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Varietà dalla Grecia

Questa pianta ha frutti giganti
Semi di fico greco nero reale

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Prezzo 2,15 € SKU: V 19 RBG
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<h2><strong>Semi di fico greco nero reale - Vasilika Mavra (Βασιλικά Μαύρα)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;" class=""><strong>Prezzo per confezione da 50 (0,02g) semi.</strong></span></h2> <p>Si dice che Vasilika Mavra o "Royal Black Greek Fig" sia il miglior fico greco. È ampiamente coltivato in Grecia. L'esterno va dal viola molto scuro al nero e l'interno è rosso.</p> <p>La nostra esperienza (acquisita dalla gente dalla Grecia che la coltiva) è che dopo diversi anni di coltivazione di questa varietà, Vasilika Mavra produce molti fichi viola scuro molto belli che cadono prima di maturare all'interno.</p> <p>La dimensione, la profondità del colore e il numero di frutti crescono di anno in anno. Chi ha la fortuna di aver assaggiato questo fico lo descrive come un profumo di frutti di bosco e miele, denso come la marmellata.</p> <p>Vasilika Mavra produce fichi super dolci che continuano a dare i loro frutti fino alla fine della stagione. Altri nomi: Royal Black Greek Fig, Vasilika Mavra, Βασιλικά Μαύρα,</p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
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Semi di fico greco nero reale

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Questa pianta è resistente all'inverno e al gelo. Vedi di più nella descrizione.

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Semi di Kalamata Olivo o...

