha una precoce entrata in produzione.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Cespuglio. È una delle forme più recenti e s'ispira alla necessità di abbreviare i tempi di entrata in produzione e ridurre i costi della potatura e della raccolta. Si tratta di una forma libera ottenuta evitando gli interventi cesori nei primi anni.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Ceduo di olivo. È la forma più recente ancora in via di sperimentazione. L'innovazione consiste nel lasciar crescere liberamente le piante secondo i criteri adottati con il cespuglio ma senza eseguire la potatura di produzione. La chioma viene completamente rinnovata ogni 10 anni tagliando al piede le piante.</p> <h3><strong>Irrigazione</strong></h3> <p>L'olivo è una pianta che ha poca esigenza di acqua, ma carenze idriche prolungate possono provocare gravi danni alle piante di olivo come cascola e bassa produzione. Un razionale apporto idrico presenta molti benefici fra cui:</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Accelerare la formazione della pianta, che entra prima in produzione;</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Aumento della produzione (fino al 20–40%);</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Migliore costanza produttiva, ostacolando l'alternanza.</p> <p>I metodi irrigui consigliati sono quelli a microportata, spruzzo e goccia; risultano fondamentali le irrigazioni eseguite, soprattutto in annate siccitose, nella fasi fenologiche che vanno dall'allegagione (giugno) fino all'ingrossamento delle drupe per distensione cellulare (agosto).</p> <h3><strong>L'olivo oggi</strong></h3> <p>Inizialmente coltivato quasi esclusivamente nei paesi mediterranei (dove l'inverno è mite e l'estate calda), negli ultimi anni è stato impiantato con successo anche in altri paesi dal clima analogo, come California, Australia, Argentina e Sudafrica. In Italia l'areale di coltivazione è molto ampio: le zone dove non è presente sono le montagne e la Pianura padana (anche se in regioni come Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna sono in atto progetti di reinserimento), zone con temperature invernali troppo basse o presenza di nebbia e l'area dove produce frutti di qualità è più ristretta e si riduce in pratica all'Italia centromeridionale, (Toscana e Liguria comprese) e insulare e alla zona dei laghi di Lombardia, Trentino e Veneto. La maggiore concentrazione olivicola italiana, comunque, si trova in Puglia, con una popolazione che è stimata essere superiore ai 5 milioni di alberi. Molti di questi risalgono all'epoca della dominazione spagnola del Seicento. Nella valle del Volturno, in particolare nei comuni di Pozzilli e Venafro si possono osservare tra la miriade di oliveti presenti, numerose piante secolari, non pochi sono gli oliveti composti da sole piante secolari.</p> <p>Alla fine degli anni novanta i cinque Paesi con la maggiore superficie olivicola erano la Spagna (2,24 milioni di ha), la Tunisia (1,62 milioni di ha), l'Italia (1,15 milioni di ettari), la Turchia (0,9 milioni di ha), la Grecia (0,73 milioni di ha). I primi cinque Paesi produttori di olio di oliva erano la Spagna (938 000 t), l'Italia (462 000 t), la Grecia (413 000 t), la Tunisia (193 000 t), la Turchia (137 000 t). Le produzioni indicate sono una media delle ultime tre annate degli anni novanta. I primi cinque Paesi produttori di olive da mensa erano la Spagna (304 000 t), la Turchia (173 000 t), gli USA (104 000 t), il Marocco (88 000 t), la Grecia (76 000 t). Le tendenze attuali vedono una forte espansione dell'olivicoltura in Spagna, Marocco, Sudafrica, Australia.</p> <h2 class=""><strong><a href="https://www.youtube.com/watch?v=TKvfA8a3Ag0" title="How to sow Olive Seeds" target="_blank" rel="noopener">How to sow Olive Seeds&nbsp;</a></strong></h2> <table border="1" cellspacing="0" cellpadding="0"> <tbody> <tr> <td colspan="2" valign="top" width="100%"> <h3><span style="font-size: 15px;">Istruzioni per semina</span></h3> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Propagation:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Seeds / Cuttings</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Pretreat:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>0</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Stratification:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>0</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Sowing Time:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>all year round</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Sowing Depth:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Light germinator! Just sprinkle on the surface of the substrate + gently press</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Sowing Mix:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Germination temperature:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>&nbsp;about 25-28 ° C</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Location:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Germination Time:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>&nbsp;2-4 Weeks</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Watering:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">&nbsp;</span></p> </td> <td valign="top"> <p><br><span>Copyright © 2012 Seeds Gallery - Saatgut Galerie - Galerija semena. All Rights Reserved.</span></p> </td> </tr> </tbody> </table> <script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 116 (5 S)
Semi di Kalamata Olivo o Ulivo Varietà greca (Olea europaea)
Semi di spinaci libanesi...

