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Semi di Barbaforte, Rafano Tedesco Seeds Gallery - 9

Semi di Barbaforte, Rafano...

Prezzo 3,95 € SKU: VE 117 AR
,
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<h2><strong>Semi di Barbaforte, Rafano Tedesco (Armoracia rusticana)</strong></h2> <h2><span style="color: #f80303;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 10 semi.</strong></span></h2> <p><span>La </span><span><span>barbaforte</span></span><span>, chiamata anche </span><span><span>rafano rusticano</span></span><span>, </span><span><span>rafano tedesco</span></span><span>, o </span><span><span>cren</span></span><span> (Armoracia rusticana </span><span><span>L.</span></span><span>) è una </span><span><span>pianta</span></span><span> erbacea perenne delle </span><span><span>Crucifere</span></span><span>. Il genere Armoracia al quale appartiene è monospecifico.</span></p> <p><span>Si tratta di una pianta rustica e perenne, alta circa 50 cm, con foglie grandi e ruvide, di colore verde intenso. I fiori compaiono all'inizio dell'estate: si tratta di piccoli fiori bianchi con quattro petali disposti in croce e riuniti tra loro in racemi.</span></p> <p><span>È originaria dell'Europa centrorientale ma è diffusa in coltivazione, per la radice a rizoma dalla quale si ricava la salsa, sia in Europa sia in Nordamerica e in Asia occidentale.</span></p> <h2><strong><span>Coltivazione</span></strong></h2> <p><span>Il rafano cresce bene in un terreno asciutto e fertile, in mezz'ombra o in posizione soleggiata. Viene perlopiù coltivato come pianta annuale, con semina nel mese di febbraio, in terreno ben concimato e drenato, già preparato da alcuni mesi. Le piantine vanno distanziate di una trentina di centimetri l'una dall'altra, in file distanti tra loro 50 centimetri. La pianta non ama la siccità; pertanto, quando scarseggiano le piogge, è opportuna l'annaffiatura.</span></p> <h2><strong><span>Utilizzo fresco in cucina</span></strong></h2> <p><span>La radice del rafano ha un sapore dolce, leggermente piccante e soprattutto fortemente aromatico e balsamico (si avverte decisamente nelle vie respiratorie e causa lacrimazione). Il rafano è usato, nella cucina tradizionale della Basilicata, per la preparazione della cosiddetta rafanata materana, in cui il rizoma grattugiato fresco è unito a formaggio pecorino, uova sbattute, prezzemolo e pepe nero per la preparazione di una frittata alta anche alcuni centimetri, ricca pietanza tipica del periodo di Carnevale. Il rafano crudo è il condimento principe dello 'Ndrupp'c, o "intoppo", il ragù tipico della città di Potenza: viene grattugiato fresco, direttamente sul piatto di ragù appena preparato, in aggiunta al formaggio, e subito portato in tavola. Utilizzato il tal modo viene ironicamente definito dai Potentini "u tartuf' d'i povr' òmm" (trad. "il tartufo dei poveri"; letteralmente, "il tartufo dei poveri uomini"). Nella provincia di Potenza è utilizzata anche la foglia per aromatizzare minestre a base di verza. Viene anche utilizzato per creare un surrogato del wasabi</span></p> <p><span>Nella cucina triestina, il rafano grattugiato fresco è usato come condimento essenziale per gli antipasti a base di prosciutto cotto in crosta di pane o di prosciutto cotto tipo "Praga".</span></p> <h2><strong><span>La salsa</span></strong></h2> <p><span>Dalla radice grattugiata macinata e ridotta in pasta, con l'aggiunta di aromi come aceto, pangrattato, mela ed eventualmente un po' di zucchero, si ottiene una salsa piccante che viene accompagnata ad affettati, carni bollite, pesce affumicato e altre pietanze. Si usa, in particolar modo, nella cucina ebraica, in quelle tedesca ed Est europea. In Italia è diffusa soprattutto nel Triveneto, in particolar modo in Friuli-Venezia Giulia e in Provincia di Treviso, e la salsa prende il nome di cren (o kren) dal tedesco. È onnipresente come accompagnamento dei piatti a base di carne pure nella cucina sudtirolese, in particolare assieme allo speck. In Alto Adige inoltre è usanza portarne una porzione in chiesa in occasione della messa di Pasqua. Il kren cosi benedetto si dice abbia la virtù di allontanare i serpenti per un anno intero da chi ne abbia consumato in questa festività.</span></p> <p><span>Un'altra salsa di rafano viene preparata nella misura delle tre parti, cioè una parte di maionese, una di mollica di pane (ammollata nel latte, spremuta e infine ridotta in poltiglia) e una di radice grattata finemente, il tutto corretto di sale con un'aggiunta di aceto, che servirà alla conservazione ed a dare un pH corretto onde evitare il botulino a corto termine. Non si presta ad essere invasata.</span></p> <h2><em>How to Grow Horseradish from Seed</em></h2> <p><strong>Timing</strong></p> <p>For first season harvests, start the seeds indoors in January to February and transplant out in April. The goal is to achieve large, fully established roots that can be divided and/or replanted. If time is not pressing, direct sow any time from March into summer. Optimal soil temperature: 7-23°C (45-75°F).</p> <p><strong>Starting</strong><br />Sow seeds 5mm-1cm (¼-½”) deep in well cultivated, deep soiil. Seeds will sprout in 7-25 days, depending on conditions. Thin or transplant to 20cm (8″) apart in rows 40-50cm (16-20″) apart.</p> <p><strong>Growing</strong><br />Ideal pH: 6.0-6.8. Well drained, warm soil in full sun is best. Raised beds help with both drainage and warmth. Use 1 cup of complete organic fertilizer for every 3m (10′) of row. Newly emerged leaves are edible, or should be left to mature if growing for the roots. The flower petals are also edible — flowers should be removed before they set seeds, as they will self-sow with enthusiasm.</p> <p><strong>Harvest</strong><br />For the leaves, harvest as needed, shortly after they emerge, before they become woody. For the roots, harvest November through March. The roots can also be lifted and stored for spring planting to keep the crop going from season to season.</p> <p><strong>Diseases &amp; Pests</strong><br />In our experience, insects do not cause problems for horseradish.</p> <p><strong>Companion Planting</strong><br />Horseradish is thought to repel aphids and whiteflies, blister beetles, potato beetles, and some varieties of caterpillar. Its flowers attract beneficial predatory hoverflies.</p> <h2><a href="https://www.seeds-gallery.shop/it/home/semi-di-wasabi-wasabia-japonica.html" target="_blank" title="Semi di Wasabi che puoi comprare qui" rel="noreferrer noopener"><span style="color: #008000;"><strong>Semi di Wasabi che puoi comprare qui</strong></span></a></h2>
VE 117 AR (10 S)
Semi di Barbaforte, Rafano Tedesco Seeds Gallery - 9

Questa pianta ha frutti giganti
Semi di girasole GIGANTE RUSSO MAMMUT 1.85 - 1

Semi di girasole GIGANTE...

Prezzo 1,85 € SKU: VE 68
,
5/ 5
<h2><strong>Semi di girasole GIGANTE RUSSO MAMMUT (Helianthus annuus)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;" class=""><strong>Prezzo per confezione da 1g (10), 9g (100) semi.</strong></span></h2> <p>Questa varietà russa popolare Giant Russa Mammuth (Helianthus annuus) è facilmente allevata e non richiede una cura particolare. L'albero può raggiungere un'altezza di 4 metri con fiori giganteschi (diametro fino a 60 cm) che danno enormi semi di girasole.</p>
VE 68 (1g)
Semi di girasole GIGANTE RUSSO MAMMUT 1.85 - 1
Semi di limetta di Tahiti (Citrus × latifolia)  - 3

Semi di limetta di Tahiti...