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<h2 class=""><strong>Semi di Kalamata Olivo o Ulivo Varietà greca (Olea europaea)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 o 10 semi.</strong></span></h2> <p class=""><strong>Perché si dice che quest'oliva resiste all'inverno?</strong><br><strong>Quest'oliva, che noi stessi possediamo e coltiviamo in un grande vaso da fiori, da quattro anni sopravvive all'aperto (in cortile) senza problemi con l'inverno e a temperature di -15 gradi Celsius.</strong><br><br><strong>Crediamo che sopravviverebbe anche a temperature fino a - 25 gradi Celsius, e forse di più...</strong></p> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">L'<b>oliva di Kalamata</b>, od<span>&nbsp;</span><b>oliva di Calamata</b>, è la drupa di un<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>di<span>&nbsp;</span>ulivo<span>&nbsp;</span>tipico della zona della<span>&nbsp;</span>Messenia, nel sud del<span>&nbsp;</span>Peloponneso<span>&nbsp;</span>(Grecia), che prende il nome dalla città principale,<span>&nbsp;</span>Calamata.<sup id="cite_ref-lonely_1-0" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[1]</sup></p> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">La drupa è utilizzata come oliva da tavola, conservata sotto<span>&nbsp;</span>aceto<span>&nbsp;</span>o in<span>&nbsp;</span>olio di oliva. Nell'Unione europea<span>&nbsp;</span>le olive di Calamata sono protette come<span>&nbsp;</span>indicazione geografica protetta.<sup id="cite_ref-2" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[2]</sup><span>&nbsp;</span>Olive della stessa varietà, che crescono altrove, sono denominate<span>&nbsp;</span><b>olive Kalamon</b>.<sup id="cite_ref-3" class="reference" style="font-size: 0.7rem;"></sup><sup id="cite_ref-7" class="reference" style="font-size: 0.7rem;"></sup></p> <h2 style="color: #000000; font-size: 1.5em;"><span class="mw-headline" id="Descrizione">Descrizione</span></h2> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">Le olive di Calamata sono coltivate in<span>&nbsp;</span>Messenia, e in parte anche in<span>&nbsp;</span>Laconia, nella penisola del<span>&nbsp;</span>Peloponneso. Sono olive a forma di mandorla tozza, di colore scuro (tendente al viola)<sup id="cite_ref-sophisticated_8-0" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[8]</sup>, ottenute da un albero che si distingue dal normale ulivo per la forma delle sue foglie, che sono grandi il doppio di quelle delle altre varietà.<sup id="cite_ref-lonely_1-1" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[1]</sup><span>&nbsp;</span>L'albero patisce il freddo ed è sensibile all'avvizzimento provocato dal<span>&nbsp;</span><i>Verticillium</i>, ma è resistente alla<span>&nbsp;</span>rogna<span>&nbsp;</span>e alla<span>&nbsp;</span>mosca olearia.<sup id="cite_ref-9" class="reference" style="font-size: 0.7rem;"></sup></p> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">Le olive di Calamata, che non possono essere raccolte ancora verdi, devono essere raccolte a mano per evitare le ammaccature.</p> <h2 style="color: #000000; font-size: 1.5em;"><span class="mw-headline" id="Preparazione">Preparazione</span></h2> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">Vi sono due metodi per preparare le olive di Calamata, conosciuti come "metodo lungo" e "metodo breve". Con il metodo breve le olive vengono deamarizzate ammassandole in acqua o in una debole<span>&nbsp;</span>salamoia<span>&nbsp;</span>per circa una settimana. Completata la deamarizzazione, le olive vengono poste in recipienti di vetro immerse in salamoia e aceto di vino con sopra uno strato di olio di oliva e fette di limone. Sulle olive viene spesso operato un taglio per ridurre il tempo necessario al procedimento. Il metodo lungo consiste nell'operare un taglio su ogni oliva e poi metterle in acqua salata per circa tre mesi per deamarizzarle. Livelli di<span>&nbsp;</span>polifenolo<span>&nbsp;</span>rimangono nelle olive anche dopo il procedimento, causando loro un gusto leggermente amarognolo.<sup id="cite_ref-producing_10-0" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[10]</sup></p> <h3><strong>Etimologia</strong></h3> <p>I nomi olivo e ulivo derivano dal latino olīvum, da un'ablativo olīvī, olīvō di oleum,[2] a sua volta dal greco arcaico ἔλαιϝον élaiwon, classico ἔλαιον élaion;[3] la forma ulivo, come anche uliva, è più frequente in Toscana, ma diffusa anche in altre parti d'Italia, sebbene in contesti poetico-letterari; la forma olivo, del tutto prevalente invece nella letteratura scientifica, è tipica del Trentino, di parte della Sardegna, dell'Emilia-Romagna e del Lazio settentrionale; nel Sud prevalgono aulivo, alivo, avulivo.</p> <h3><strong>Storia</strong></h3> <p>L'olivo è una pianta centrale nella storia delle civiltà che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, e di tutto l'Occidente.</p> <p>Si raccontano numerose leggende: una di queste è di origine greca e narra di un olivo raccolto ai confini del mondo da Ercole, in quel luogo nacque il bosco sacro a Zeus, dalle cui fronde venivano intrecciate le corone per i vincitori dei giochi olimpici.[5]</p> <p>Un altro aneddoto sull'ulivo riguarda invece la colomba che, per annunciare a Noè la fine del diluvio univerale, gli portò un ramoscello d'ulivo che teneva stretto tra le zampe. Comunque si è appurato che le prime piante selvatiche insistevano sull'isola di Creta fin dal 4000 A.C. e che successivamente i cretesi si sono specializzati nella coltivazione di tale pianta la quale successivamente verrà esportata in tutto il bacino del mediterraneo.</p> <h3><strong><em>Biologia</em></strong></h3> <h3><strong>Descrizione botanica</strong></h3> <p>L'olivo appartiene alla famiglia delle Oleaceae. La pianta comincia a fruttificare verso il 3º–4º anno, inizia la piena produttività verso il 9º–10º anno; la maturità è raggiunta dopo i 50 anni. È una pianta molto longeva: in condizioni climatiche favorevoli un olivo può vivere anche mille anni. Le radici, per lo più di tipo avventizio, sono molto superficiali ed espanse, in genere non si spingono mai oltre i 60–100 cm di profondità.</p> <p>Il fusto è cilindrico e contorto, con corteccia di colore grigio o grigio scuro, il legno è molto duro e pesante. La ceppaia forma delle strutture globose, dette ovoli, da cui sono emessi ogni anno numerosi polloni basali. La chioma ha una forma conica, con branche fruttifere pendule o patenti (disposte orizzontalmente rispetto al fusto) secondo la varietà.</p> <p>È una pianta sempreverde, la cui attività è pressoché continua con attenuazione nel periodo invernale. Le foglie sono opposte, coriacee, semplici, intere, ellittico-lanceolate, con picciolo corto e margine intero, spesso revoluto. La pagina inferiore è di colore bianco-argenteo per la presenza di peli squamiformi. Le gemme sono per lo più di tipo ascellare.</p> <p>Il fiore è ermafrodito, piccolo, con calice di 4 sepali e corolla di petali bianchi. I fiori sono raggruppati in numero di 10–15 in infiorescenze a grappolo, chiamate mignole, emesse all'ascella delle foglie dei rametti dell'anno precedente. La mignolatura ha inizio verso marzo–aprile. La fioritura vera e propria avviene, secondo le cultivar e le zone, da maggio alla prima metà di giugno.