Semi di spinaci libanesi...

Prezzo 2,15 € SKU: VE 180
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5/ 5
<h2><strong>Semi di spinaci libanesi Gigante di Bertoua (Corchorus olitorius)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per un pacchetto di 10 semi.</strong></span></h2> <p>Mloukhiyeh o spinaci libanesi è un membro della famiglia delle malve (Malvaceae). Il Corchorus olitorius viene utilizzato nella cucina tradizionale in Libano e in Egitto e praticamente non viene coltivato al di fuori di questi paesi.</p> <p>È una pianta perenne a crescita rapida e alta da biennale a breve con foglie verde scuro molto gustose con un sapore tipicamente dolce. Le foglie vengono utilizzate cotte nelle zuppe e in molti altri piatti nazionali.</p> <p>130 (200) cm, Mloukhiyeh, Mouloukhieh o Mulukhiye è un ortaggio sconosciuto nel mondo occidentale. Le foglie verde scuro su steli alti hanno una consistenza e un sapore simili agli spinaci.</p> <p>Non appena le piante sono abbastanza forti, le foglie possono essere raccolte fino all'autunno. Per qualsiasi terreno ricco e ben drenato in pieno sole. Miglior coltivato come annuale. Semina sotto vetro caldo in primavera ad una temperatura minima di circa 25°C e trapianta le piantine nel giardino aperto alla fine della primavera.</p>
VE 180 (10 S)
Semi di spinaci libanesi Gigante di Bertoua (Corchorus olitorius)
Semi di cactus Pachycereus...

Semi di cactus Pachycereus...

Prezzo 2,15 € SKU: CT 21
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5/ 5
<h2><strong>Semi di cactus Pachycereus hollianus 'Blanco'</strong></h2> <h2><span style="color: #fc0000;"><strong>Prezzo per una confezione da 5 semi.</strong></span></h2> <p>Cactus alto, rimpicciolito, colonnare che raggiungerà circa 6 m di altezza. È tipico degli stati messicani di Oaxaca e Puebla, dove cresce in foreste decidue secche e arbusti secchi, ad altitudini comprese tra 1500 e 1800 m.</p> <p>I suoi rami verdi sono ferocemente armati di spine che inizialmente sono rosse ma diventano grigie o nere con l'età. I suoi grandi fiori bianchi si aprono durante il giorno, seguiti da frutti viola scuro, commestibili con polpa bianca.</p> <p>Il Pachicereus holliano prospera in climi caldi e secchi e può tollerare gelate miti una volta stabilite.</p>
CT 21 (5 S)
Semi di cactus Pachycereus hollianus 'Blanco'

Native Korean Radish YEOL MOO Seeds

Semi di Ravanello coreano...

Prezzo 2,45 € SKU: VE 206
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5/ 5
<h2><span style="text-decoration: underline;"><strong><em>Semi di Ravanello coreano</em></strong> <strong><em>Yeol Moo</em></strong></span></h2> <h3><span style="color: #ff0101;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 20 semi.</strong></span></h3> <p><span>ravanelli coreani non sono le palline rosse carini che si trovano in un negozio di alimentari reparto dei prodotti. Sono grandi - che pesano fino a 6 libbre. - E assomigliare ad una rapa. ravanelli coreano, una varietà di daikon, sono verde pallido dal fogliame a metà strada il tubero, seguito dal bianco. Utilizzare ravanelli coreani in zuppe, come MAGUK coreana, Kimchi o altri piatti in salamoia, o mangiare freschi. Piantare i semi di ravanello coreano in autunno e sono pronti a raccogliere 50 a 70 giorni dopo.</span></p> <p><strong><span>istruzione</span></strong></p> <p><span>1 Preparare il letto ravanello allentando il terreno ad una profondità di 16 pollici. Aggiungere 4 a 6 libbre. di 10-10-10 fertilizzante per ogni 100 piedi di fila.</span></p> <p><span>2 piantare i semi di ravanello coreano 1/4 di pollice di profondità, 10 pollici a parte in fila 3 piedi. Coprire i semi leggermente con il suolo e non imballare il terreno sopra il seme.</span></p> <p><span>3 L'acqua il letto ravanello coreano con l'impostazione nebbia fine sul tubo per evitare di lavare i semi di distanza e mantenere il terreno umido durante la germinazione.</span></p> <p><span>4 fertilizzare il ravanelli coreano tre settimane dopo la semina. Scavare una trincea, 2 pollici di profondità e 3 pollici di distanza da ogni riga, in esecuzione la lunghezza della fila. Cospargere 2 libbre. di nitrato di calcio sul fondo della trincea, coprire e poi acqua ad una profondità di 6 pollici.</span></p> <p><span> </span></p>
VE 206 (20 S)
Native Korean Radish YEOL MOO Seeds