Prezzo 1,95 € SKU: V 119
,
5/ 5
<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di limetta di Tahiti (Citrus × latifolia)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 2 semi.</strong></span></h2> <p>La Citrus x latifolia è una varietà di limetta dai frutti ovali, un po’ più grandi e molto gustosi. Al momento è l’unica varietà prodotta dagli USA, e viene coltivata in California. Il suo frutto è assai succoso e praticamente privo di semi, ma il gusto non è molto gradito, in quanto troppo poco agro. L’acidità di queste limette infatti, alle volte non raggiunge neanche lo 0,1%. Da menzionare anche il Citrus x limonia che non è una limetta, ma un ibrido tra il limone ed il mandarino. È comunque molto simile alle limette, tanto da esser conosciuto come mandarin lime. Si coltiva in India, California e Australia, principalmente per la produzione di marmellate che si dicono più gustose delle confetture di arancia.</p> <p><strong>Usi commerciali</strong></p> <p>La limetta viene coltivata soprattutto per la produzione dell'olio essenziale che si ricava dalla buccia. L’essenza è infatti molto simile a quella del limone e viene impiegata principalmente nell’industria alimentare per la produzione di bibite analcoliche, anche se è molto apprezzata anche nell’industria dei profumi e dei detergenti.</p> <p>Solitamente viene sposata alla dolcezza delle fragole o del lampone rosso per aromatizzare gomma da masticare.</p> <p>La limetta viene raramente consumata come frutto fresco, ma è molto usata in cucina, anche come valido sostituto del limone. Il succo viene aggiunto soprattutto alle macedonie di frutta ed ai frutti di mare, e molto spesso in combinazione con il curry.</p> <p>Rappresenta un ingrediente fondamentale della key lime pie, un dolce tipico della Florida.</p> <p>Il succo del frutto viene inoltre utilizzato per la preparazione di diversi cocktail, come la Caipirinha e il Mojito.</p> <p>Esistono anche molte piantagioni di limette che producono solo piante a scopo ornamentale, trattandosi di pianta sempreverde (come tutti i citrus) e che in condizioni favorevoli fiorisce tutto l’anno. Anche i suoi piccoli frutti colorati sono molto pittoreschi, soprattutto perché rimangono sul ramo a lungo assieme ai fiori del raccolto seguente.</p> <p>A partire dalla scoperta degli effetti antiscorbutici della Vitamina C, la limetta è stata utilizzata dalla Royal Navy inglese come ingrediente aggiuntivo per il grog anche se purtroppo il basso tasso vitaminico del frutto (rispetto ad altri agrumi come il limone) e soprattutto l'abitudine di miscelare il beveraggio in calderoni di rame distruggevano pressoché totalmente il potenziale antiscorbutico del lime; tuttavia questo non portò a una recrudescenza del male negli equipaggi di Sua Maestà perché l'aumentata velocità delle navi dovuta ai progressi tecnici nella navigazione a vela (e l'introduzione del motore a vapore poi) accorciarono tanto i tempi di traversata da impedire che pur bevendo un 'rimedio' inefficace i marinai stessero in viaggio tanto a lungo da sviluppare i sintomi della malattia.</p> </body> </html>
V 119
Semi di limetta di Tahiti (Citrus × latifolia)  - 3
Semi di Fragola Rampicante "Mount Everest"

Semi di Fragola Rampicante...

Prezzo 2,50 € SKU: V 1 CS
,
5/ 5
<div id="idTab1" class="rte"> <h2><span style="text-decoration: underline;" class=""><em><strong>Semi di <strong>Fragola Rampicante</strong> "Mount Everest"</strong></em></span></h2> <h3><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di<strong>&nbsp;10&nbsp;</strong>semi. </strong></span></h3> <p>Le Fragole Rampicanti Kingsize (Fragaria x ananassa) sono a crescita veloce e si sviluppano facilmente lungo una spalliera. Da giugno a ottobre, potrai raccogliere dolci e succose fragole dal sapore delizioso. Questa varietà di fragole è meravigliosa in un ampio vaso sul terrazzo.</p> <p><strong>Piantare le Fragole rampicanti.</strong><br>Pianta le tue Fragole Rampicanti in un terreno sciolto e arrichiscilo con il fertilizzante per fragole Bakker. Stendi sul terreno un foglio di plastica nera, forato nei punti in cui vuoi mettere a dimora le piantine. In questo modo le piantine beneficiano di un riscaldamento maggiore del terreno, si impedisce lo sviluppo di erbe infestanti e le fragole restano pulite. Le Fragole devono essere piantate in file parallele distanti circa 40 cm., la distanza tra le piante deve essre di circa 30 cm. Annaffia subito dopo la piantagione. Le Fragole Rampicanti si possono anche piantare in vasi e fioriere ampie sul terrazzo o balcone.</p> <h3>Esposizione</h3> <p>Le fragole prediligono i luoghi freschi, ombreggiati o semiombreggiati; non temono il freddo anche se inverni particolarmente rigidi possono disseccare completamente la parte aerea della pianta, che si svilupperà senza problemi la primavera successiva; alcune specie di fragola crescono selvatiche nei nostri boschi.</p> <h3>Annaffiature</h3> <p>In primavera annaffiare regolarmente, soprattutto in caso di prolungata siccità; in estate è possibile sospendere le annaffiature, senza nuocere alle piante che sono a dimora da alcuni anni. Le fragole possono sopportare anche brevi periodi di siccità, ma le giovani piante, appena poste a dimora, necessitano di essere annaffiate in maniera abbondante, affinchè si sviluppino rapidamente, lasciando comunque asciugare il terreno tra un'annaffiatura e l'altra.</p> <h3>Terreno</h3> <p>Prediligono un terreno soffice e sciolto, fresco e umido, come quello presente nel sottobosco, costituito da una buona percentuale di materia organica; per un miglior sviluppo di frutti è bene arricchire ogni anno il terreno con concime roganico ben maturo.</p> <h3>Moltiplicazione</h3> <p>I rizomi di fragola producono numerosissimi stoloni striscianti, al termine di ognuno dei quali si sivluppa una nuova pianta; queste piante si possono staccare dalla pianta madre e coltivare come piante singole; per una buona produzione di frutti ed un buon sviluppo delle piante è bene provvedere periodicamente allo sradicamento delle nuove piantine che si producono di anno in anno.</p> <h3>Fragola - Fragaria vesca : Parassiti e malattie</h3> <p>In genere le piante di fragola non si ammalano, anche se talvolta le foglie possono essere colpite da ruggine o da mal bianco; gli animali e gli insetti sono perà molto golosi dei frutti, che vengono consumati dalle lumache e dagli uccelli, in questo secondo caso può essere necessario coprire i filari di fragole con delle reti.</p> </div><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 1 CS
Semi di Fragola Rampicante "Mount Everest"
Semi di Rosso Pepper 'Monster Giant' 1.85 - 1

Semi di peperone dolce...

Prezzo 2,70 € SKU: PP 58
,
5/ 5
<h2><strong>Semi di peperone dolce rosso Giant Monster</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 10 semi.</strong></span></h2> <p>Red Giant Monster è un peperone che ha frutti molto grandi e carnosi. Il colore del frutto va dal verde al rosso scuro (disponibile anche in giallo e arancione). Il frutto Raggiungi un peso da 300 a 850 grammi. Le piante sono forti e molto resistenti alle malattie. È adatto per la coltivazione all'aperto e in serra.</p> <p>Eccellente varietà per consumo fresco, barbecue e ripieno. Può essere congelato molto bene.</p>
PP 58 R (10 S)
Semi di Rosso Pepper 'Monster Giant' 1.85 - 1
Semi di Serpillo (Thymus serpyllum) 1.95 - 6

Semi di Serpillo (Thymus...