</p> <p>Il frutto è una drupa globosa, ellissoidale o ovoidale, a volte asimmetrica, del peso di 1–6 grammi secondo la varietà, la tecnica colturale adottata e l'andamento climatico..</p> <h3><strong>Fenologia</strong></h3> <p>L'olivo attraversa un periodo di riposo vegetativo che coincide con il periodo più freddo, per un intervallo di tempo che dipende dal rigore del clima.</p> <p>Alla ripresa vegetativa, che orientativamente si verifica a febbraio, ha luogo anche la differenziazione a fiore; fino a quel momento ogni gemma ascellare dei rametti dell'anno precedente è potenzialmente in grado di generare un nuovo germoglio o una mignola. Dalla fine di febbraio e per tutto il mese di marzo si verifica un'intensa attività dapprima con l'accrescimento dei germogli, poi anche con l'emissione delle mignole, fase che si protrae secondo le zone fino ad aprile. La mignolatura ha il culmine in piena primavera con il raggiungimento delle dimensioni finali. Le infiorescenze restano ancora chiuse, tuttavia sono bene evidenti perché completamente formate.</p> <p>Da maggio alla prima metà di giugno, secondo la varietà e la regione, ha luogo la fioritura, piuttosto abbondante. In realtà la percentuale di fiori che porteranno a compimento la fruttificazione è ridottissima, generalmente inferiore al 2%. L'impollinazione è anemofila. Alla fioritura segue l'allegagione, in linea di massima dalla metà di giugno. In questa fase la corolla appassisce e si secca persistendo fino a quando l'ingrossamento dell'ovario ne provoca il distacco. La percentuale di allegagione è molto bassa, inferiore al 5%, pertanto in questa fase si verifica un'abbondante caduta anticipata dei fiori (colatura). Si tratta di un comportamento fisiologico dal momento che la maggior parte dei fiori ha lo scopo di produrre il polline. Sulla percentuale di allegagione possono incidere negativamente eventuali abbassamenti di temperatura, gli stress idrici e i venti caldi.</p> <p>Dopo l'allegagione ha luogo una prima fase di accrescimento dei frutti che si arresta quando inizia la lignificazione dell'endocarpo. Questa fase, detta indurimento del nocciolo ha inizio nel mese di luglio e si protrae orientativamente fino agli inizi di agosto.</p> <p>Quando l'endocarpo è completamente lignificato riprende l'accrescimento dei frutti, in modo più intenso secondo il decorso climatico. In regime non irriguo sono le piogge dalla metà di agosto a tutto il mese di settembre a influire sia sull'accrescimento sia sull'accumulo di olio nei lipovacuoli: in condizioni di siccità le olive restano di piccole dimensioni, possono subire una cascola più o meno intensa e daranno una bassissima resa in olio per unità di superficie; in condizioni di umidità favorevoli le olive raggiungono invece il completo sviluppo a settembre. Eventuali piogge tardive (da fine settembre a ottobre) dopo una forte siccità estiva possono in pochi giorni far aumentare le dimensioni delle olive in modo considerevole, tuttavia la resa in olio sarà bassissima perché l'oliva accumula soprattutto acqua.</p> <p>Da ottobre a dicembre, secondo la varietà, ha luogo l'invaiatura, cioè il cambiamento di colore, che indica la completa maturazione. L'invaiatura è più o meno scalare sia nell'ambito della stessa pianta sia da pianta a pianta. All'invaiatura l'oliva cessa di accumulare olio e si raggiunge la massima resa in olio per ettaro.</p> <p>Dopo l'invaiatura le olive persistono sulla pianta. Se non raccolte vanno incontro ad una cascola più o meno intensa ma differita nel tempo fino alla primavera successiva. In questo periodo la resa in olio tende ad aumentare in termini relativi: il tenore in olio aumenta perché le olive vanno incontro ad una progressiva perdita d'acqua. In realtà la resa in olio assoluta (in altri termini riferita all'unità di superficie) diminuisce progressivamente dopo l'invaiatura perché una parte della produzione si perde a causa della cascola e degli attacchi da parte di parassiti e fitofagi.</p> <h3><strong>Esigenze ambientali e adattamento</strong></h3> <p>Fra le piante arboree l'Olea europaea si distingue per la sua longevità e la frugalità. L'olivo è una specie tipicamente termofila ed eliofila, con spiccati caratteri di xerofilia. Per contro è sensibile alle basse temperature. In Italia l'areale di vegetazione della sottospecie spontanea, l'olivastro, è la sottozona calda del Lauretum. L'olivastro, detto anche oleastro, è una delle specie più rappresentative della macchia termoxerofila (Oleo-ceratonion) e (Oleo-lentiscetum), mentre diventa più sporadico nella macchia mediterranea del Quercion ilicis. Per i caratteri di frugalità ed eliofilia si rinviene frequentemente anche nelle macchie degradate, nelle garighe e nella vegetazione rupestre lungo le coste. Resiste bene al pascolamento in quanto tende ad assumere un portamento cespuglioso a pulvino con ramificazione fitta e spinescente. Resiste bene anche agli incendi per la notevole capacità di ricacciare vigorosi polloni dalla ceppaia.</p> <p>Le esigenze climatiche sono notevoli. Essendo una pianta eliofila soffre l'ombreggiamento, producendo una vegetazione lassa e, soprattutto, una scarsa fioritura. Il fattore climatico determinante sulla distribuzione dell'olivo è la temperatura: la pianta manifesta sintomi di sofferenza a temperature di 3–4 °C. Sotto queste temperature gli apici dei germogli disseccano. In generale la sensibilità al freddo aumenta passando dalla ceppaia al fusto, ai rami, ai germogli, alle foglie, agli apici vegetativi e, infine ai fiori e ai frutticini. Le gelate possono danneggiare il legno già a temperature di −7 °C. Le forti gelate possono provocare la morte di tutto l'apparato aereo con sopravvivenza della sola ceppaia.</p> <p>Per quanto riguarda gli altri fattori climatici sono dannosi il forte vento, specie se associato a basse temperature, l'eccessiva piovosità e l'elevata umidità dell'aria.</p> <p>Le esigenze pedologiche sono modeste. In generale l'olivo predilige terreni sciolti o di medio impasto, freschi e ben drenati. Vegeta bene anche su terreni grossolani o poco profondi, con rocciosità affiorante. Soffre invece nei terreni pesanti e soggetti al ristagno. In merito alla fertilità chimica si adatta anche ai terreni poveri e con reazione lontana dalla neutralità (terreni acidi e terreni calcarei) fino a tollerare valori del pH di 8,5–9. Fra gli alberi da frutto è una delle specie più tolleranti alla salinità, pertanto può essere coltivato anche in prossimità dei litorali.</p> <p>L'aspetto più interessante della capacità d'adattamento dell'olivo è la sua resistenza alla siccità anche quando si protrae per molti mesi. In caso di siccità la pianta reagisce assumendo un habitus xerofitico: i germogli cessano di crescere, si riduce la superficie traspirante con la caduta di una parte delle foglie, gli stomi vengono chiusi e l'acqua delle olive in accrescimento viene riassorbita. In questo modo gli olivi superano indenni le lunghe estati siccitose manifestando una ripresa dell'attività vegetativa solo con le prime piogge a fine estate. Gli stress idrici pregiudicano la produzione. Le fasi critiche per l'olivo sono il periodo della fioritura e dell'allegagione, l'indurimento del nocciolo e il successivo accrescimento dei frutti: eventuali stress idrici in queste fasi riducono la percentuale di allegagione, provocano cascola estiva delle drupe, scarso accrescimento di quelle rimaste e minore resa in olio delle olive. In ogni modo si può dire che l'olivo si adatta alla coltura in asciutto anche nelle aree più aride dell'Italia meridionale e insulare in quanto offre una produzione, sia pur minima, anche nelle condizioni più difficili.</p> <p>L'oliveto più settentrionale attualmente esistente si trova sull'isola di Anglesey, al largo del Galles, nel Regno Unito.</p> <h3><strong>Cultivar</strong></h3> <p>Le cultivar da olio sono caratterizzate da un elevato contenuto in lipidi e da una buona resa in olio, il frutto è di dimensioni medie o piccole. Le cultivar da mensa invece hanno minor resa in olio ma sono più grandi e vengono vendute per l'uso diretto.</p> <p>Nel solo Mediterraneo ci sono più di 1000 tipi genetici di olivo. La propagazione vegetativa circoscritta nei singoli territori per centinaia di anni ha determinato l'evoluzione di un numero elevato di ecotipi e cultivar. In Italia sono presenti circa 500 tipi genetici.</p> <h3><strong>Impianto dell'oliveto</strong></h3> <p>La procedura per l'impianto dell'oliveto, dopo aver scelto la localizzazione, segue gli schemi classici previsti per le colture arboree:</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Eliminazione di vegetazione arbustiva o arborea, livellamento, spietramento, scasso a circa 80 cm. Nei terreni eccessivamente grossolani è consigliabile limitare lo spietramento ai sassi di grandi dimensioni per evitare un abbassamento del piano di campagna. Per lo scasso è preferibile la lavorazione andante con ripuntatore o con aratro rispetto allo scasso a buche.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Approntamento della rete scolante. È necessario nelle zone a clima piovoso. In generale l'investimento del drenaggio tubolare è poco remunerativo in olivicoltura perciò è più conveniente predisporre una sistemazione superficiale realizzando un'adeguata baulatura e una rete di scoline.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Concimazione di fondo. Si esegue dopo lo scasso e prima della lavorazione complementare sulla base dei risultati dell'analisi chimica. La concimazione minerale deve limitarsi al solo apporto dei concimi fosfatici e potassici in quanto l'azoto si perderebbe per dilavamento. È consigliato integrare la concimazione minerale con l'apporto di un concime organico (es. 50–100 t di letame ad ettaro) per il suo effetto ammendante, qualora ci sia disponibilità di ammendanti organici a costi accessibili.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Lavori di raffinamento. Si esegue un'aratura a 40 cm per interrare e distribuire i concimi lungo il profilo e una erpicatura per ridurre la zollosità superficiale.</p> <p>Ai lavori di preparazione seguono quelli di impianto con il tracciamento dei sesti e il picchettamento, la messa a dimora (manuale o con trapiantatrici semiautomatiche), l'impianto dei tutori.</p> <p>Il sesto d'impianto dipende dalle condizioni pedoclimatiche, dalla disponibilità irrigua, dalle caratteristiche della cultivar, dalla forma d'allevamento e dalla tecnica colturale. In condizioni ordinarie nei nuovi impianti si adottano sesti compresi fra 5×5 m e 7×7 m in coltura irrigua e tra 8×8 m e 10×10 m in asciutto. Sesti molto stretti sono sconsigliabili per l'eccessivo ombreggiamento lungo la fila e per la difficoltà di meccanizzazione. Con olivi allevati a vaso policonico o a monocono sono consigliabili sesti di 5×7 m o 6×7 m secondo la vigoria della cultivar. Qualora si preveda la raccolta meccanica integrale con scuotiraccoglitrice è opportuno adottare sesti in quadrato di 7×7 m o 8×8 m per consentire una facile manovra della macchina.</p> <p>La messa a dimora si esegue dall'autunno all'inizio della primavera effettuando una buca con la trivella, disponendo sul fondo del materiale drenante e una piccola quantità di concime ternario, si mette la pianta, con il colletto leggermente più basso rispetto al livello del terreno e il tutore, infine si colmano gli spazi vuoti e si irriga. È sconsigliato eseguire l'impianto in primavera inoltrata per evitare eccessive fallanze.</p> <p>La scelta delle piante ha importanza sia economica sia tecnica. Le piante ottenute da talea sono più economiche ma tendono a sviluppare un apparato radicale superficiale e potrebbero subire stress idrici nel primo anno d'impianto. Quelle ottenute da semenzali innestati sono più resistenti ma hanno prezzi più alti. In merito allo sviluppo sono migliori le piante rivestite uniformemente di ramificazioni secondarie perché non necessitano di interventi di potatura correttiva, e permettono di anticipare l'entrata in produzione di 1–2 anni. Da tenere presente comunque che le piante autoradicate da talea sono consigliate in tutte le zone in cui l’olivo è soggetto a gelate, perché nel caso si renda necessario un taglio rigenerativo al piede delle piante, i polloni emergenti dalla ceppaia appartengono alla varietà e non al portinnesto.</p> <p>Alla messa a dimora fanno seguito gli allestimenti accessori, in particolare la rete irrigua e l'eventuale palificazione per sospendere le ali gocciolanti.</p> <p>Su spazi aperti e battuti frequentemente da venti dei quadranti settentrionali (maestrale, tramontana, grecale) è indispensabile predisporre un frangivento allineato perpendicolarmente alla direzione del vento dominante. L'orientamento dei filari, in caso di sesto a rettangolo, deve tener conto dell'esigenza d'illuminazione delle chiome soprattutto alle latitudini più alte dell'areale di coltivazione (Italia centrale e Liguria): l'orientamento migliore è quello nord-sud, tuttavia nei terreni con pendenza superiore al 5–10% ha la priorità la necessità di prevenire l'erosione del terreno orientando i filari a girapoggio o a cavalcapoggio. L'orientamento nord-sud in collina si può pertanto rispettare solo nei versanti esposti a est o a ovest.</p> <h3><strong>Forme d'allevamento</strong></h3> <p>La scelta della forma d'allevamento dipende essenzialmente da due fattori: le esigenze d'illuminazione e la meccanizzazione. L'olivo ha un portamento basitono, con rametti terminali patenti o penduli secondo la varietà e fruttifica nella parte più esterna della chioma, in quanto più illuminata. In ragione di questi elementi le forme d'allevamento proposte per l'olivo sono le seguenti.</p> <p>&nbsp;</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Vaso. È la vecchia tipologia, ormai del tutto abbandonata negli impianti recenti a causa della tardiva entrata in produzione e degli oneri legati alla potatura e alla raccolta. Sopravvive ancora in vecchi oliveti non rinnovati.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Vaso policonico. È la forma che ha sostituito il vaso classico, più contenuta in altezza e con una geometria della chioma razionalizzata in funzione della produttività e dei costi della raccolta. Ha inoltre una maggiore precocità di entrata in produzione. La struttura è formata da 3–4 branche che sviluppano ciascuna una chioma distinta di forma conica.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Vaso cespugliato. Concettualmente è simile al precedente ma differisce per l'assenza del tronco, perciò le branche partono direttamente dalla ceppaia.