Prezzo 1,95 € SKU: MHS 111
,
5/ 5
<h2><strong>Semi di Serpillo (Thymus serpyllum)</strong></h2> <h2><span style="color:#ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 50 semi.</strong></span></h2> <p>Il serpillo (Thymus serpyllum L.), anche detto pepolino, pipernia o timo selvatico è una pianta appartenente alla famiglia delle Lamiaceae. Comune in tutta Europa e Nord Africa, è una delle specie di timo più diffusa, utilizzata da secoli per scopi culinari, ornamentali e medicinali.</p> <p>È una pianta erbacea strisciante, molto variabile, alta da 10 a 30 cm.</p> <p>Fusti prostrati striscianti o ascendenti, sottili, radicanti, ramosi.</p> <p>Foglie piccole da lineari ad ellittiche, cigliate alla base, piane.</p> <p>Fiori piccoli, a corolla bilabiata, in spicastri corti apicali. Colore variabile dal bianco al rosa al violetto. La fioritura dura un mese circa, in un periodo variabile tra aprile e settembre.</p> <p>Molto diffusa in Europa, anche al Nord (si trova anche in Islanda), come in tutto il Mediterraneo e in Asia.</p> <p>Cresce in terreni ben drenati, sabbiosi, su pendii soleggiati, nella boscaglia, fino a 2600 metri di altitudine.</p> <h3><strong>Varietà</strong></h3> <p>Si conoscono molte varietà, che differiscono per periodo di fioritura, profumo e colorazione delle foglie.</p> <h2><strong>Coltivazione</strong></h2> <p>Si riproduce per seme, si moltiplica più frequentemente per propaggine in estate, o per talea in primavera o autunno.</p> <p>Si coltiva in terreno ben drenato; su suolo compatto ha apparato radicale superficiale, per cui gradisce annaffiature regolari.</p> <h2><strong>Usi</strong></h2> <p>Questa varietà di timo è una buona pianta mellifera, molto bottinata dalle api che ne ricavano anche un miele monoflora.</p> <p>Il serpillo è un piacevolissimo compagno di piccoli giardini, per la robustezza, il profumo e la fioritura. Vi sono alcune varietà nane che si possono usare come tappeto erboso.</p> <p>È molto usato in cucina, come molte altre specie di timo. In particolare, per le sue proprietà antibatteriche, è molto utile per aiutare la digestione e ridurre la fermentazione intestinale, ad esempio, accompagnando un piatto di fagioli.</p> <p>Nelle valli Valdesi sopra Pinerolo ( provincia di Torino) viene prodotto il sërpoul o serpùl, come viene chiamato questo timo nella locale parlata occitana: liquore tradizionale della zona, ottenuto per macerazione alcolica del fiore della pianta e successiva aggiunta di sciroppo di zucchero. I fiori sono raccolti ad alta quota nelle zone di Pellice, Chisone e Germanasca.</p> <p>Ad Ischia è utilizzato per produrre la pipernella, caratteristico liquore ottenuto per infusione della pipernia nell'alcool.</p> <p>Nella Valdaso, nella zona di Monte Rinaldo, è prodotto un particolare tipo di formaggio pecorino utilizzando caglio aromatizzato da varie erbe aromatiche tra cui il timo serpillo.</p> <h3><strong>Fitoterapia</strong></h3> <p>Usatissimo in fitoterapia, come altre specie di timo. Il serpillo differisce dal timo comune per la proporzione dei principi attivi contenuti, che comunque, all'interno della stessa specie, varia notevolmente.</p> <h3><strong>Principi attivi:</strong></h3> <p>    timolo</p> <p>    carvacrolo</p> <p>    cineolo</p> <p>    tannini</p> <p>    saponina</p> <p>    resine flavoni</p> <p> </p> <h3><strong>Sagra</strong></h3> <p>Ogni anno in Valle d'Aosta nel comune di Verrayes si tiene la Sagra della Sarieula, dedicata al timo serpillo.</p>
MHS 111 (50 S)
Semi di Serpillo (Thymus serpyllum) 1.95 - 6

Questa pianta è resistente all'inverno e al gelo. Vedi di più nella descrizione.
Semi di Oleandro (Nerium...

Semi di Oleandro (Nerium...

Prezzo 1,95 € SKU: T 62
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<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><span style="font-size: 14pt;"><strong>Semi di Oleandro (Nerium oleander)</strong></span></h2> <h2><span style="color: #ff0000; font-size: 14pt;"><strong>Prezzo per confezione da 10 semi.</strong></span></h2> <p>L'oleandro (Nerium oleander L., 1753) è un arbusto sempreverde appartenente alla famiglia delle Apocynaceae, unica specie del genere Nerium[1]. È forse originario dell'Asia ma è naturalizzato e spontaneo nelle regioni mediterranee e diffusamente coltivato a scopo ornamentale.</p> <p>L'oleandro ha un portamento arbustivo, con fusti generalmente poco ramificati che partono dalla ceppaia, dapprima eretti, poi arcuati verso l'esterno. I rami giovani sono verdi e glabri. I fusti e i rami vecchi hanno una corteccia di colore grigiastro.</p> <p>Le foglie, velenose come i fusti, sono glabre e coriacee, disposte a verticilli di 2-3, brevemente picciolate, con margine intero e nervatura centrale robusta e prominente. La lamina è lanceolata, acuta all'apice, larga 1–2 cm e lunga 10–14 cm.</p> <p>I fiori sono grandi e vistosi, a simmetria raggiata, disposti in cime terminali. Il calice è diviso in cinque lobi lanceolati, di colore roseo o bianco nelle forme spontanee. La corolla è tubulosa e poi suddivisa in 5 lobi, di colore variabile dal bianco al rosa e al rosso carminio. Le varietà coltivate sono a fiore doppio e sono quasi tutte profumate. L'androceo è formato da 5 stami, con filamenti saldati al tubo corollino. L'ovario è supero, formato da due carpelli pluriovulari. La fioritura è abbondante e scalare, ha inizio nei mesi di aprile o maggio e si protrae per tutta l'estate fino all'autunno.</p> <p>Il frutto è un follicolo fusiforme, stretto e allungato, lungo 10–15 cm. A maturità si apre longitudinalmente lasciando fuoriuscire i semi. Il seme ha dimensione variabile dai 3 ai 5 mm di lunghezza e circa 1 mm di diametro ed è sormontato da una peluria disposta ad ombrello (pappo) che permette al seme di essere trasportato dal vento anche per lunghe distanze.</p> <p><strong>Esigenze e adattamento</strong></p> <p>L'oleandro è una specie termofila ed eliofila, abbastanza rustica. Trae vantaggio dall'umidità del terreno rispondendo con uno spiccato rigoglio vegetativo, tuttavia ha caratteri xerofitici dovuti alla modificazione degli stomi fogliari che gli permettono di resistere a lunghi periodi di siccità. Teme il freddo, pertanto in ambienti freddi fuori dalla sua zona fitoclimatica deve essere posto in luoghi riparati e soleggiati. Viene coltivato in tutta Italia a scopo ornamentale e spesso è usato lungo le strade perché non richiede particolari cure colturali.</p> <p>Nonostante il portamento cespuglioso per natura, può essere allevato ad albero per realizzare viali alberati suggestivi per la fioritura abbondante, lunga e variegata nei colori. In questo caso richiede frequenti interventi di spollonatura per rimuovere i polloni basali emessi dalla ceppaia.</p> <p><strong>Ecologia</strong></p> <p>L'oleandro ha un areale piuttosto vasto che si estende nella fascia temperata calda dal Giappone al bacino del Mediterraneo. In Italia vegeta spontaneamente nella zona fitoclimatica del Lauretum presso i litorali, inoltrandosi all'interno fino ai 1000 metri d'altitudine lungo i corsi d'acqua. In effetti si tratta di un elemento comune e inconfondibile della vegetazione riparia degli ambienti mediterranei, quasi sempre associato ad altre specie riparie quali l'ontano, la tamerice, l'agno casto. S'insedia sia sui suoli sabbiosi alla foce dei fiumi o lungo la loro riva, sia sui greti sassosi, formando spesso una fitta vegetazione.</p> <p>L'associazione vegetale riparia con una marcata presenza dell'oleandro è una particolare cenosi vegetale che prende il nome di macchia ad oleandro e agno casto, di estensione limitata. Si tratta di una naturale prosecuzione dell'oleo-ceratonion, dal momento che le due cenosi gradano l'una verso l'altra con associazioni intermedie che vedono contemporaneamente la presenza dell'oleandro e di elementi tipici della macchia termoxerofila (lentisco, carrubo, mirto, ecc.). Un caso singolare, forse unico in natura, si rinviene nella Gola di Gorropu fra il Supramonte di Orgosolo e quello di Urzulei in Sardegna: in questo caso la macchia ad oleandro e agno casto si inoltra fino ai 1000 metri, confinando con la lecceta primaria.</p> <p><strong>Avversità</strong></p> <p>Tra le avversità tipiche di questa pianta si annovera la rogna dell'oleandro, la quale viene curata attraverso la potatura della parte malata e la successiva somministrazione di fungicidi rameici.</p> <p><strong>Farmacognosia</strong></p> <p>L'oleandro è una delle piante più tossiche che si conoscano. Tutta la pianta (foglie, corteccia, semi) è tossica per qualsiasi specie animale. Se ingerita porta a:</p> <p>tachicardia con aumento della frequenza respiratoria</p> <p>disturbi gastrici, tra cui vomito, nausea e bruciore</p> <p>disturbi sul sistema nervoso centrale, tra cui assopimento.</p> <p>Responsabile di questa estrema tossicità è, insieme agli alcaloidi, l'oleandrina, un glicoside cardiotossico (con struttura simile alla ouabaina) e inibitore della pompa sodio-potassio a livello di membrana cellulare.</p> <p>Ma l'oleandro contiene una serie di altri principi tossici, che si conservano anche dopo l'essiccamento.</p> <p>L'oleandro fa parte delle piante che contengono cardenolidi.</p> <p>Le specie animali più colpite sono gli equini, i bovini e i piccoli carnivori. Nel cavallo abbiamo anche la comparsa di gravi e profonde lesioni a livello della mucosa orale. La morte sopraggiunge per collasso cardio-respiratorio solo nel caso in cui se ne ingeriscano grandi quantità.</p> <p>Le sue proprietà tossiche sono state usate come "arma" per l'omicidio descritto nel film White Oleander. Al riguardo la storia racconta che diversi soldati delle truppe napoleoniche morirono per avvelenamento dopo aver usato rami di oleandro come spiedi nella cottura della carne alla brace, durante le campagne militari in Italia.</p> </body> </html>
T 62 P
Semi di Oleandro (Nerium oleander)