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Palmetta. La struttura è costituita da un fusto che si dirama in tre branche orientate sullo stesso piano, una verticale, le due laterali oblique. Non ha avuto grande diffusione a causa degli oneri legati alla potatura.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Ipsilon. È una forma derivata dalla precedente ma più razionale per i principi che la ispirano. Lo scheletro è costituito da un breve tronco che si divide in due branche inclinate ed opposte, orientate secondo la direzione del filare. Come la precedente, è una forma poco diffusa perché non ha riscontrato grande successo e ormai si presenta come un sistema obsoleto e antieconomico.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Siepone. È una forma che asseconda molto il portamento naturale dell'olivo. Le piante hanno un portamento cespuglioso, con un breve fusto, e sono molto ravvicinate lungo la fila in modo da formare una vegetazione continua. Continua ad essere usata per la costituzione di frangivento, in genere con cultivar assurgenti.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Globo. È concepita per proteggere il fusto e le branche dall'eccessiva insolazione. È uno dei sistemi più impiegati alle latitudini più basse dell'areale di coltivazione dell'olivo dove l'illuminazione eccessiva può rappresentare un problema.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Monocono. È il sistema più recente, concepito per l'uso delle macchine scuotitrici nella raccolta meccanizzata o meccanica integrale con macchine scuotitrici. È particolarmente adatto per oliveti meccanizzati di grande estensione. La forma di allevamento è quella che asseconda meglio il portamento naturale dell'olivo pertanto ha una precoce entrata in produzione.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Cespuglio. È una delle forme più recenti e s'ispira alla necessità di abbreviare i tempi di entrata in produzione e ridurre i costi della potatura e della raccolta. Si tratta di una forma libera ottenuta evitando gli interventi cesori nei primi anni.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Ceduo di olivo. È la forma più recente ancora in via di sperimentazione. L'innovazione consiste nel lasciar crescere liberamente le piante secondo i criteri adottati con il cespuglio ma senza eseguire la potatura di produzione. La chioma viene completamente rinnovata ogni 10 anni tagliando al piede le piante.</p> <h3><strong>Irrigazione</strong></h3> <p>L'olivo è una pianta che ha poca esigenza di acqua, ma carenze idriche prolungate possono provocare gravi danni alle piante di olivo come cascola e bassa produzione. Un razionale apporto idrico presenta molti benefici fra cui:</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Accelerare la formazione della pianta, che entra prima in produzione;</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Aumento della produzione (fino al 20–40%);</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Migliore costanza produttiva, ostacolando l'alternanza.</p> <p>I metodi irrigui consigliati sono quelli a microportata, spruzzo e goccia; risultano fondamentali le irrigazioni eseguite, soprattutto in annate siccitose, nella fasi fenologiche che vanno dall'allegagione (giugno) fino all'ingrossamento delle drupe per distensione cellulare (agosto).</p> <h3><strong>L'olivo oggi</strong></h3> <p>Inizialmente coltivato quasi esclusivamente nei paesi mediterranei (dove l'inverno è mite e l'estate calda), negli ultimi anni è stato impiantato con successo anche in altri paesi dal clima analogo, come California, Australia, Argentina e Sudafrica. In Italia l'areale di coltivazione è molto ampio: le zone dove non è presente sono le montagne e la Pianura padana (anche se in regioni come Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna sono in atto progetti di reinserimento), zone con temperature invernali troppo basse o presenza di nebbia e l'area dove produce frutti di qualità è più ristretta e si riduce in pratica all'Italia centromeridionale, (Toscana e Liguria comprese) e insulare e alla zona dei laghi di Lombardia, Trentino e Veneto. La maggiore concentrazione olivicola italiana, comunque, si trova in Puglia, con una popolazione che è stimata essere superiore ai 5 milioni di alberi. Molti di questi risalgono all'epoca della dominazione spagnola del Seicento. Nella valle del Volturno, in particolare nei comuni di Pozzilli e Venafro si possono osservare tra la miriade di oliveti presenti, numerose piante secolari, non pochi sono gli oliveti composti da sole piante secolari.</p> <p>Alla fine degli anni novanta i cinque Paesi con la maggiore superficie olivicola erano la Spagna (2,24 milioni di ha), la Tunisia (1,62 milioni di ha), l'Italia (1,15 milioni di ettari), la Turchia (0,9 milioni di ha), la Grecia (0,73 milioni di ha). I primi cinque Paesi produttori di olio di oliva erano la Spagna (938 000 t), l'Italia (462 000 t), la Grecia (413 000 t), la Tunisia (193 000 t), la Turchia (137 000 t). Le produzioni indicate sono una media delle ultime tre annate degli anni novanta. I primi cinque Paesi produttori di olive da mensa erano la Spagna (304 000 t), la Turchia (173 000 t), gli USA (104 000 t), il Marocco (88 000 t), la Grecia (76 000 t). Le tendenze attuali vedono una forte espansione dell'olivicoltura in Spagna, Marocco, Sudafrica, Australia.</p> <h2 class=""><strong><a href="https://www.youtube.com/watch?v=TKvfA8a3Ag0" title="How to sow Olive Seeds" target="_blank" rel="noopener">How to sow Olive Seeds&nbsp;</a></strong></h2> <table border="1" cellspacing="0" cellpadding="0"> <tbody> <tr> <td colspan="2" valign="top" width="100%"> <h3><span style="font-size: 15px;">Istruzioni per semina</span></h3> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Propagation:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Seeds / Cuttings</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Pretreat:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>0</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Stratification:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>0</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Sowing Time:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>all year round</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Sowing Depth:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Light germinator! Just sprinkle on the surface of the substrate + gently press</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Sowing Mix:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Germination temperature:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>&nbsp;about 25-28 ° C</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Location:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Germination Time:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>&nbsp;2-4 Weeks</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Watering:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">&nbsp;</span></p> </td> <td valign="top"> <p><br><span>Copyright © 2012 Seeds Gallery - Saatgut Galerie - Galerija semena. All Rights Reserved.</span></p> </td> </tr> </tbody> </table> <script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 116 (5 S)
Semi di Kalamata Olivo o Ulivo Varietà greca (Olea europaea)