Prodotto più venduto

Varietà dalla Spagna
Semi di pomodoro ciliegio nero Kumato  - 2

Semi di pomodoro ciliegio...

Prezzo 2,35 € SKU: VT 8 CK
,
5/ 5
<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di pomodoro ciliegio nero Kumato</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Confezione da 10, 20 semi.</strong></span></h2> <p>Non è un OGM ma un incrocio che ha come portainnesto di partenza un pomodoro selvatico delle Galapagos. Ha un sapore dolce e contiene quantità elevate di antiossidanti. Il frutto maturo è veramente scuro, sia la buccia che l'interno.</p> <p>La pianta produce molti grappoli dandoci una produzione più che soddisfacente. Non necessita cure particolari basta irrigare a intervalli regolari.</p> </body> </html>
VT 8 CK (10 S)
Semi di pomodoro ciliegio nero Kumato  - 2
Semi di Peperoncino...

Semi di Peperoncino...

Prezzo 1,85 € SKU: PP 78
,
5/ 5
<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> <h2><strong>Semi di Peperoncino Piccante </strong><strong>SOMBORKA</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 20 o 200 (1,14 g) semi.</strong></span></h2> <p>Questa varietà viene dalla Serbia. E il nome è arrivato alla città di Sombor. <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Sombor" target="_blank" title="Leggi di più sulla città di Sombor qui." rel="noreferrer noopener"><strong>Leggi di più sulla città di Sombor qui.</strong></a></p> <p>SOMBORKA è la prima varietà di peperoni piccanti a forma conica adatta per la coltivazione all'aperto e in serra. Somborka è il pepe più popolare in Serbia quando si tratta di decapaggio.</p> <p>La carne è succosa e spessa, di colore giallo chiaro nella maturità tecnica, rossa nel colore botanico.</p> <p>Viene raccolto 5-6 volte a stagione. La resa possibile è di 35-40 t / ha.</p> <h3><strong>varietà serbo</strong></h3>
PP 78 (20 S)
Semi di Peperoncino Piccante Somborka
Semi di Banana Rosa (Musa velutina) 1.95 - 4

Semi di Banana Rosa (Musa...

Prezzo 1,95 € SKU: V 88 MV
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<h2 class="">Semi di Banana Rosa (Musa velutina)</h2> <h2><strong><span style="color: #ff0000;">Prezzo per confezione da 3 semi.</span></strong></h2> <div>La Musa velutina (Banana rosa) è l'unica specie che fiorisce e fruttifica anche se coltivato in appartamento. Vedere anche: Banano. Presenta uno spesso fusto, eretto, giallo-verde o verde-rosato; ha crescita rapida e raggiunge i 1.5 m di altezza. Lunghi piccioli giallastri portano lunghe foglie, cerose, spesse, con venature rosate. In primavera, all'apice di corti fusti, produce un'infiorescenza a rosetta, con lunghe brattee di colore rosa, alla base delle quali sbocciano i piccoli fiori gialli o arancio. In estate, alla base delle brattee, maturano le piccole banane con tre costolature, rosa anch'esse, ricoperte da una sottilissima peluria vellutata. I frutti, commestibili, di sapore un po' acidulo, hanno polpa di consistenza farinosa, contenente numerosi grossi semi; coltivata come pianta ornamentale.</div> <div>&nbsp;</div> <div>Esigenze ambientali, substrato, concimazioni ed accorgimenti particolari</div> <div>Temperatura: possono sopportare anche temperature di alcuni gradi sotto dello zero.</div> <div>Luce: amano posizioni molto luminose, lontane da fonti di calore.</div> <div>Annaffiature e umidità ambientale: annaffiare regolarmente da marzo a ottobre, mantenendo costantemente il terreno leggermente umido, ma evitare i ristagni idrici.</div> <div>Substrato: torba mescolata a terriccio da compost ed a poca corteccia sminuzzata.</div> <div>Concimazioni ed accorgimenti particolari: hanno una crescita rapida e quindi è necessario rinvasarle ogni anno, per i primi anni di vita della pianta.</div> <div>Moltiplicazione</div> <div>Si moltiplica facilmente per seme (immergere preventivamente i semi in acqua per almeno 24-30 ore) o per divisione dei cespi di fusti che si costituiscono nell'arco degli anni. <div>&nbsp;</div> <div> <table border="1" cellspacing="0" cellpadding="0"> <tbody> <tr> <td colspan="2" valign="top" width="100%"> <p><span><strong>Sowing Instructions</strong></span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Propagation:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Seeds / Cuttings</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Pretreat:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Pour hot water over the seeds and left them in water 24 hours.</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Stratification:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>0</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>all year round</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Depth:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>1 cm</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Mix:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Germination temperature:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>28-30 ° C</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Location:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Germination Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>1-6 Monts</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Watering:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>&nbsp;</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><br><span><em>Copyright © 2012 Seeds Gallery - Saatgut Galerie - Galerija semena.&nbsp;</em><em>All Rights Reserved.</em></span></p> </td> </tr> </tbody> </table> </div> </div><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 88 MV
Semi di Banana Rosa (Musa velutina) 1.95 - 4

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Varietà dalla Grecia

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Questa pianta è resistente all'inverno e al gelo. Vedi di più nella descrizione.

Questa pianta ha frutti giganti
Semi di Kalamata Olivo o...

Semi di Kalamata Olivo o...

Prezzo 1,95 € SKU: V 116
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<h2 class=""><strong>Semi di Kalamata Olivo o Ulivo Varietà greca (Olea europaea)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 o 10 semi.</strong></span></h2> <p class=""><strong>Perché si dice che quest'oliva resiste all'inverno?</strong><br><strong>Quest'oliva, che noi stessi possediamo e coltiviamo in un grande vaso da fiori, da quattro anni sopravvive all'aperto (in cortile) senza problemi con l'inverno e a temperature di -15 gradi Celsius.</strong><br><br><strong>Crediamo che sopravviverebbe anche a temperature fino a - 25 gradi Celsius, e forse di più...</strong></p> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">L'<b>oliva di Kalamata</b>, od<span>&nbsp;</span><b>oliva di Calamata</b>, è la drupa di un<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>di<span>&nbsp;</span>ulivo<span>&nbsp;</span>tipico della zona della<span>&nbsp;</span>Messenia, nel sud del<span>&nbsp;</span>Peloponneso<span>&nbsp;</span>(Grecia), che prende il nome dalla città principale,<span>&nbsp;</span>Calamata.<sup id="cite_ref-lonely_1-0" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[1]</sup></p> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">La drupa è utilizzata come oliva da tavola, conservata sotto<span>&nbsp;</span>aceto<span>&nbsp;</span>o in<span>&nbsp;</span>olio di oliva. Nell'Unione europea<span>&nbsp;</span>le olive di Calamata sono protette come<span>&nbsp;</span>indicazione geografica protetta.<sup id="cite_ref-2" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[2]</sup><span>&nbsp;</span>Olive della stessa varietà, che crescono altrove, sono denominate<span>&nbsp;</span><b>olive Kalamon</b>.<sup id="cite_ref-3" class="reference" style="font-size: 0.7rem;"></sup><sup id="cite_ref-7" class="reference" style="font-size: 0.7rem;"></sup></p> <h2 style="color: #000000; font-size: 1.5em;"><span class="mw-headline" id="Descrizione">Descrizione</span></h2> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">Le olive di Calamata sono coltivate in<span>&nbsp;</span>Messenia, e in parte anche in<span>&nbsp;</span>Laconia, nella penisola del<span>&nbsp;</span>Peloponneso. Sono olive a forma di mandorla tozza, di colore scuro (tendente al viola)<sup id="cite_ref-sophisticated_8-0" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[8]</sup>, ottenute da un albero che si distingue dal normale ulivo per la forma delle sue foglie, che sono grandi il doppio di quelle delle altre varietà.<sup id="cite_ref-lonely_1-1" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[1]</sup><span>&nbsp;</span>L'albero patisce il freddo ed è sensibile all'avvizzimento provocato dal<span>&nbsp;</span><i>Verticillium</i>, ma è resistente alla<span>&nbsp;</span>rogna<span>&nbsp;</span>e alla<span>&nbsp;</span>mosca olearia.<sup id="cite_ref-9" class="reference" style="font-size: 0.7rem;"></sup></p> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">Le olive di Calamata, che non possono essere raccolte ancora verdi, devono essere raccolte a mano per evitare le ammaccature.</p> <h2 style="color: #000000; font-size: 1.5em;"><span class="mw-headline" id="Preparazione">Preparazione</span></h2> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">Vi sono due metodi per preparare le olive di Calamata, conosciuti come "metodo lungo" e "metodo breve". Con il metodo breve le olive vengono deamarizzate ammassandole in acqua o in una debole<span>&nbsp;</span>salamoia<span>&nbsp;</span>per circa una settimana. Completata la deamarizzazione, le olive vengono poste in recipienti di vetro immerse in salamoia e aceto di vino con sopra uno strato di olio di oliva e fette di limone. Sulle olive viene spesso operato un taglio per ridurre il tempo necessario al procedimento. Il metodo lungo consiste nell'operare un taglio su ogni oliva e poi metterle in acqua salata per circa tre mesi per deamarizzarle. Livelli di<span>&nbsp;</span>polifenolo<span>&nbsp;</span>rimangono nelle olive anche dopo il procedimento, causando loro un gusto leggermente amarognolo.<sup id="cite_ref-producing_10-0" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[10]</sup></p> <h3><strong>Etimologia</strong></h3> <p>I nomi olivo e ulivo derivano dal latino olīvum, da un'ablativo olīvī, olīvō di oleum,[2] a sua volta dal greco arcaico ἔλαιϝον élaiwon, classico ἔλαιον élaion;[3] la forma ulivo, come anche uliva, è più frequente in Toscana, ma diffusa anche in altre parti d'Italia, sebbene in contesti poetico-letterari; la forma olivo, del tutto prevalente invece nella letteratura scientifica, è tipica del Trentino, di parte della Sardegna, dell'Emilia-Romagna e del Lazio settentrionale; nel Sud prevalgono aulivo, alivo, avulivo.</p> <h3><strong>Storia</strong></h3> <p>L'olivo è una pianta centrale nella storia delle civiltà che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, e di tutto l'Occidente.</p> <p>Si raccontano numerose leggende: una di queste è di origine greca e narra di un olivo raccolto ai confini del mondo da Ercole, in quel luogo nacque il bosco sacro a Zeus, dalle cui fronde venivano intrecciate le corone per i vincitori dei giochi olimpici.[5]</p> <p>Un altro aneddoto sull'ulivo riguarda invece la colomba che, per annunciare a Noè la fine del diluvio univerale, gli portò un ramoscello d'ulivo che teneva stretto tra le zampe. Comunque si è appurato che le prime piante selvatiche insistevano sull'isola di Creta fin dal 4000 A.C. e che successivamente i cretesi si sono specializzati nella coltivazione di tale pianta la quale successivamente verrà esportata in tutto il bacino del mediterraneo.</p> <h3><strong><em>Biologia</em></strong></h3> <h3><strong>Descrizione botanica</strong></h3> <p>L'olivo appartiene alla famiglia delle Oleaceae. La pianta comincia a fruttificare verso il 3º–4º anno, inizia la piena produttività verso il 9º–10º anno; la maturità è raggiunta dopo i 50 anni. È una pianta molto longeva: in condizioni climatiche favorevoli un olivo può vivere anche mille anni. Le radici, per lo più di tipo avventizio, sono molto superficiali ed espanse, in genere non si spingono mai oltre i 60–100 cm di profondità.</p> <p>Il fusto è cilindrico e contorto, con corteccia di colore grigio o grigio scuro, il legno è molto duro e pesante. La ceppaia forma delle strutture globose, dette ovoli, da cui sono emessi ogni anno numerosi polloni basali. La chioma ha una forma conica, con branche fruttifere pendule o patenti (disposte orizzontalmente rispetto al fusto) secondo la varietà.</p> <p>È una pianta sempreverde, la cui attività è pressoché continua con attenuazione nel periodo invernale. Le foglie sono opposte, coriacee, semplici, intere, ellittico-lanceolate, con picciolo corto e margine intero, spesso revoluto. La pagina inferiore è di colore bianco-argenteo per la presenza di peli squamiformi. Le gemme sono per lo più di tipo ascellare.</p> <p>Il fiore è ermafrodito, piccolo, con calice di 4 sepali e corolla di petali bianchi. I fiori sono raggruppati in numero di 10–15 in infiorescenze a grappolo, chiamate mignole, emesse all'ascella delle foglie dei rametti dell'anno precedente. La mignolatura ha inizio verso marzo–aprile. La fioritura vera e propria avviene, secondo le cultivar e le zone, da maggio alla prima metà di giugno.</p> <p>Il frutto è una drupa globosa, ellissoidale o ovoidale, a volte asimmetrica, del peso di 1–6 grammi secondo la varietà, la tecnica colturale adottata e l'andamento climatico..</p> <h3><strong>Fenologia</strong></h3> <p>L'olivo attraversa un periodo di riposo vegetativo che coincide con il periodo più freddo, per un intervallo di tempo che dipende dal rigore del clima.</p> <p>Alla ripresa vegetativa, che orientativamente si verifica a febbraio, ha luogo anche la differenziazione a fiore; fino a quel momento ogni gemma ascellare dei rametti dell'anno precedente è potenzialmente in grado di generare un nuovo germoglio o una mignola. Dalla fine di febbraio e per tutto il mese di marzo si verifica un'intensa attività dapprima con l'accrescimento dei germogli, poi anche con l'emissione delle mignole, fase che si protrae secondo le zone fino ad aprile. La mignolatura ha il culmine in piena primavera con il raggiungimento delle dimensioni finali. Le infiorescenze restano ancora chiuse, tuttavia sono bene evidenti perché completamente formate.</p> <p>Da maggio alla prima metà di giugno, secondo la varietà e la regione, ha luogo la fioritura, piuttosto abbondante. In realtà la percentuale di fiori che porteranno a compimento la fruttificazione è ridottissima, generalmente inferiore al 2%. L'impollinazione è anemofila. Alla fioritura segue l'allegagione, in linea di massima dalla metà di giugno. In questa fase la corolla appassisce e si secca persistendo fino a quando l'ingrossamento dell'ovario ne provoca il distacco. La percentuale di allegagione è molto bassa, inferiore al 5%, pertanto in questa fase si verifica un'abbondante caduta anticipata dei fiori (colatura). Si tratta di un comportamento fisiologico dal momento che la maggior parte dei fiori ha lo scopo di produrre il polline. Sulla percentuale di allegagione possono incidere negativamente eventuali abbassamenti di temperatura, gli stress idrici e i venti caldi.</p> <p>Dopo l'allegagione ha luogo una prima fase di accrescimento dei frutti che si arresta quando inizia la lignificazione dell'endocarpo. Questa fase, detta indurimento del nocciolo ha inizio nel mese di luglio e si protrae orientativamente fino agli inizi di agosto.