Varietà dalla Grecia

Questa pianta ha frutti giganti
Semi Di Fagioli Fassolia...

Semi Di Fagioli Fassolia...

Prezzo 2,45 € SKU: VE 220
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5/ 5
<h2 class=""><strong>Semi Di Fagioli Fassolia Gigantes - Elefantes Kastorias</strong></h2> <h2 class=""><span style="color: #f80000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 10 (20g) semi.</strong></span></h2> <div id="more_info_block" class="clear"> <div id="more_info_sheets" class="sheets align_justify"> <div id="idTab1" class="rte"><span>Il fagiolo è una pianta annuale rampicante con stelo lungo e fino, foglie composte, che si sviluppa fino ad oltre due metri di altezza.</span><br><span>Il fagiolo appartiene alla famiglia delle Papilionaceae (leguminose). Il genere Phaseolus comprende 250 specie. Le varietà coltivate nel nomo di Kastoria appartengono alle specie Phaseolus Coccineus o Μultiflorus.</span><br><span>- Il sistema radicale è composto da radici tuberose carnose in cui vive in simbiosi il batterio fissatore dell'azoto Bacterium Radicola, che consente un assorbimento di azoto atmosferico di 4 kg/stremma (1 stremma= 10 are).</span><br><span>- Il fusto è sottile, flessibile e cilindrico e si avvolge continuamente sul tutore da sinistra a destra.</span><br><span>- Le foglie sono composte e comprendono tre foglioline.</span><br><span>- I fiori del fagiolo comprendono un calice di cinque sepali, una corolla bianca di cinque petali, dieci stami e un pistillo. Compaiono in massa in racemi ascellari (grappoli) e si aprono in successione dalla base alla cima della pianta.</span><br><span>- Il fagiolo gigante-elefante è una pianta a impollinazione incrociata.</span><br><span>- Il frutto del fagiolo è un baccello reniforme, di colore bianco. È un legume di grandi dimensioni che si consuma cotto al forno o bollito con altri prodotti vegetali (olio, cipolle, pomodori, sedano, carote) che completano il "carattere mediterraneo" del piatto.</span><br><span>Il fagiolo ha un valore nutritivo molto alto, poiché costituisce un'eccellente fonte di proteine, amido, ferro ed altri elementi e presenta uno scarso tenore di grassi.</span><br><span>In Grecia si applicano tra l'altro le disposizioni della decisione congiunta n. 37227 dei ministri dell'agricoltura e del commercio del 25 settembre 1987 (Gazzetta ufficiale 541/B/9-10-87) in virtù delle quali:</span><br><span>1) Per il fagiolo elefante: il peso di 1000 semi deve essere di almeno 1800 grammi o il 90 % dei semi deve essere trattenuto da un vaglio con maglie rotonde del diametro di 13 mm;</span><br><span>2) Per il fagiolo gigante: il peso di 1000 semi deve essere compreso tra 1200 e 1800 grammi o il 90 % dei semi deve passare attraverso un vaglio con maglie rotonde del diametro di 13 mm ed essere trattenuto da un vaglio con maglie del diametro di 12 mm;</span><br><span>3) Per i fagioli secchi preconfezionati sono ammesse le seguenti tolleranze:</span><br><span>a) 2 % di semi spezzati, di taglia inferiore alla metà di un seme intero;</span><br><span>b) 0,5 % di semi atrofizzati e decolorati;</span><br><span>c) 0,005 % di impurità, di cui 0,02 % di terra.</span><br><span>La coltura dei fagioli nel nomo di Kastoria viene praticata lungo le rive del fiume Aliakmon e dei suoi affluenti, nonché nelle zone sottoposte a ricomposizione fondiaria, dove sono state allestite reti d'irrigazione che forniscono l'alimentazione idrica abbondante necessaria per la coltivazione. Superfici meno importanti sono coltivate anche nelle vicinanze del lago Orestiada (Kastoria).</span><br><span>La superficie investita a fagioli giganti-elefanti di Kastoria nell'area di coltura si estende attualmente su circa 9000 stremmi (900 ettari). L'altitudine della zona di coltura è compresa tra 630 e 900 metri. Il suolo è alluvionale, di grana leggera, con buon drenaggio e per lo più leggermente acido.</span><br><span>Il clima della regione è continentale, con estati fresche a causa dell'altitudine e della vicinanza delle acque del lago Orestiada (Kastoria) e del fiume Aliakmon. Oltre alla frescura dell'estate, la vicinanza del lago contribuisce anche al carattere mite della primavera. Infine la piovosità annua media di circa 600 mm completa le condizioni richieste per soddisfare il fabbisogno d'acqua dei fagioli.</span><br><span>Questo clima "specifico" che contribuisce ad ottenere un prodotto di eccellente qualità è dovuto in ampia misura ad una prerogativa eccezionale. L'intera regione costituisce un vasto altopiano protetto dal grande massiccio del monte Vitsi e dalla catena montuosa del Grammos: una conca in cui i venti, quando soffiano, sono sempre deboli.</span><br><span>La zona di coltivazione comprende in particolare i seguenti comuni:</span><br><span>1) L'intero comune di Ion Dragoumis;</span><br><span>2) L'intero comune di Makedna;</span><br><span>3) L'intero comune di Aghii Anarghyri;</span><br><span>4) L'intero comune di Korestia;</span><br><span>5) L'intero comune di Kastoria;</span><br><span>6) L'intero comune di Vitsi;</span><br><span>7) L'intero comune di Aliakmon;</span><br><span>8) L'intero comune di Aghia Triada;</span><br><span>9) Una parte del comune di Orestida (antico municipio di Argos Orestikon e antichi comuni di Ammoudara, Asprokklissia, Dialekto, Kastanofyto, Lakkomata, Melanthio e Spilea);</span><br><span>10) Una parte del comune di Nestorio (antico comune di Ptelea);</span><br><span>11) Una parte del comune di Kastraki (antico comune di Dendrochori).</span><br><span>Le superfici coltivate a fagioli giganti-elefanti di Kastoria sono contigue.</span><br><span>I fagioli provengono dal Messico meridionale e dall'America centrale.</span><br><span>Secondo datazioni con il carbonio radioattivo, il Phaseolus Coccineus o Multiflorus sarebbe stato addomesticato in Messico attorno al 2000 a.C. Si ritiene che i fagioli siano stati importati in Europa verso la metà del secolo XVI, prima in Inghilterra e in Spagna e verso la fine dello stesso secolo in Grecia.</span><br><span>La coltivazione del fagiolo è stata praticata inizialmente nelle pianure attorno ai centri urbani, ma le sue caratteristiche fisiologiche l'hanno rapidamente trasferita nelle zone di montagna, dove si è insediata.</span><br><span>Una di queste zone è il nomo di Kastoria, che si è rivelato un territorio ideale. Suoli eccellenti, clima ideale, ottime tecniche colturali contribuiscono a creare varietà e prodotti che conquistano i mercati. Un prodotto che, grazie alla preferenza dei consumatori greci e al posto particolare che occupa nel loro regime, è stato definito "piatto nazionale".</span><br><span>Le superfici destinate alla coltivazione nella zona delimitata sono registrate e certificate mediante:</span><br><span>a) il programma d'indennità compensativa;</span><br><span>b) il sistema integrato di controllo delle aziende agricole;</span><br><span>c) il programma di telerilevamento.</span><br><span>I programmi europei suindicati sono applicati dalla direzione dell'agricoltura.</span><br><span>La certificazione e il controllo del prodotto competono agli organismi competenti dello Stato, conformemente alle disposizioni della legislazione relativa ai prodotti con denominazione di origine e indicazione geografica.</span><br><span>L'esame particolareggiato del prodotto viene effettuato mediante analisi chimiche dagli organismi incaricati dello Stato. Gli stessi organismi verificano anche le etichette per accertare se recano le indicazioni obbligatorie previste dalla normativa nazionale e comunitaria ( ad esempio, la numerazione della partita, l'eventuale utilizzazione del logo comunitario, ecc.).</span><br><span>Per quanto riguarda i fagioli secchi coltivati in Grecia, solo i fagioli giganti-elefanti raggiungono un peso superiore a 1200 grammi per 1000 semi.</span><br><span>La raccolta dei semi dei fagioli, effettuata a mano, inizia ai primi di settembre e può durare fino a tre mesi. Si effettua fino a tre volte, perché i baccelli maturano progressivamente dalla base alla cima della pianta.</span><br><span>I baccelli vengono quindi posti su spiazzi all'aperto per seccare naturalmente al sole fino a quando è possibile staccarli facilmente dai semi colpendoli con bacchette leggere.</span><br><span>I semi puliti vengono stesi al sole, se necessario, fino a ridurre il loro tenore di umidità al 12 % circa. Si procede quindi alla cernita manuale per eliminare le impurità nonché i semi spezzati e danneggiati e quelli estranei alla varietà.</span><br><span>I semi vengono successivamente insaccati e conservati in locali puliti e in buone condizioni igieniche, senza problemi particolari vista la resistenza del prodotto.</span><br><span>Nella moderna stazione di calibratura e condizionamento di Agrotiki Kastorias, la cernita, la calibratura e il condizionamento vengono eseguiti con macchine ultramoderne e metodi che garantiscono l'ottenimento di un prodotto di prima qualità.</span><br><span>Il condizionamento si effettua automaticamente in sacchetti di polipropilene da 1/2 kg e 1 kg, che vengono quindi collocati in casse da 10-20 kg.</span><br><span>L'intero procedimento è controllato elettronicamente con l'uso di dosatori automatici.</span><br><span>La calibratura comporta la separazione automatica del prodotto in tre categorie di grandezza, come indicato nella domanda di riconoscimento, dopo il controllo dell'autenticità delle varietà e la pulitura e disinfezione con metodi "dolci" (separazione fisica, sistema Ecogen).</span><br><span>Il prodotto è distribuito immediatamente a una rete di negozi alimentari in tutta la Grecia per mezzo di veicoli della società "Agrotiki Kastorias SA".</span><br><span>Gli obiettivi immediati sono la garanzia commerciale del prodotto, la protezione del consumatore e la conquista di mercati esteri, che possono essere realizzati soltanto con la procedura di riconoscimento dei fagioli quale prodotto IGP.</span><br><span>Il suolo e il clima della regione sono fattori che esercitano un'influenza determinante sulla produzione di qualità eccezionale dei fagioli giganti-elefanti di Kastoria. I suoli leggermente acidi di grana media e con buon drenaggio si armonizzano perfettamente con il clima mediterraneo continentale della zona per la produzione dei fagioli, che fanno parte da oltre 300 anni della vita quotidiana degli abitanti della regione.</span><br><span>La tecnica colturale utilizzata è una tradizione che si trasmette di generazione in generazione. L'ottenimento di un prodotto di eccellente qualità non è una questione di mezzi, ma il risultato di una lunga esperienza che si concretizza sotto le mani e gli "occhi" del produttore.</span><br><span>L'economia, la tradizione, gli usi e le feste di questa regione sono legati alla coltivazione dei fagioli:</span><br><span>- fiera annuale del fagiolo a Lakkomata,</span><br><span>- piatto di fagioli offerto agli invitati alla festa per l'anniversario della morte di Pavlos Melas, eroe della lotta per la Macedonia nella località che porta il suo nome,</span><br><span>- feste del fagiolo organizzate in varie località all'epoca della raccolta collegate a manifestazioni folcloristiche locali.</span><br><span>Queste manifestazioni comprovano il legame storico e sociale che unisce il prodotto agli abitanti.</span></div> </div> </div> <div id="crossselling">&nbsp;</div> <script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
VE 220 (20g)
Semi Di Fagioli Fassolia Gigantes - Elefantes Kastorias

Varietà dalla Grecia

Questa pianta ha frutti giganti
Semi di fagioli bianchi...

Semi di fagioli bianchi...

Prezzo 1,85 € SKU: VE 221
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5/ 5
<h2 class=""><strong>Semi di fagioli bianchi giganti Fasolia Gigantes</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 semi.</strong></span></h2> <p>I fagioli bianchi giganti sono una tradizione di preparazione di molti piatti diversi, come la zuppa di fagioli, i fagioli in forno (fagioli oleosi), l'insalata greca, ecc. Sono indubbiamente cibi sani e naturali e sono favorevolmente inseriti nella dieta mediterranea.</p> <p>Tradizionalmente, i fagioli bianchi giganti sono serviti come meze insieme ad altri contorni. Tuttavia, questo piatto è abbastanza pieno da essere mangiato a pranzo. Questo abbondante meze è popolare nei mesi autunnali e invernali freddi. Come per molti piatti greci, il pane viene utilizzato per immergere nella salsa di pomodoro.</p> <p>In generale, i fagioli bianchi giganti sono alimenti sani e nutrienti. È una ricca fonte di antiossidanti da pomodori e fibre di altre verdure ed è adatto anche a vegetariani e vegani se si escludono salsicce e formaggi.</p> <p>Questi fagioli sono naturali al 100%, non sono un prodotto ibrido o mutante.</p> <p></p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
VE 221
Semi di fagioli bianchi giganti Fasolia Gigantes

Questa pianta è resistente all'inverno e al gelo. Vedi di più nella descrizione.

Questa pianta è commestibile
Semi di pero mandorlino...

Semi di pero mandorlino...

Prezzo 2,15 € SKU: V 114
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5/ 5
<h2><strong>Semi di pero mandorlino (Pyrus spinosa)</strong></h2> <h2><span style="color: #fe0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 semi.</strong></span></h2> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">Il<span>&nbsp;</span><b>pero mandorlino</b><span>&nbsp;</span>(<i><b>Pyrus spinosa</b></i><span>&nbsp;</span><small>Forssk.</small>) è una<span>&nbsp;</span>pianta<span>&nbsp;</span>appartenente alla<span>&nbsp;</span>famiglia<span>&nbsp;</span>delle<span>&nbsp;</span>Rosaceae, presente nell'Italia meridionale e nelle isole.</p> <p>È un<span>&nbsp;</span>arbusto<span>&nbsp;</span>o piccolo<span>&nbsp;</span>albero<span>&nbsp;</span>a lento accrescimento, alto fino a 12 metri con<span>&nbsp;</span>fusto<span>&nbsp;</span>e rami principali eretti, chioma poco densa.<br>Le<span>&nbsp;</span>foglie<span>&nbsp;</span>sono molto variabili, generalmente oblungo-lanceolate, (1-2,5 – 3–7&nbsp;cm), con apice rotondato od acuto e base arrotondata. La pagina inferiore è bianco-tomentosa nella fase giovanile e quasi glabra successivamente. Quella superiore nelle foglie adulte è lucida ed assume tonalità azzurrognole. Il<span>&nbsp;</span>picciolo<span>&nbsp;</span>è lungo 10–20&nbsp;mm ed i margini sono interi o finemente crenati.<br>I<span>&nbsp;</span>fiori<span>&nbsp;</span>(8-12) sono raccolti in cime ombrelliformi. I<span>&nbsp;</span>petali, bianchi ed ellittici (5-6 – 7–8&nbsp;mm), sono interi o più spesso leggermente bilobi all'apice, con breve unghia alla base. I boccioli, sulla parte terminale, presentano una colorazione rossastra simile al melo. La fioritura avviene da marzo a maggio a seconda delle altitudini e dell'esposizione.<br>I<span>&nbsp;</span>frutti<span>&nbsp;</span>globosi, di 2–4&nbsp;cm di diametro, con peduncolo robusto e lungo quanto il frutto o più, sono di colore bruno-giallognolo e maturano in settembre-ottobre.</p> <p>Lo si trova frequentemente come<span>&nbsp;</span>arbusto<span>&nbsp;</span>alto sui 3 metri ma può raggiungere i 10 metri di altezza e i 4 metri di circonferenza come il monumentale pero di Pianetti a<span>&nbsp;</span>Gratteri<span>&nbsp;</span>nel<span>&nbsp;</span>parco delle Madonie.</p> <h2 style="color: #000000; font-size: 1.5em;"><span class="mw-headline" id="Distribuzione_e_habitat">Distribuzione e habitat</span></h2> <p>È specie steno-mediterranea diffusa dalla<span>&nbsp;</span>Spagna<span>&nbsp;</span>fino alla<span>&nbsp;</span>Turchia<span>&nbsp;</span>con particolare riferimento alle seguenti regioni:<span>&nbsp;</span>Catalogna,<span>&nbsp;</span>Provenza,<span>&nbsp;</span>Italia centro-meridionale,<span>&nbsp;</span>Istria,<span>&nbsp;</span>Dalmazia,<span>&nbsp;</span>Serbia<span>&nbsp;</span>meridionale,<span>&nbsp;</span>Peloponneso,<span>&nbsp;</span>Creta,<span>&nbsp;</span>Rodi,<span>&nbsp;</span>Bitinia<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>Tracia.</p> <h2 style="color: #000000; font-size: 1.5em;"><span class="mw-headline" id="Sinonimi">Sinonimi</span></h2> <ul> <li><i>Crataegus amygdaliformis</i><span>&nbsp;</span>(Vill.) Chalon [1954, Bull. Soc. Roy. Bot. Belg., 7&nbsp;: 174]</li> <li>Pyrus amygdaliformis Vill. -- Cat. Jard. Pl. Strasbourg 323. 1807]</li> <li><i>Pyrus amygdaliformis</i><span>&nbsp;</span>Vill. var.<span>&nbsp;</span><i>oblongifolia</i><span>&nbsp;</span>(Spach) Nyman [1879, Consp. Fl. Eur.&nbsp;: 241]</li> <li><i>Pyrus angustifolia</i><span>&nbsp;</span>Decne. [1835, Ann. Sci. Nat. Bot., sÚr. 2, 4&nbsp;: 359]</li> <li><i>Pyrus communis</i><span>&nbsp;</span>L. subsp.<span>&nbsp;</span><i>amygdaliformis</i><span>&nbsp;</span>(Vill.) Braun-Blanq. [1919, Annuaire Conserv. Jard. Bot. GenÞve, 21&nbsp;: 35]</li> <li><i>Pyrus communis</i><span>&nbsp;</span>L. var.<span>&nbsp;</span><i>amygdaliformis</i><span>&nbsp;</span>(Vill.) Fiori in Fiori &amp; Paol. [1898, Fl. Anal. Ital., 1&nbsp;: 599]</li> <li><i>Pyrus cuneifolia</i><span>&nbsp;</span>Guss. [1826, Pl. Rar.&nbsp;: 202]</li> <li><i>Pyrus oblongifolia</i><span>&nbsp;</span>Spach [1834, Hist. Nat. VÚg., 2&nbsp;: 128]</li> <li><i>Pyrus parviflora</i><span>&nbsp;</span>Desf. [1808, Ann. Mus. Paris, 12&nbsp;: 52, tab. 4]</li> <li><i>Pyrus pyrainus</i><span>&nbsp;</span>Raf. [1814, Specch. Sci., 2&nbsp;: 173]</li> <li><i>Pyrus salviifolia</i><span>&nbsp;</span>DC. var.<span>&nbsp;</span><i>amygdaliformis</i><span>&nbsp;</span>(Vill.) Griseb. [1843, Spicil. Fl. Rumel., 1&nbsp;: 92]</li> <li><i>Pyrus sinaica</i><span>&nbsp;</span>Thouin [1815, MÚm. Mus. Paris, 1&nbsp;: 170, tab. 9]</li> </ul> <br>I frutti sono commestibili, hanno un sapore agrodolce. Possono essere essiccati e utilizzati come tè o lavorati a piacere.<script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 114 (5 S)
Semi di pero mandorlino (Pyrus spinosa)
Semi di Basilico Greco (Ocimum minimum) 1.45 - 2