</p> <p>Quando l'endocarpo è completamente lignificato riprende l'accrescimento dei frutti, in modo più intenso secondo il decorso climatico. In regime non irriguo sono le piogge dalla metà di agosto a tutto il mese di settembre a influire sia sull'accrescimento sia sull'accumulo di olio nei lipovacuoli: in condizioni di siccità le olive restano di piccole dimensioni, possono subire una cascola più o meno intensa e daranno una bassissima resa in olio per unità di superficie; in condizioni di umidità favorevoli le olive raggiungono invece il completo sviluppo a settembre. Eventuali piogge tardive (da fine settembre a ottobre) dopo una forte siccità estiva possono in pochi giorni far aumentare le dimensioni delle olive in modo considerevole, tuttavia la resa in olio sarà bassissima perché l'oliva accumula soprattutto acqua.</p> <p>Da ottobre a dicembre, secondo la varietà, ha luogo l'invaiatura, cioè il cambiamento di colore, che indica la completa maturazione. L'invaiatura è più o meno scalare sia nell'ambito della stessa pianta sia da pianta a pianta. All'invaiatura l'oliva cessa di accumulare olio e si raggiunge la massima resa in olio per ettaro.</p> <p>Dopo l'invaiatura le olive persistono sulla pianta. Se non raccolte vanno incontro ad una cascola più o meno intensa ma differita nel tempo fino alla primavera successiva. In questo periodo la resa in olio tende ad aumentare in termini relativi: il tenore in olio aumenta perché le olive vanno incontro ad una progressiva perdita d'acqua. In realtà la resa in olio assoluta (in altri termini riferita all'unità di superficie) diminuisce progressivamente dopo l'invaiatura perché una parte della produzione si perde a causa della cascola e degli attacchi da parte di parassiti e fitofagi.</p> <h3><strong>Esigenze ambientali e adattamento</strong></h3> <p>Fra le piante arboree l'Olea europaea si distingue per la sua longevità e la frugalità. L'olivo è una specie tipicamente termofila ed eliofila, con spiccati caratteri di xerofilia. Per contro è sensibile alle basse temperature. In Italia l'areale di vegetazione della sottospecie spontanea, l'olivastro, è la sottozona calda del Lauretum. L'olivastro, detto anche oleastro, è una delle specie più rappresentative della macchia termoxerofila (Oleo-ceratonion) e (Oleo-lentiscetum), mentre diventa più sporadico nella macchia mediterranea del Quercion ilicis. Per i caratteri di frugalità ed eliofilia si rinviene frequentemente anche nelle macchie degradate, nelle garighe e nella vegetazione rupestre lungo le coste. Resiste bene al pascolamento in quanto tende ad assumere un portamento cespuglioso a pulvino con ramificazione fitta e spinescente. Resiste bene anche agli incendi per la notevole capacità di ricacciare vigorosi polloni dalla ceppaia.</p> <p>Le esigenze climatiche sono notevoli. Essendo una pianta eliofila soffre l'ombreggiamento, producendo una vegetazione lassa e, soprattutto, una scarsa fioritura. Il fattore climatico determinante sulla distribuzione dell'olivo è la temperatura: la pianta manifesta sintomi di sofferenza a temperature di 3–4 °C. Sotto queste temperature gli apici dei germogli disseccano. In generale la sensibilità al freddo aumenta passando dalla ceppaia al fusto, ai rami, ai germogli, alle foglie, agli apici vegetativi e, infine ai fiori e ai frutticini. Le gelate possono danneggiare il legno già a temperature di −7 °C. Le forti gelate possono provocare la morte di tutto l'apparato aereo con sopravvivenza della sola ceppaia.</p> <p>Per quanto riguarda gli altri fattori climatici sono dannosi il forte vento, specie se associato a basse temperature, l'eccessiva piovosità e l'elevata umidità dell'aria.</p> <p>Le esigenze pedologiche sono modeste. In generale l'olivo predilige terreni sciolti o di medio impasto, freschi e ben drenati. Vegeta bene anche su terreni grossolani o poco profondi, con rocciosità affiorante. Soffre invece nei terreni pesanti e soggetti al ristagno. In merito alla fertilità chimica si adatta anche ai terreni poveri e con reazione lontana dalla neutralità (terreni acidi e terreni calcarei) fino a tollerare valori del pH di 8,5–9. Fra gli alberi da frutto è una delle specie più tolleranti alla salinità, pertanto può essere coltivato anche in prossimità dei litorali.</p> <p>L'aspetto più interessante della capacità d'adattamento dell'olivo è la sua resistenza alla siccità anche quando si protrae per molti mesi. In caso di siccità la pianta reagisce assumendo un habitus xerofitico: i germogli cessano di crescere, si riduce la superficie traspirante con la caduta di una parte delle foglie, gli stomi vengono chiusi e l'acqua delle olive in accrescimento viene riassorbita. In questo modo gli olivi superano indenni le lunghe estati siccitose manifestando una ripresa dell'attività vegetativa solo con le prime piogge a fine estate. Gli stress idrici pregiudicano la produzione. Le fasi critiche per l'olivo sono il periodo della fioritura e dell'allegagione, l'indurimento del nocciolo e il successivo accrescimento dei frutti: eventuali stress idrici in queste fasi riducono la percentuale di allegagione, provocano cascola estiva delle drupe, scarso accrescimento di quelle rimaste e minore resa in olio delle olive. In ogni modo si può dire che l'olivo si adatta alla coltura in asciutto anche nelle aree più aride dell'Italia meridionale e insulare in quanto offre una produzione, sia pur minima, anche nelle condizioni più difficili.</p> <p>L'oliveto più settentrionale attualmente esistente si trova sull'isola di Anglesey, al largo del Galles, nel Regno Unito.</p> <h3><strong>Cultivar</strong></h3> <p>Le cultivar da olio sono caratterizzate da un elevato contenuto in lipidi e da una buona resa in olio, il frutto è di dimensioni medie o piccole. Le cultivar da mensa invece hanno minor resa in olio ma sono più grandi e vengono vendute per l'uso diretto.</p> <p>Nel solo Mediterraneo ci sono più di 1000 tipi genetici di olivo. La propagazione vegetativa circoscritta nei singoli territori per centinaia di anni ha determinato l'evoluzione di un numero elevato di ecotipi e cultivar. In Italia sono presenti circa 500 tipi genetici.</p> <h3><strong>Impianto dell'oliveto</strong></h3> <p>La procedura per l'impianto dell'oliveto, dopo aver scelto la localizzazione, segue gli schemi classici previsti per le colture arboree:</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Eliminazione di vegetazione arbustiva o arborea, livellamento, spietramento, scasso a circa 80 cm. Nei terreni eccessivamente grossolani è consigliabile limitare lo spietramento ai sassi di grandi dimensioni per evitare un abbassamento del piano di campagna. Per lo scasso è preferibile la lavorazione andante con ripuntatore o con aratro rispetto allo scasso a buche.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Approntamento della rete scolante. È necessario nelle zone a clima piovoso. In generale l'investimento del drenaggio tubolare è poco remunerativo in olivicoltura perciò è più conveniente predisporre una sistemazione superficiale realizzando un'adeguata baulatura e una rete di scoline.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Concimazione di fondo. Si esegue dopo lo scasso e prima della lavorazione complementare sulla base dei risultati dell'analisi chimica. La concimazione minerale deve limitarsi al solo apporto dei concimi fosfatici e potassici in quanto l'azoto si perderebbe per dilavamento. È consigliato integrare la concimazione minerale con l'apporto di un concime organico (es. 50–100 t di letame ad ettaro) per il suo effetto ammendante, qualora ci sia disponibilità di ammendanti organici a costi accessibili.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Lavori di raffinamento. Si esegue un'aratura a 40 cm per interrare e distribuire i concimi lungo il profilo e una erpicatura per ridurre la zollosità superficiale.</p> <p>Ai lavori di preparazione seguono quelli di impianto con il tracciamento dei sesti e il picchettamento, la messa a dimora (manuale o con trapiantatrici semiautomatiche), l'impianto dei tutori.</p> <p>Il sesto d'impianto dipende dalle condizioni pedoclimatiche, dalla disponibilità irrigua, dalle caratteristiche della cultivar, dalla forma d'allevamento e dalla tecnica colturale. In condizioni ordinarie nei nuovi impianti si adottano sesti compresi fra 5×5 m e 7×7 m in coltura irrigua e tra 8×8 m e 10×10 m in asciutto. Sesti molto stretti sono sconsigliabili per l'eccessivo ombreggiamento lungo la fila e per la difficoltà di meccanizzazione. Con olivi allevati a vaso policonico o a monocono sono consigliabili sesti di 5×7 m o 6×7 m secondo la vigoria della cultivar. Qualora si preveda la raccolta meccanica integrale con scuotiraccoglitrice è opportuno adottare sesti in quadrato di 7×7 m o 8×8 m per consentire una facile manovra della macchina.</p> <p>La messa a dimora si esegue dall'autunno all'inizio della primavera effettuando una buca con la trivella, disponendo sul fondo del materiale drenante e una piccola quantità di concime ternario, si mette la pianta, con il colletto leggermente più basso rispetto al livello del terreno e il tutore, infine si colmano gli spazi vuoti e si irriga. È sconsigliato eseguire l'impianto in primavera inoltrata per evitare eccessive fallanze.</p> <p>La scelta delle piante ha importanza sia economica sia tecnica. Le piante ottenute da talea sono più economiche ma tendono a sviluppare un apparato radicale superficiale e potrebbero subire stress idrici nel primo anno d'impianto. Quelle ottenute da semenzali innestati sono più resistenti ma hanno prezzi più alti. In merito allo sviluppo sono migliori le piante rivestite uniformemente di ramificazioni secondarie perché non necessitano di interventi di potatura correttiva, e permettono di anticipare l'entrata in produzione di 1–2 anni. Da tenere presente comunque che le piante autoradicate da talea sono consigliate in tutte le zone in cui l’olivo è soggetto a gelate, perché nel caso si renda necessario un taglio rigenerativo al piede delle piante, i polloni emergenti dalla ceppaia appartengono alla varietà e non al portinnesto.</p> <p>Alla messa a dimora fanno seguito gli allestimenti accessori, in particolare la rete irrigua e l'eventuale palificazione per sospendere le ali gocciolanti.</p> <p>Su spazi aperti e battuti frequentemente da venti dei quadranti settentrionali (maestrale, tramontana, grecale) è indispensabile predisporre un frangivento allineato perpendicolarmente alla direzione del vento dominante. L'orientamento dei filari, in caso di sesto a rettangolo, deve tener conto dell'esigenza d'illuminazione delle chiome soprattutto alle latitudini più alte dell'areale di coltivazione (Italia centrale e Liguria): l'orientamento migliore è quello nord-sud, tuttavia nei terreni con pendenza superiore al 5–10% ha la priorità la necessità di prevenire l'erosione del terreno orientando i filari a girapoggio o a cavalcapoggio. L'orientamento nord-sud in collina si può pertanto rispettare solo nei versanti esposti a est o a ovest.</p> <h3><strong>Forme d'allevamento</strong></h3> <p>La scelta della forma d'allevamento dipende essenzialmente da due fattori: le esigenze d'illuminazione e la meccanizzazione. L'olivo ha un portamento basitono, con rametti terminali patenti o penduli secondo la varietà e fruttifica nella parte più esterna della chioma, in quanto più illuminata. In ragione di questi elementi le forme d'allevamento proposte per l'olivo sono le seguenti.</p> <p>&nbsp;</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Vaso. È la vecchia tipologia, ormai del tutto abbandonata negli impianti recenti a causa della tardiva entrata in produzione e degli oneri legati alla potatura e alla raccolta. Sopravvive ancora in vecchi oliveti non rinnovati.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Vaso policonico. È la forma che ha sostituito il vaso classico, più contenuta in altezza e con una geometria della chioma razionalizzata in funzione della produttività e dei costi della raccolta. Ha inoltre una maggiore precocità di entrata in produzione. La struttura è formata da 3–4 branche che sviluppano ciascuna una chioma distinta di forma conica.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Vaso cespugliato. Concettualmente è simile al precedente ma differisce per l'assenza del tronco, perciò le branche partono direttamente dalla ceppaia.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Palmetta. La struttura è costituita da un fusto che si dirama in tre branche orientate sullo stesso piano, una verticale, le due laterali oblique. Non ha avuto grande diffusione a causa degli oneri legati alla potatura.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Ipsilon. È una forma derivata dalla precedente ma più razionale per i principi che la ispirano. Lo scheletro è costituito da un breve tronco che si divide in due branche inclinate ed opposte, orientate secondo la direzione del filare. Come la precedente, è una forma poco diffusa perché non ha riscontrato grande successo e ormai si presenta come un sistema obsoleto e antieconomico.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Siepone. È una forma che asseconda molto il portamento naturale dell'olivo. Le piante hanno un portamento cespuglioso, con un breve fusto, e sono molto ravvicinate lungo la fila in modo da formare una vegetazione continua. Continua ad essere usata per la costituzione di frangivento, in genere con cultivar assurgenti.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Globo. È concepita per proteggere il fusto e le branche dall'eccessiva insolazione. È uno dei sistemi più impiegati alle latitudini più basse dell'areale di coltivazione dell'olivo dove l'illuminazione eccessiva può rappresentare un problema.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Monocono. È il sistema più recente, concepito per l'uso delle macchine scuotitrici nella raccolta meccanizzata o meccanica integrale con macchine scuotitrici. È particolarmente adatto per oliveti meccanizzati di grande estensione. La forma di allevamento è quella che asseconda meglio il portamento naturale dell'olivo pertanto ha una precoce entrata in produzione.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Cespuglio. È una delle forme più recenti e s'ispira alla necessità di abbreviare i tempi di entrata in produzione e ridurre i costi della potatura e della raccolta. Si tratta di una forma libera ottenuta evitando gli interventi cesori nei primi anni.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Ceduo di olivo. È la forma più recente ancora in via di sperimentazione. L'innovazione consiste nel lasciar crescere liberamente le piante secondo i criteri adottati con il cespuglio ma senza eseguire la potatura di produzione. La chioma viene completamente rinnovata ogni 10 anni tagliando al piede le piante.</p> <h3><strong>Irrigazione</strong></h3> <p>L'olivo è una pianta che ha poca esigenza di acqua, ma carenze idriche prolungate possono provocare gravi danni alle piante di olivo come cascola e bassa produzione. Un razionale apporto idrico presenta molti benefici fra cui:</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Accelerare la formazione della pianta, che entra prima in produzione;</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Aumento della produzione (fino al 20–40%);</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Migliore costanza produttiva, ostacolando l'alternanza.</p> <p>I metodi irrigui consigliati sono quelli a microportata, spruzzo e goccia; risultano fondamentali le irrigazioni eseguite, soprattutto in annate siccitose, nella fasi fenologiche che vanno dall'allegagione (giugno) fino all'ingrossamento delle drupe per distensione cellulare (agosto).</p> <h3><strong>L'olivo oggi</strong></h3> <p>Inizialmente coltivato quasi esclusivamente nei paesi mediterranei (dove l'inverno è mite e l'estate calda), negli ultimi anni è stato impiantato con successo anche in altri paesi dal clima analogo, come California, Australia, Argentina e Sudafrica. In Italia l'areale di coltivazione è molto ampio: le zone dove non è presente sono le montagne e la Pianura padana (anche se in regioni come Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna sono in atto progetti di reinserimento), zone con temperature invernali troppo basse o presenza di nebbia e l'area dove produce frutti di qualità è più ristretta e si riduce in pratica all'Italia centromeridionale, (Toscana e Liguria comprese) e insulare e alla zona dei laghi di Lombardia, Trentino e Veneto. La maggiore concentrazione olivicola italiana, comunque, si trova in Puglia, con una popolazione che è stimata essere superiore ai 5 milioni di alberi. Molti di questi risalgono all'epoca della dominazione spagnola del Seicento. Nella valle del Volturno, in particolare nei comuni di Pozzilli e Venafro si possono osservare tra la miriade di oliveti presenti, numerose piante secolari, non pochi sono gli oliveti composti da sole piante secolari.</p> <p>Alla fine degli anni novanta i cinque Paesi con la maggiore superficie olivicola erano la Spagna (2,24 milioni di ha), la Tunisia (1,62 milioni di ha), l'Italia (1,15 milioni di ettari), la Turchia (0,9 milioni di ha), la Grecia (0,73 milioni di ha). I primi cinque Paesi produttori di olio di oliva erano la Spagna (938 000 t), l'Italia (462 000 t), la Grecia (413 000 t), la Tunisia (193 000 t), la Turchia (137 000 t). Le produzioni indicate sono una media delle ultime tre annate degli anni novanta. I primi cinque Paesi produttori di olive da mensa erano la Spagna (304 000 t), la Turchia (173 000 t), gli USA (104 000 t), il Marocco (88 000 t), la Grecia (76 000 t). Le tendenze attuali vedono una forte espansione dell'olivicoltura in Spagna, Marocco, Sudafrica, Australia.</p> <h2 class=""><strong><a href="https://www.youtube.com/watch?v=TKvfA8a3Ag0" title="How to sow Olive Seeds" target="_blank" rel="noopener">How to sow Olive Seeds&nbsp;</a></strong></h2> <table border="1" cellspacing="0" cellpadding="0"> <tbody> <tr> <td colspan="2" valign="top" width="100%"> <h3><span style="font-size: 15px;">Istruzioni per semina</span></h3> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Propagation:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Seeds / Cuttings</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Pretreat:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>0</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Stratification:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>0</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Sowing Time:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>all year round</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Sowing Depth:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Light germinator! Just sprinkle on the surface of the substrate + gently press</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Sowing Mix:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Germination temperature:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>&nbsp;about 25-28 ° C</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Location:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Germination Time:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>&nbsp;2-4 Weeks</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Watering:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">&nbsp;</span></p> </td> <td valign="top"> <p><br><span>Copyright © 2012 Seeds Gallery - Saatgut Galerie - Galerija semena. All Rights Reserved.</span></p> </td> </tr> </tbody> </table> <script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 116 (5 S)
Semi di Kalamata Olivo o Ulivo Varietà greca (Olea europaea)
Semi Di Bambù Gigante  Resistenti -25 ° C