Semi di Basilico Greco...

Prezzo 1,45 € SKU: MHS 97
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5/ 5
<h2><strong>Semi di Basilico Greco (Ocimum minimum)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 50 semi.</strong></span></h2> <p>Il basilico minimum, conosciuto anche con il nome di basilico greco, è molto decorativo e caratterizzato da piccole foglie a sviluppo compatto a sfera.</p> <p>Tutti conosciamo il basilico.</p> <p>Se non lo coltiviamo, sicuramente ne apprezziamo il sapore in molti piatti della tradizione italiana.</p> <p>Le varietà sono davvero molte, anche se spesso sono poco conosciute.</p> <p>Il basilico classico, genovese, e il Cinnamom, originario del Messico è forse il più diffuso.</p> <p>Ma tra le varie cultivar di basilico, c'è anche un'insolita piantina, dalle foglie molto piccole e da un curioso sviluppo compatto simile ad una grossa palla, senza l'ausilio di alcuna potatura.</p> <p>Si tratta del basilico greco, conosciuto anche con il nome di Basilico Minimum, il cui fogliame, una volta smosso, rilascia un profumo molto simile al classico aroma, con punte che ricordano l'origano.</p> <p>Basilico greco diffuso in Italia</p> <p>Ecco perché in alcune zone, come la Calabria, il basilico minimum viene anche chiamato arraganato.</p> <p>Le foglie di questo tipo di basilico hanno lunghezze anche di soli pochi millimetri e con forme ovali di un bel verde intenso, che formano nell'insieme una chioma piuttosto fitta e uniforme grazie al raggruppamento a mazzetti lungo i piccoli rami, molto bella anche solo come decorazione di giardini e terrazzi.</p> <p>Basilico greco coltivato in vaso</p> <p>Il basilico minimum può infatti essere coltivato anche in vaso senza problemi.</p> <p>Tra l'altro, al contrario di altre varietà, resiste meglio a climi più freddi, arrivando a decorare per tutta l'estate e fino anche alle prime avvisaglie dell'inverno.</p> <p>Durante la stagione calda spuntano dei fiorellini molto piccoli, bianchi, che rendono la pianta ancora più appariscente.</p> <p>Come accade anche con altri tipi di basilico, la coltivazione non è complicata.</p> <p>Il terreno migliore è ricco e piuttosto fertile.</p> <p>Se avete effettuato la semina in letto caldo o in semenzaio all'inizio della primavera, una volta giunto il tempo del rinvaso, il basilico minimum va messo a dimora in terra o in vaso apposito, aggiungendo al terriccio di base, della sabbia di fiume pulita e della torba.</p> <p>In questo modo il terreno verrà alleggerito e migliorerà le sue capacità drenanti, senza rischio di ristagni pericolosi per l'apparato radicale.</p> <p>Una volta posizionato, questo basilico non necessita di ulteriori concimazioni, soprattutto se il pH di base è di tipo neutro.</p> <p>Se la temperatura lo permette, il basilico minimum va posizionato in luogo ombreggiato con qualche ora di sole durante la giornata, possibilmente non nelle ora più calde, soprattutto se in vaso.</p> <p>Meno rigore invece se il basilico è messo a dimora direttamente in terra.</p> <p>Basilico minimun: raccolta delle foglie</p> <p>Attenzione alle modalità di raccolta del fogliame, a scopo aromatico.</p> <p>Essendo così piccole, facilmente si cade nell'errore di staccare interi rametti.</p> <p>Meglio effettuare invece una raccolta manuale foglia per foglia, staccando così anche tutto il picciolo.</p> <p>Se invece vi interessa solo il lato decorativo, il basilico minimum si presta ottimamente per bordure in giardino lungo vialetti e aiuole, oltre che come pianta da terrazzo.</p> <p>In questo caso la somministrazione d'acqua dovrà essere comunque abbondante, e possibilmente effettuata dal basso, senza bagnare direttamente le foglie, che altrimenti rischiano di bruciarsi.</p>
MHS 97 (50 S)
Semi di Basilico Greco (Ocimum minimum) 1.45 - 2