Semi Di Bambù Gigante...

Prezzo 2,15 € SKU: B 1
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<h2><strong>Semi Di Bambù Gigante (Phyllostachys pubescens) Resistenti -25 ° C</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 10 o 20 semi.</strong></span></h2> <p>Pianta ad alto accrescimento che di solito si riproduce per stolone strisciante. La produzione di semi da parte delle specie di bambu è estremamente rara, per alcune specie avviene una volta ogni 100 anni. <span>La semina necessita di ambiente umido e tiepido, nonstante l'elevata germinabilità della semente. Le piante possono raggiungere, se adeguatamente curate, diversi metri di altezza o possono essere coltivate in vaso per un effetto pianta nana.</span></p> <p>Questo bambù gigante a piena maturta' raggiunge un'altezza di 30 metri. Nelle pianta adulte i culmi crescono a ritmi vertiginosi,possono allungare fino a 30 centimetri o più in un solo giorno. Una sostanza chiamata "latte di bambù" può essere ottenuta dai culmi che sarebbe sia uno stimolante e afrodisiaco naturale.</p> <p>Questo bambù è molto buono per il clima asciutto.</p> <p><strong>Legno</strong></p> <p>Ifusti principali sono generalmente legnosi, e quindi anche molto duri, cavi all’interno, ben distinti in nodi e internodi, talvolta spinosi, con ramificazioni per lo più sulla sommità. Le specie più grandi, nei paesi di origine, hanno importanza come materiale da costruzione, per costruire case, ponti, imbarcazioni; dalle ramificazioni si producono stuoie e ceste.</p> <p><strong>Importanza per gli animali</strong></p> <p>I Cina alcune specie di bambù costituiscono la dieta principale del Panda, che è il simbolo della più importante Associazione Naturalistica del mondo il W.W.F. Nei nostri giardini viene spesso utilizzato dalle Capinere come sito di nidificazione. </p> <p><strong>Curiosità</strong></p> <p>Il bambù è utile contro l’inquinamento;una piantagione può catturare fino a 17 tonnellate di carbonio per ettaro all’anno. Inoltre, il suo utilizzo è un’alternativa per preservare le foreste tropicali. Per la costruzione di mille case in Costarica andrebbero distrutti 560 ettari di foresta pluviale.Per lo stesso numero di case sarebbero sufficienti 60 ettari di una piantagione di bambù.</p> <p>E' difficile vedere un Bambù fiorito, anche allo stato spontaneo e nel paese d’origine: la fioritura, infatti, rappresenta un processo eccezionale che consuma energia e risorse nutritive, per cui spesso è seguita dalla morte dell’intera pianta. Si è osservato, per esempio, che tutte le Bambusa arundinacea di una determinata regione hanno un ciclo di circa 30 anni, fioriscono e danno semi, dopo di che molte piante muoiono. Nei nostri giardini è sovente collocata a ciuffi isolati in bella evidenza su tappeti verdi, vicino a specchi d’acqua, o a formare siepi compatte utili anche come frangivento. Alcune specie nane sono adatte al giardino roccioso.</p> <p>Il Nome botanico : Bambusa Vulgaris, Bambusa Arundinacea, Bumbusa Apous, Bumbusa Orientalls, Bumbusa Spinosa</p> <p>Il Nome popolare : Bambù</p> <p>Le parti usate: I germogli di bambù, l’Essudato di Bambù, Banshalochan, Tabasheer</p> <p>L’habitat naturale: India, nelle aree fino a 2100 slm .</p> <p>In italia la Bambusa può essere coltivata sia in serra che all’aria aperta.</p> <p>I germogli giovane sono dolci,e possono essere consumati come verdure.</p> <p><strong>Una siepe di sicuro effetto</strong></p> <p>La maggior parte dei bambù può essere allevata a siepe. I principali vantaggi delle siepi di bambù sono la rapidità di costituzione, la persistenza del fogliame, la duttilità di allevamento e l’omogeneità. Pochi altri vegetali possono competere in rapidità di crescita. È ragionevole aspettarsi un metro di incremento all’anno. I bambù sono sempreverdi ma hanno un colore primaverile e la leggerezza del fogliame che li rende unici. Una siepe di bambù può essere libera o tagliata. Il taglio può riguardare solo l’altezza o i fianchi, o ambedue le cose. Basta, comunque, un solo taglio all’anno, quando i nuovi fusti hanno terminato la loro fase di crescita. Con i bambù striscianti non esiste rischio di deperimento della siepe. Un incidente che danneggi la siepe richiede solo di tagliare i culmi danneggiati: la siepe si ricostituirà da sola come prima.</p> <p><strong>Uso in fitoterapia</strong></p> <p>L' interesse della fitoterapia moderna per questa singolare pianta è dato dal suo elevato contenuto in minerali altamente biodisponibili, in particolare in silicio. Il silicio è necessario per i tessuti connettivi e per la formazione della cheratina dei capelli, a cui conferisce al contempo resistenza e flessibilità. Stati carenziali sono stati riscontrati nei casi di minore elasticità della pelle e di indebolimento degli annessi cutanei (unghie e capelli). I livelli di silicio nell'organismo diminuiscono con l'età. Pur essendo largamente diffuso in natura, a causa della raffinazione degli alimenti, viene a mancare sempre più nell'alimentazione moderna. Il bambù (BAMBOO), è ricco di silicio fino al 75%, cioè ben 10 volte superiore a quello dell'equiseto, inoltre è facilmente assimilabile, costituisce la fonte preferenziale per l'integrazione orale. L'importanza di questo elemto come sostanza nutritiva essenziale per l'alimentazione umana è stata chiarita solo nel 1972, ad esso è riconosciuta la capacità di promuovere una corretta costituzione della pelle, dei legamenti, dei tendini, e delle ossa. Il nostro organismo metabolizza continuamente l'acido silicico, eliminandone circa 40 mg al giorno mediante l'escrezione urinaria, la crescita dei capelli e delle unghie. E' pertanto essenziale per mantenersi in salute reintegrare tali perdite. Con la vecchiaia la quantità di silice eliminata aumenta, pertanto una integrazione alimentare di estratto di BAMBOO può essere indicata per prevenire i danni di un invecchiamento precoce. IMPIEGO: Problemi articolari legati ad usura delle cartilagini dove sia richiesto di migliorare il trofismo osteoarticolare e come Remineralizzante in caso di fratture, osteoporosi, capelli e unghie fragili</p> <div><iframe width="640" height="385" src="https://www.youtube.com/embed/6ngy_TDW03c?rel=0&amp;hd=0" frameborder="0" class="embed-responsive-item"> </iframe></div>
B 1 (10 S)
Semi Di Bambù Gigante  Resistenti -25 ° C